giovedì 19 febbraio 2015

FRONTIERA NUOVA


Frontiera nuova, prima anelata invano
poi raggiunta, superata.
Modo nuovo di esprimersi,
modo nuovo di amare, di odiare, di vivere.
Frontiera nuova raggiunta
e subito abbandonata.

Abbiamo messo le ali
ma non riusciamo a volare; 
avremmo piuttosto dovuto imparare
a correre sulla schiuma del mare
che invece ogni giorno ci inghiotte,
enorme squalo bianco
dalle fauci sempre spalancate.

Tu chiudi gli occhi e sogna, uomo diverso,
tu chiudi gli occhi e sogna che il tuo ieri
non ebbe mai fine
e il tuo domani non dovrà mai arrivare.

È sufficiente sopravvivere per sognare ancora
e non importa non avere terra, non importa non avere acqua
e poco importa non avere speranze.
Ma non è sufficiente sopravvivere
per vivere e i sogni non durano in eterno.

Potevamo conquistare il mondo a grandi passi
ma adesso chiusi in una stanza
con una tastiera sotto le dita
ci illudiamo di abbracciare il mondo
e invece stringiamo aria stagnante
puzzolente del fumo del mio sigaro.

E io che appartengo a voi niente altro
che per le sconfitte del mio orgoglio ferito
spietatamente per occulte ragioni,
mi sto trascinando sopra un altomare di inganni:
rinnego me stesso e ogni volta
continua a dormire il gallo.

Le mie cene apparecchiate
su nuda arida terra
prepara la mia donna
in accigliato silenzio e non si aspetta
una carezza, una parola buona.

La risacca dei ricordi tenta
di trascinarmi al largo.

*****


8 commenti:

  1. Il destino punisce sempre chi ha le ali e non osa volare, lo punisce con dolore, rimpianto, occasioni perdute e tristezza.
    Bella questa tua poesia, davvero tanto.
    Baci

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  2. "chi ha le ali e non osa volare" mi hai fatto tornare alla mente una scena vista dal vivo in Austria. Nei pressi di Klagenfurt c'è un castello semidiroccato sui cui merli, qua e là nidificano gli sparvieri. Fummo testimoni, mia moglie ed io, del primo volo di un ragazzotto sparviero. Il Padre stava sulla cima di un albero un duecento metri di distanta e piuttosto più in basso col muso all'insù aspettando il figlio. La madre lo ha letteralmente scaraventato di sotto a spinte e beccate, mentre il poverino squittiva come un topo inseguito e si aggrappava alle mura ad ali aperte. Finché la madre ce l'ha fatta, seguendolo immediatamente nel volo e il padre si è subito alzato disegnando una planata. Il neofita morto di paura appena si è sentito sicuro ha fatto il suo voletto. Poi è tornato trafelato sul bastione iniziale, guardando di sotto come a convincersi di avercela fatta. Guarda qua, guarda lè e si ributta a capofitto.
    Ci è sembrato che i genitori si unissero al nostro applauso.
    Questa è vita, Mel.
    L'anonimo sono io. Questo coso a volte non perdona.
    Enzo

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  3. Consòlati.
    Qualcuno degli inghiottiti dallo "squalo bianco"sarà un isis che veniva a farci la festa.
    Uno in meno da fare fuori.

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    1. Temo di no. Penso che sia molto più facile per questa gente non rischiare l'affogamento coattto, ma prendere un aereo da Istanbul fino a Francoforte, oppure da Algeri fino a Parigi e poi entrare tranquillamente in treno nei patri lidi, perché non di negritudine si tratterebbe -secondo la mia modesta ignoranza- ma di bianchi nostrani. Gli attentatori di Parigi erano sì di colore, ma francesi nati in Francia. L'attentatore di Copenhagen era danese, bianco, oriundo cristiano protestante. Quei due catturati in Svezia svedesi al 100%.
      Non ho paura dell'uomo nero, Franco, ma dell'uomo bianco, che immense nefandezze sempre fece, soprattutto quando si trattò di gente di colore. I volumi della storia delle maggiori nazioni europee grondano sangue di popolazione nera di pelle di tutto il mondo.

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  4. Io ha questa "frontiera" sto cercando di dare il giusto peso.
    Ho preso tante di quelle sberle anche da dietro il video che ora ci vado calmissima.
    Cerchiamo di non scambiare tutto quello che chiudendo gli occhi ci sembra di vedere, in realtà.
    Perché poi la delusione è troppo forte.
    Bacio amico caro.

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    1. L'ho oltrepassata tante volte e altrettante me la sono ritrovata davanti, al punto di credere che quella che avevo appena superata fosse un'illusione e che questa nuova fosse sempre la stessa di prima, irraggiungibile e beffarda.
      Le sberle virtuali fanno a volte più male di cazzottoni sulle gengive. Ho imparato a subirle. Evitarle mi è quasi impossibile.
      Bacio.

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  5. Ciao @Vincè ... tutto bene ?
    Scrivi : " ...Non ho paura dell'uomo nero, Franco, ma dell'uomo bianco ... ", e chi potrebbe darti torto, a leggere seriamente i libri di Storia, analizzandoli attentamente e senza preconcetti ???
    Tuttavia, quello che dovrebbe farci realmente paura, è forse il peggio che è insito nell' uomo ( noi compresi ), sia esso bianco o nero, rosso o giallo .... ed è quel peggio che sarebbe bene combattere, al fine di relegarlo ( visto che è impossibile eliminarlo del tutto ... ) nella parte più infima dell' anima, là dove non possa far male nè agli altri ... nè a noi stessi .

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  6. Sì, cavaliere, diciamo che va tutto bene, visto che il peggio viene sempre dopo.....
    Giusto quello che noti tu: il peggio è insito nell'anima dell'uomo, anima trasparente quindi incolore, pertanto uomo bianco uomo nero uomo giallo e uomo arancione non fa differenza. Resta il fatto che NOI uomini bianchi, discendenti dalle civilissime Atene e Roma, abbiamo portato nel mondo la nostra bianchitudine come un marchio di garanzia, sottomettendo GLI ALTRI perché incivili, perché rozzi, perché poco intelligenti. I Maya, gli Incas tanto per fare nomi vissero secoli con altre popolazioni senza volerle sopraffare ma in pace, mentre noi, esseri superiori e civilissimi, lordavamo il suolo europeo di continue guerre, ammazzandoci tra noi e questo è andato avanti finché tre uomini, Schumann, Adenhauer e De Gasperi ebbero l'idea colossale di una Europa in quelche modo unita per evitare un'altra guerra mondiale.
    Ci siamo riusciti, bontà loro. Ci scanniamo a parole e con editti economici, ma vivaddio io posso andare da Roma a Lisbona oppure a Helsinki senza trovare dogane o sbarramenti. Siamo cittadini dell'Unione europea ed abbiamo il diritto di eleggere la nostra dimora dove vogliamo, e di andare a lavorare dove vogliamo. Adesso sembra poco, ma confrontalo con quello che avveniva solo venti anni fa e poi mi fai un fischio.
    Adesso però stiamo giocando agli imbelli; ci grogioliamo nelle chiacchiere; pretendiamo -vedi i nostri pavidi governanti attuali- di risolvere diplomaticamente questioni gravissime laddove il nemico comune non ha diplomazia ma solo terrore, decapitazioni di massa, roghi di massa e infamia. Ma si può essere più deficienti? Posso mai fidarmi del politico che a gran voce dice queste stronzate.
    Se litighi con un ubriaco più forte di te, più grosso di te, più cattivo di te, inutile ricordargli che domani ci incontreremo di nuovo in un ufficio e lui magari è un tuo pari o un tuo sottomesso, lui nemmeno ti sente ma cercherà di prenderti a sberle.
    Che fai allora? O scappi o meni prima di lui e lo gonfi come una zampogna. Così si fa e senza badare ai colpi bassi, anzi usando proprio quelli.
    Aldo Fabrizi ammoniva: se litighi con uno più grosso di te daje un carcio nelle palle sennò quello te gonfia; se litighi con uno più piccolo de te daje un carcio nelle palle sennò te lo dà prima lui.
    Ciao cavaliere, buona domenica.

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