martedì 10 novembre 2015

DAVIDE E FAUSTO


Davide e Fausto si amavano da una vita, da quando stavano insieme all'asilo, ma non si erano mai toccati.
Eleonora li conobbe molti anni dopo, al liceo, ma non sapeva decidersi se fosse innamorata di Davide o di Fausto. Avrebbe preferito avere a che fare con Davidausto oppure Faustavide, ma gli venivano sempre fuori due diversi.
Per cui aspettava.
Davide era convinto di non essere gay, e che il gay tra loro fosse Fausto, ma non voleva si offendesse. Pensava che col tempo le cose si sarebbero chiarite.
Per cui aspettava.
Da parte sua Fausto era convinto di non essere gay e che invece lo fosse Davide, ma pensava che se gli avesse parlato chiaro avrebbe rovinato l'amicizia. Tutto meno che quello. Forse col tempo la cosa si sarebbe chiarita da sola.
Per cui aspettava.
Passavano gli anni e a chi chiedeva ad Eleonora che cosa se ne facesse della sua bellezza e perché non la si vedesse mai con un ragazzo, lei rispondeva che stava in attesa. Nessuno le chiedeva di cosa, per rispetto.
Così lei continuò ad attendere.
Davide e Fausto diventarono intanto vecchi, mentre Eleonora invecchiava più lentamente. Ma lei usava con sapienza ciprie e trucco.
Quando le vennero a dire che i suoi due migliori e unici amici erano morti in un incidente stradale Eleonora smise di truccarsi e visse gli ultimi anni visitandone le tombe ogni giorno.
Lo fa ancora adesso, anche se non ci vede quasi più, ma sente sotto i polpastrelli il marmo levigato e pensa "questo è Davide" e magari è Fausto, ma per lei fa lo stesso.


Maximiliansau, 9 novembre 2015

***

14 commenti:

  1. Hai descritto con grande delicatezza situazioni che negli scorsi decenni, hanno rovinato l'esistenza di molti, Vite rovinate, Vvte vissute nel terrore che altri scoprissero un segreto inconfessabile.
    Ora questo genere di tabù va viavia scomparendo , piano piano ci si convince che nessuno ha il diritto di ostacolare e mortificare i sentimenti altrui.
    Ciao!
    Cri

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    1. È una cosa, per meglio dire una serie di sensazioni, che ho vissuto quando avevo 16 anni. Lui si chiamava Demetrio M. anche lui sedicenne. Mai visto uno così bello. Arrivò che l'anno era già iniziato, ma facendo onore al suo nome, in Greco era un asso. Fu immediatamente accettato. Non mi ha mai sfiorato con un dito, solo ogni tanto sentivo il suo fiato caldo e profumato sul collo, quando mi mormorava qualcosa che l'insegnante non doveva sentire. Gli ultimi tre anni passati vicini di banco. Mi sembrava geloso di Rosalba -carinissima- che piaceva a me e io a lei. Ma non più di tanto.
      Solo trenta anni dopo, quando lo rincontrai a Milano in compagnia di uno che lo portava scritto in fronte, mi rivelò che allora si fosse innamorato al primo sguardo di me. Ma era troppo timido e insicuro, mi disse.
      Ricordo che tornai a casa con uno strano formicolio nella pancia, perché io sono etero dalla cima dei capelli alla pianta dei piedi, ma certe rivelazioni ti sconvolgono. Almeno a me, spirito molto sensibile.
      Ciao e grazie del tuo intervento.
      Vin

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  2. Il racconto lascia l'amaro in bocca perchè descrive una situazione che persiste anche in questo nuovo millennio dove in teoria tutto dovrebbe essere più semplice e le persone non dovrebbero essere giudicate per le loro preferenze sessuali ma per la loro integrità morale, ma così va questo mondo.
    La paura della non accettazione è sempre stata e sempre sarà nemica degli omosessuali, perchè millenni di vergogna, paura, sentirsi sbagliati e malati hanno lasciato il segno, perchè l'ignoranza dilaga, perchè la paura del "diverso" porta all'odio.
    C'è ancora tanta strada da fare prima di vedere la "luce".
    Un abbraccio
    Xav

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    1. Il mondo femminile ha impiegato tremila anni per emanciparsi da quello maschile e maschilista. Si ammazzavano donne anche prima, ma adesso che il cosiddetto homo superior ha perduto quella pseudo superiorità basata sulla forza dei propri muscoli, sulla debolezza mentale e sulla sottomissione della mucher inferior diventando così lui stesso inferiore tu vedi che il femminicidio è all'ordine del giorno.
      Per secoli gli omo si sono nascosti per non essere massacrati. Da qui la paura, anzi il terrore di venire scoperti in un mondo dove l'esser diversi equivaleva a confessarsi preda del demonio.
      Il raccontino è una provocazione, ma tu e quelli dotati di sensibilità simile alla tua lo hanno immediatamente recepito.
      Un abbraccio
      Enzo

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  3. Personalmente alla paura di essere scoperti, alla paura di essere sbagliati e malati (come dice Xavier) io aggiungerei anche la paura di dire i propri sentimenti. Non solo per quel che riguarda gli omosessuali ma anche gli etero. Quante volte abbiamo paura di dire semplicemente un ti amo? Quante volte abbiamo pensato che dirlo fosse una dimostrazione di debolezza?
    L'amore è il lato positivo della vita ma noi ne abbiamo paura
    Abbraccio sempre.
    PS io vado sempre a ritroso perchè il tuo blog è per me una scoperta che devo ricuperare
    http://iacoponi.blogspot.it/2015/05/al-posto-della-vita.html?showComment=1447342665759#c6796145403911573509

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    1. Quella che tu battezzi paura di esprimere i propri sentimenti io lo chiamo pudore spinto all'infinito e paura -forse- di un rifiuto, che farebbe tanto, troppo male. Dire "ti amo" pesa, pesa tanto, ti consegna mani e piedi legati all'altra persona e nessuno vuole questo, ma conservare un minimo di autonomia. Certo che è un falsificare le cose, ma quelli che ti sbattono sto "ti amo" in faccia dopo due minuti sono ancora più falsi, credimi.
      Ho guardato indietro anche io e ti ho risposto.

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  4. Hai fatto benissimo, @Vincè, a riprendere, peraltro con un toccante racconto, il tema degli omosessuali . Quanto a me, è noto che sono completamente dalla loro parte per la salvaguardia dei loro DIRITTI/DOVERI, affinchè siano gli stessi, in una società che si definisca "democratica e civile", di quelli riconosciuti agli eterosessali, mentre NON condivido i loro eccessi, non di rado volgari e pretenziosi, quali ci appaiono nei pittoreschi 'day-pride' .
    Certo, fà impressione ricordare che, nella democraticissima Inghilterra degli anni 'sessanta, nella mitica 'free-London', l' omosessualità era ancora un tabù, e chi segretamente la professava ... era passibile di denuncia e di galera !
    Memorabile in tal senso, e amaramente illuminante, fu il film VICTIM del '61, tratto da una storia vera ed in cui il grande attore @Dick Bogarde interpretava il ruolo di un famoso avvocato, sposato e con figli, che, ad un certo punto della sua vita trova il coraggio di svelare la sua omosessualità .... e per questo viene perseguitato e spinto al suicidio !
    Se non te lo ricordassi .... questo era il trailer !
    A bentoit

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    1. Anche tra noi etero ci sono gli sboroni, quelli che sembra dicano col megafono "guardate come siamo felici, ammirate come e quanto ci amiamo" e giù palmi di lingua a spennellar tonsille. Io mi giro regolarmente dall'altra parte, non per pudore, ma non li tollero. Vattene a casa o in un portone buio e fai quello che ti pare. Che cavolozzo fritto me ne frega di te e della tua pupa?

      Ricordo il film. L'ho visto tanti anni fa. Dick Bogarde era un grande attore. Mi sembra di ricordare che fosse omo, ma non ci giurerei. Comunque interpretò qualla parte alla grandiosa.

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  5. Ohibò ... era saltato il trailer di VICTIM ... che è questo . :-)))
    https://youtu.be/ioV9KTaEq5M

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    1. Grazie! Me lo sono rivisto mooolto volentieri, cavaliere. Altro che errante, tu non sbagli mai percorso.
      Ciao bello, ad maiora Bru.

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  6. Che storia trite romantica ma delicata alo stesso tempo..
    Molto intensa caro Vincenzo complimenti!
    Un bacio serale!

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    1. Che strano, mi sono accorto che fosse anche romantica adeso che mi ci hai fatto pensare tu.
      Fa bene ogni tanto.
      Ri-bacio

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  7. Ci vuole del coraggio per guardare i sepolcri dentro l'anima. Imparare a farlo, trovare la forza di farlo è di grande importanza. Potrebbe esserci della vita lì.

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    1. Io dico che dentro ciascuno di noi c'è un castello di storie e di ricordi tenuti gelosamente nascosti. Ogni tanto i più coraggiosi, ovvero i più impertinenti scoperchiano il tetto e si calano dentro. Occorre coraggio, dici bene, ma a volte anche improntitudine e poi tornare a guardarsi allo specchio tranquillamente.

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