martedì 5 aprile 2016

BAMBINI COME VUOTI A PERDERE


***

Io li ho sentiti con le mie orecchie
i vagiti dei bambini rubati 
alle madri: muggivano vitelli
da latte espurgando dalle narici
dove il carnefice infilava 
due dita e li teneva fermi pel naso
mentre l'affilatissimo coltello
li decapitava in un attimo,
la testa scagliata al suolo
vermiglio, schiumoso e caldo
il resto del vitello appeso a un gancio
per una zampa a ballonzolare
oscenamente, e il sangue violento
che schizza perché la carne
esangue è più pregiata e più cara.

Così sgozzarono duecento vitelli
maschi, solo maschi, tutti maschi
quella mattina d'ottobre gelido
a Padova, città del Santo, nel mattatoio
comunale. Li tirano per i capelli
dopo averli fatti inginocchiare
insaccati in una veste vermiglia
mentre li sgozzano tutti in fila
in riva al mare, che il murmure
si sente anche nei video ufficiali,
i tagliagole di Allah, senza
infilargli le dita nel naso, questo
va detto, sempre con un solo
taglio circolare: dura un attimo
e il sangue zampilla feroce.


***

Io li ho visti coi miei occhi
allineati a terra, mutilati, dilaniati,
svuotati del loro sangue i ventitrè
bambini di Grosseto, mitragliati
dal pilota più pazzo dell'aviazione americana
mentre facevano girare una giostra.
Sui volti solo stupore, non paura,
non dolore, come sul viso di Marcellino
appena lo estrassero dalle macerie
di casa sua, quel maledetto mercoledì
di aprile, il mio primo amico, il mio
compagno di banco, di giochi, di puzze
fatte ridendo fino alle lacrime, tappandoci
il naso. Quel giorno insieme fino all'una
come tutti i giorni della settimana,
poi la strada percorsa insieme, breve assai
ma lunga più di mezzora perché
ci scambiammo le figurine della Perugina
per vedere se trovavamo quella
del feroce Saladino,
che non trovava mai nessuno, e che nessuno
aveva mai visto, con lo sguardo truce
e la scimitarra sguainata stretta in pugno.
Poi frettolosi, ciao Marcellì, ciao Enzarè
e via di corsa
ché la minestra ormai s'era freddata.

Poi due ore dopo la bomba, sganciata dalla
fortezza volante da sopra il Colle dei Cappuccini
che vola in diagonale, e scende giù, bassa
tra le case, passa a non più di dieci metri
sopra il terrazzo di casa mia, e centra
casa sua con mille chili di tritolo.
Volarono in pezzi tutti i vetri
di casa mia, da Marcellino non solo i vetri: 
i mobili, le mura, ma pure le persone,
tutto quello che c'era in quella casa, meno lui,
schiattato dentro ma illeso fuori, come
l'ho visto io che avevo aiutato a scavare
e lui fu l'ultimo a uscirne fuori
dopo papà, mamma e sorellina,
tutti a pezzi, ma lui no, miracolosamente
intatto che sembrava dormisse
bianco come la cera, come il bambino del Presepio.
Ma non me lo fecero toccare e l'ufficiale
dei carabinieri se lo portò via, perché
un bambino queste cose non le deve vedere.
E che cosa deve vedere allora, signor Capitano?

E che cosa pensavi di poterci nascondere,
tu poliziotto turco, dietro lo scoglio all'ombra
di occhi impudichi? Lo avevamo
già visto tutti Aylan Kurdi, tre anni
da compiere, col musetto abbandonato
nelle acque dell'Egeo. E chi ci ha nascosto
i mille e mille Aylan -nessuno
sa dirmi quanti siano- risucchiati
dal Mar greco, da quello di Sicilia, da tutti
i mari ghiotti di bambini che ci circondano
da ogni lato e latitudine? Chi ne ha
distrutto le madri, una ad una, anche quelle
rimaste in vita nell'urlo nero della notte?
Quelli erano tutti miei figli.

***

E se parlare di muri e di filo spinato
a qualcuno sollecita brutti ricordi
parlate pure di democrazia, voi che questa parola
spalmate su tutti i minestroni
come una salsa che cambia tutti i sapori,
anche quelli acidi, anche quelli schifosi
da far vomitare pure i morti.

Pomodoro rosso,
zucchino verde,
scarafaggio nero,
uccello rampante multicolore,
pidocchio trasparente.
Questo è il messaggio
della vostra democrazia
che ognuno di noi vuole 
interpretare, 
che ognuno di noi vuole
cantare.

de-de-de-de-de
mo-mo-mo-mo-mo
cra-cra-cra-cra-cra
zi-zi-zi-zi-zi
a-a-a-a-a

E adesso cantiamocela tutti insieme
pestando i piedi al suolo
con ritmo afrocubano
e voglia nippocanadese
di ammazzare conigli
e cuocerli a fuoco lento,
sempre più lento,
leccandone il sugo che cola, 
e questo è tutto quello che noi
possiamo fare della vostra
democrazia del controcazzo.

Ostinatamente
controcorrente guardo
me,
cavallo
di me,
pensiero,
singhiozzo ingannevole
dall'alba 
radiosa
al tramonto
infuocato,
ombra avvolgente,
me, 
che ancora non mollo
che ancora
credo
che abbattere crocifissi
sia diventato un hobby 
divertente
un po' vecchiotto,
e che invece uccidere i tiranni
sia un obbligo, una necessità,
conditio sine qua non
per vivere da uomini
e non da pezzi di merda, 
e voi che potreste farlo
ma girate la faccia 
da un'altra parte
con ostinazione
e mentre il tiranno passeggia
nessuno imbraccia
il Kalaschnikov,
introduce nella camera di scoppio
la 7,5 corazzata
mira e spara
per vigliaccheria, per ignavia,
perché tenere il culo al caldo
è più comodo,
perché si tiene famiglia,
per tutte queste ragioni insomma,
ma soprattutto
perché è un coglione, membro emerito
di un grande popolo di coglioni,
a lui e a tutti gli altri io dico
e concludo:

Fatti VOI foste a viver come bruti,
NON per seguir virtute e canoscenza.


*****

Maximiliansau, 5 aprile 2016












24 commenti:

  1. è bellissima...
    caro Vincenzo purtroppo non è più tempo di rivoluzioni, perché non ci sono come dici, grandi cavali di razza, uomini e donne con sogni da inseguire, troppo calore sotto il culo e cellulari da ammirare, tanta profonda tristezza ed amarezza...

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    1. Sì, lo so e questo è il mio doloroso tormento. Ma vedi io non lo andrei a sparare lui e la sua zoccola ministra onnipotente e intoccabile, no, non mi ci sporcherei il bavero. Io porterei a Roma o dove cavolo stanno un TIR pieno di merda di vacca e glielo scaricherei sul capoccione di entrambi mentre vanno lui come un boss della camorra e lei come na zoccola che passeggia a Tor di Quinto, con la borsetta piena di preservativi.
      Questo pagherei tutto quello che ho per poterlo fare, perché profondamente convinto che certa gente la sotterri sotto una gigantesca risata e niente farebbe ridere gli italiani come un grande versamento di merda di vacca addosso a sti due.
      Grazie dell'apprezzamento.

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  2. Bellissima e significativa poesia e trovo molto molto molto preoccupante perchè veritiera quella tua affermazione:
    grande popolo di coglioni
    Abbraccio
    Anna

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    1. So come la pensi, Annamaria, e tu non appartieni a quel grande popolo che citi. Io credo nelle donne, in queste tanto bistrattate donne, che sanno tirare fuori attributi che noi uomini nemmeno immaginiamo che posseggano, che sanno fare opposizione, novelle Lisistrate. Non c'è naturalmente bisogno che nessuno imbracci un Kalaschnikov -era una provocazione- ma un sacrosanto incrociare di braccia dalle Alpi alla Sicilia, una nazione ferma nelle strade, nei vicoli, nelle autostrade e nei bar produrrebbe la caduta di qualsiasi governo. Si dia inizio il 17 di questo mese, recandoci alle urne per dare un chiaro SI all'abrogazione di una legge truffaldina, voluta da chissà chi per gli interessi di chissà chi altro, si dia inizio dicevo a questa sommossa de-mo-cra-ti-ca. Basta un voto oltre il 50% per bocciare una legge e un esecutivo.

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    2. Quel "Alpi" mi ha fatto tornare in mente Ilaria, sono passati 22 anni e non si è ancora scoperto l'assassino, Regeni farà la stessa fine di Ilaria, c'è ancora un marò da riportare a casa (se non sbaglio sono 4 anni)e gli Italioti pensano ai derby tipo Roma-Lazio o a Conte che se ne va (dove cazzo va non so bene ma non me ne può fregar di meno) ed allora io dico come te: "Non c'è naturalmente bisogno che nessuno imbracci un Kalaschnikov" però...ihihihih capisci a me!
      Una piccola e simpatica marcia tirando fuori questi famosi coglioni e poi, e poi, e poi "lotta dura senza paura" si diceva nei tempi d'oro della mia gioventù quando esisteva ancora il proletariato con i coglioni
      Scusami sono rimasta una vecchia compagna

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    3. Si sente, e ti devo dare ragione, anche se io allora non ero compagno e pendevo un po' dall'altra parte, non perché convinto che il fascismo fosse migliore, ma che il comunismo di Stalin fosse peggio.
      Hai citato episodi dolorosi: Ilaria Alpi ammazzata per aver visto qualcosa che non doveva vedere, Regeni ammazzato non si riesce a capire perché, i due Marò che sono stati catturati con un trucco ignobile e che vengono trattenuti ancor più ignobilmente. Nella questione dei due Marò ciò che mi indigna è l'incapacità di un governicchio strafottente e chiacchierone e bullo cme il suo capetto che è incapace di far valere i suoi sacrosanti diritti all'ONU, dove evidentemente contiamo quanto il due di coppe quando briscola è bastone.
      E l'italico popolo che fa? Se ne strafotte. Un governo non eletto lo vessa e fa il comodo suo, e l'italico popolo se ne strafotte. Cosa merita codesto popolo? Un calcio in culo.
      La propaganda mussoliniana parlava di un popolo di Santi, di Navigatori, di Eroi e di Poeti....caquale Fulippu, questo è un popolo di merda.

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  3. Caro Vincenzo, questo post è, veramente grandioso, e credo che ci faccia riflettere, di fronte ad una realtà da dover accettare. Ciao e buona serata caro qamico.
    Tomaso

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    1. Sì, caro Tomaso, il post ha il desiderio di far riflettere chi questa operazione mentale non è abituato a fare dalla nascita forse. Saremo solo i soliti a farlo? Temo di sì, ma dovremo continuare ad insistere, testardi come i muli degli alpini che si inchiodano sul ciglio di un burrone per ore e ore.
      Noi viviamo sul ciglio di un burrone da anni. Restiamo fermi e immobili come quei muli e vediamo quello che succede: l'alpino addetto alla bestia non può rientrare senza il suo mulo. Ho visto tre ragazzi di venti anni passare una notte all'addiaccio, bestemmiando in trentino e friulano, accovacciati ai piedi delle loro bestie che se ne fregavano altamente, e al mattino di colpo si rimisero in marcia i tre muli come se niente fosse. Così si dovrebbe fare noi.

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  4. Bella e orribile Vincenzo.
    Come orribile è ormai quello che viviamo.
    Ciao.

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    1. Mi compiaccio sempre quando leggo le tue note, anche se impregnate di amarezza come queste, e non solamente per l'argomento del mio post. Animo Mariè, ha da passà a nuttata.

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    2. Enzo, te lo ribadisco pure qui, sto benissimo.
      E a volte, semplicemente, non c'è bisogno di troppe parole per descrivere delle emozioni.

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    3. Bene. Forte e chiaro. Le emozioni ci elevano e ci nobilitano, ci qualificano e danno un senso alla nostra vita.

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  5. Non trovo parole per commentare. Ma sappi che ho letto con emozione il tuo nero canto perché corrisponde alle mie paure, quelle che mi fanno temere per un futuro che non c'è più. Quello che tu affermi conferma che la nostra civiltà ha iniziato il suo percorso senza ritorno. Sta morendo. Del resto la tua trasposizione delle parole di Dante suona a me come il lugubre canto del cigno di questa povera, disgraziatissima e trista Italia.

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  6. Le tue paure sono le mie, anzi dovrei dire che le tue paure sono le mie certezze, perché l'aria che tira è di indifferenza e di scoramento come di chi sa che tanto non cambierà mai niente in questa nostra società malata e quasi moribonda. Allora invece di impugnare la mazza ci si gira dall'altra parte cercando di salvare almeno la propria cuccia ed il proprio panino. Ma così si lascia il paese in mano ad una banda di lestofanti di bassa lega, che osa prenderci tutti per il culo. Visto ieri sera la superministra Elena Maria Boschi dal leccaculo nazionale Bruno Vespa? Quanta alterigia e quanta tracotanza? Lui la blandiva carezzandola giulivo sbavando felicità per averla lì davanti e lei spupazzava sorridendo come la madonnina delle sette grazie al giorno. E quante balle! Quando tutti i TG avevano parlato di un interrogatorio dei magistrati durato oltre un'ora e mezza, lei ha dichiarato -confermandolo per ben due volte- che i giudici le avevano posto domandine facili facili per appena dieci minuti, non uno di più. Che aveva fatto allora per un ora e venti minuti? Stava forse in ginocchio sotto la scrivania a fare quello che Monika Levinsky fece nella stanza ovale a Billy Clinton? Qui ce la vedrei proprio la nostra superministra dei p******.

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  7. Non sono all'altezza di scrivere un canto funebre come il tuo, ma sono certa che il mio non riconoscermi, a volte, deriva da questa brutalità che non fa impazzire totalmente, ma scava dentro laciandoci orfani di un'umanità neanche lontanamente condivisa.
    Cristiana

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    1. Condividiamo dei sacrosanti valori io e te. Peccato che sti valori stiano nascondendosi giorno dopo giorno, e senza che noi li si possa fermare, in un labirinto di nauseabonde fumate, che pregiudicano la visuale della giusta strada e ammorbano l'ambiente intorno a noi. Noi però sopravviveremo, chi oggi trionfa penso proprio di no.

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  8. Fanno riflettere le descrizioni di un mattatoio,pensando alle tavole imbandite,la crudeltà di una guerra e delle perdite umane.

    Ciò che posso riportare della seconda guerra mondiale,sono stati i racconti di mio padre,deportato a Berlino dopo l'armistizio,lui e la maggioranza dei commilitoni non scelsero la repubblica di Salò.

    Lascio il link del racconto della sua esperienza

    CLICK LA MIA PRIGIONIA A BERLINO

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    1. Io c'ero. Intendo dire che esistevo nel 1943 da nove anni e certe cose le ricordo bene. Ricordo tanti spezzoni come pagine di un film al rallentatore: vedere ammazzare come un cane rognoso un soldatino tedesco nel 1944, strappargli la piastrina e leggervi il nome -Klaus nonsopiucome- anno di nascita 1930. Non era armato. Sentire le urla per tutta la notte di una certa Caterina di 17 anni, violentata da un gruppo di marocchini, soldati dell'armata francese aggregati alla Quinta armata americana. Dissotterrare da una fossa comune un centinaio di ragazzi -presunti partigiani- massacrati a raffiche di mitragliatrice dalle SS. Assistere alle scene strazianti dei famigliari che li riconoscevano per quel poco che potevano riconoscere....certe immagini non scompariranno mai dalla mia memoria.
      La gente dimentica troppo in fretta, chi mai ha visto e chi ha visto e non vuole saperne. I negazionisti fanno pena, solo pena, ma chi quelle morti ancor oggi sfrutta per costringere in uno stato di vassallaggio un popolo che ha il diritto millenario di abitare quelle terre oggetto di desiderio in nome di una presunta alleanza divina, beh quelli mi fanno sinceramente schifo.

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  9. Vitellini sgozzati e/o decapitati in onore del santo, bambini decapitati e/o sgozzati in nome del dio della guerra, sangue gli uni e sofferenze e sangue gli altri e pianto e smarrimento e negazione di un qualsiasi futuro !
    Non cambia mai l' uomo è una bestia, noi siamo bestie e la lotta continua .... Raccontano gli storici che i più efferati ufficiali nazisti amassero teneramente ascoltare le sinfonie più sublimi, fra un orrido scannamento e una sadica gassazione !

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    1. Sangue chiama sangue, dicevano i nostri antichi. C'è nell'uomo un'insistita ricerca di crudeltà come se fosse una disciplina atletica in cui ci sono record da battere, e allora forza ad alzare l'asticella in questa gara infinita. Perché non finirà mai, Bruno, finché l'uomo sporcherà del suo sterco questo bel pianeta blu.
      Nazisti che ascoltavano Bach e Beethoven prima, durante e dopo le loro esercitazioni di brutalità e di violenza? L'ho letto da qualche parte e non me ne meraviglio. Pensa all'amore viscerale di Hitler per il suo cane lupo alsaziano, pensa ai canarini di Himmler che curava personalmente.
      Sono così, siamo così, non ci si deve nascondere dietro il dito della scusa che quelli erano nazisti e noi no. Chi di noi può essere sicuro di escludere di poterlo diventare anche per un solo momento?

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  10. Il sonno mi chiama ma è da ieri che voglio commentarla...al limite lo faccio a puntate, mi dico...ed eccomi qua.
    Ho iniziato a leggere con entusiasmo perché tocchi un tasto a me caro... parli di vitelli decapitati, del sangue, del dolore...tutti gli esseri viventi provano dolore e non solo fisico.
    Il massacro passa trasversalmente in questo tuo componimento, dai vitelli lasciati appesi, ai bambini morti di ogni mare e di ogni guerra, a Marcellino... è pieno di dolore e merita riflessioni profonde...sulla nostra dualità, sulla nostra natura che per me è natura di Amore, senza dubbi lo è...sui versi finali che comunque sta a noi, umani, grandi, intelligenti, forti tanto da voler piegare l'intero pianeta... sta a noi, dicevo, ribaltare di nuovo! Io penso, credo, che si possa cambiare in meglio e che, nonostante tutto, margini di miglioramento ce ne siano. La vita chiede di vivere, l'atteggiamento opposto è contrario ad ogni principio di conservazione di noi, del pianeta e delle altre specie...siamo troppo focalizzati sulla sola nostra singola esistenza?

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    1. E io stavo aspettando questo tuo commento spassionato. Mi sono accorto io stesso che mentre scrivevo, trascinato dal mio stesso entusiasmo, passavo pindaricamente -mi perdoni Pindaro questo accostamento- dal sangue degli animali a quello dei tanti bambini senza nome a quello dei bambini che un nome ce l'hanno per tutti come Aylan o solo per me come Marcellino, ma io non pongo mai freno alla vena quando prorompe e lascia sgorgare il suo liquido nascosto.
      Tu lo hai perfettamente capito e interpretato, perché anche tu sei un poeta e godi delle stesse gioie e soffri degli stessi martiri.
      Non ho scritto poetessa non per maschilismo ma per rispetto alla tua poesia che è complessa, e poi a me quel suffisso essa dá sui nervi in ogni suo campo di applicazione, come un declassamento, una discriminazione, un mettere i puntini sulle i: tu hai il gonnellino e tu sei una essa, uguale quello che fai, professoressa, avvocatessa, poetessa e tutto quello che ci fa rima.

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  11. L'accostamento dal sangue degli animali a quello dei bambini per me è appropriato, tutti figli, tutti cuccioli, della nostra o di altre specie! La vita è un valore assoluto! E tu fai benissimo a non fermar la vena, sarebbe un peccato!
    Ti ringrazio per il "poeta", apprezzo il tuo punto di vista, siamo uomini, maschi e femmine ma uomini, e troppo spesso quel suffisso è usato come dici tu, diventa pretesto per emarginare, per evidenziare, talvolta in positivo ma usata a doppio taglio.

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  12. Belli e struggenti i ricordi che hai racchiuso nel tuo scritto,meglio non fare riferimenti al quotidiano,ormai c'è un'inflazione di paraculismo,opportunismo,etc,etc.

    Ogni popolo possiede un certo Dna,e qui sta il problema.

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