mercoledì 20 gennaio 2010

Blogghisti e romanzieri

Sto seguendo i blog di due miei amici, dei quali sono diventato sostenitore, ed ho cacciato il naso in altri blog di passaggio. Ho riletto quello che ho scritto ieri e, soprattutto, quello che avevo scritto prima di andare in vacanza, nello scorso luglio. Ne ho tratto la conclusione che io non so scrivere un blog. Infatti i miei amici sono bravissimi a fissare con poche immagini un pensiero, un concetto; ognuno con le sue arti e alla sua maniera, ma entrambi con una immediatezza di linguaggio da far invidia a chi, come me, del linguaggio ritiene di essere padrone per descrivere qualsiasi situazione comica o drammatica in un romanzo, oppure in un racconto.
Se ricordo bene ho iniziato questo blog con l'intento di ragguagliare alcuni lettori di "Martedì", che scrivevano alla redazione della mia casa editrice chiedendo spiegazioni e cose su quel libro ed i suoi personaggi. Di queste cose avevo parlato finora, e credo che continuerò a farlo, almeno per illustrare i due personaggi principali; ne sono debitore con i lettori del mio libro, ai quali lo avevo promesso fin da luglio dello scorso anno. Poi parlerò anche di altri romanzi, che finora ho scritto e che darò alla stampa quanto prima.
Ma adesso mi intriga forte anche questo scambio di affinità con persone che sento molto vicine a me. Commentando i loro post mi sembra di tener loro una mano sul cuore, e sento la loro sul mio.
È una sensazione bellissima che non avevo mai provato.
Un conto è avere amici, uomini e donne, seduti intorno al tuo tavolo sulla veranda e chiacchierare di tutto e di tutti, ridendoci su e magari incazzandocisi sopra, come nelle belle tradizioni delle italiche genti: li vedi, li puoi toccare, puoi vedere se i loro sguardi si incupiscono, se sono pronti al riso, oppure se stanno prendendo una sedia per sbattertela in testa. Un conto invece è parlare sommessamente, a volte sproloquiare, qualche volta offendere, vero Enrico? Vero Ornella? Talvolta dalla parte dell'offeso, spesso dalla parte dell'aggressore, avendo davanti soltanto una tastiera scoppiettante ed uno schermo di 17 pollici.
E dopo rimanere col cuore in gola fino alla mattina successiva, per poi andare cautamente a cercare le risposte ai tuoi commenti, alle tue boiate insomma, temendo che qualcuno ti abbia sbattuto la porta in faccia. E tirare un sospirone di sollievo quando intravedi lo spiraglio che ti è stato lasciato aperto. Questo è di tutti il momento più bello, almeno per me, neofita in questo gioco, che ancora non riesco a dominare, quello di internet intendo dire. Mio figlio si è meravigliato che io riesca a rimaner connesso. Chissà cosa avrà voluto dire.
Ho promesso ai miei amici, blogghisti o soltanto commentatori, di fare un'eccezione alla mia regola e di rileggere quello che ho scritto prima di pubblicare un post. L'ho promesso soprattutto a me stesso e credo che il clima generale ne guadagnerà.
Ma non lo faremo diventare monotono: il perbenismo volutamente mieloso mi dà sui nervi. Ogni tanto un bel vaffa ci può scappare, perché come si dice a Roma "quanno ce vo, ce vo".
Domani farò un commentino sui due personaggi di "Martedì". Stasera stonerebbe.
Ho riletto tutto: può andare. Imprimatur.

3 commenti:

  1. E' ovvio, Vincenzo, che non dobbiamo essere sempre d'accordo e neanche falsamente diplomatici, l'importante è contenersi e, pur contrastandolo, rispettare il pensiero altrui. E poi, secondo me, chi gestisce un blog non deve avere come scopo principale quello di autocelebrarsi ma mettere sul piatto argomenti vari che possano coinvolgere e stimolare, per l'appunto, i commenti altrui.

    RispondiElimina
  2. Simpatico, tuo figlio. Ha tutta la mia umana comprensione: non deve essere semplice convivere con papà iaco. Mia figlia, invece, si è messa qui in cucina col moroso e praticamente mi sta sfrattando ... dovrò andarmene a letto con il mio thriller (john colapinto, notizie sull'autore) (parla di uno scrittore che ruba il manoscritto dell'amico morto)(stasera lo finisco)
    il discorso sulle amicizie virtuali è complesso, non ce la faccio a entrarci stasera, e poi non ho ancora le idee chiare.

    RispondiElimina
  3. Credo di capire che i tuoi figli vivono ancora insieme a te nella vostra casa comune. Allora mi permetterò di anticiparti quello che avverrá quando se ne saranno andati: non li vedrai per giorni interi, qualche volta per settimane. Tranquilla, quando compariranno il più delle volte sarà perché hanno bisogno di qualche cosa.
    Ma è bellissimo.
    Sapere di poter essere sempre di aiuto; più ancora sapere che si fidano solamente di te, anche se ti sfottono un po'. Sarai sempre il loro punto di riferimento, il loro porto delle nebbie, al sicuro.
    È una sensazione che ti ripaga di tutte le noie quotidiane.
    Buona notte.

    RispondiElimina