martedì 26 gennaio 2010

Scrivo un blog da blogger stavolta

Questa mattina alla TV su "Uno mattina" la conduttrice bionda platinata ha intervistato una insegnante di 61 anni che andava in pensione. Che c'è di strano? Perché un'interviata? Perché si tratta della capofila dei precari che vanno in pensione senza MAI aver avuto un posto fisso. Questa signora ha insegnato per 29 anni da precaria, senza mai poter fare un programma, svolgere un proprio piano di insegnamento; senza mai avere una scuola fissa, una scolaresca fissa. Ogni anno facce nuove, colleghi nuovi, simpatie ed antipatie nuove, presidi nuovi, qualche volta paesi nuovi e probabilmente solamente le scarpe vecchie.
Ma come si può! Stiamo parlando di una insegnante di lingue, inglese e francese, dio santo!
Ricordo il mio professore di francese al ginnasio. Allora la lingua straniera si studiava due anni solamente, nelle due classi del ginnasio, la IV e la V. Non so come è adesso. Deve essere tutto cambiato perché sento parlare di quinta liceo classico: da noi dopo le due del ginnasio c'erano le tre classi del liceo. In tutto 13 anni come adesso. Ma con professori titolari, al massimo un paio di supplenti per qualche trimestre.
Il mio professore si chiamava Michele Agueli. Pesava 127 chili. 127 chili di sapienza ed allegria. Michelone da quando entrava a quando lasciava l'aula ci teneva inchiodati al banco con la sua bravura e con la sua bonarietà. Sono così tutti i ciccioni. Ricordo che una volta, correggendo un mio compito in classe, arrivò ad un "chez soi". Si fermò e mi chiese: "Che rospo è questo?"
"A casa sua." risposi. "Come ci sei arrivato?" "Semplice, dissi, chez moi, chez toi, chez soi." " E se fosse a casa de tu sorella come tradurresti, chez soretà?" Ridevamo tutti e lui concluse "A Iacopò se dice chez elle, piglia, impara, incarta e porta a casa". Mi diede 6= "Perché m'hai fatto ride".
Gli volevamo tutti un gran bene. Ma questa è la verità: gli alunni si affezionano agli insegnanti e questi agli alunni.
Se penso che tutti quegli alunni non si sono potuti affezionare alla loro professoressa perché non gli é stato permesso, non gli è stato dato il tempo mi viene una gran rabbia, da vecchio alunno. Non parliamo dell'insegnante cui è stato privato ogni elementare diritto, mantenendo però tutti i doveri dei suoi colleghi. Ogni anno ripartiva dallo stesso stipendio, senza uno scatto di anzianità, senza niente.
Questo si chiama un bello schifo. E basta.
Anche in Germania quando una ditta ti assume non ti garantisce il posto fisso. Sei assunto per esempio dalla Mercedes, dalla Siemens, dalla Wolfswagen oppure da un colosso della Chimica o dalla Thyssen e tu all'atto dell'assunzione firmi una liberatoria dove ti impegni a cambiare cittá ed a recarti in un'altra fabbrica della stessa azienda o di una consociata in caso di bisogno, temporaneamente o per lungo tempo. Ma lo stipendio ha tutti gli scatti di anzianità e così la pensione. Non lo chiamano nemmeno precariato, perché in effetti precario non sei, hai il tuo posto fino alla pensione. Da noi lo Stato, la più grande azienda, la più sicura che dovrebbe esserci, non ti garantisce nulla, ma le tasse te le devi pagare come chi è titolare di una cattedra.
Penso che la cosa si commenti da sola.
Su Italians ho trovato poi una lettera di un certo Andrea che diceva di odiare tutti e di non credere più a nulla. L'accenna anche Silvia nella sua "circolare" ai suoi amici. Non so cosa abbia scritto lei. Conoscendola avrà cercato di convincere Andrea che non si può vivere odiando.
Gli ho scritto una mail anche io. Cominciava così: "Se questa lettera fosse vera sarebbe di una tristezza infinita; ma è vera? Mi sembra un pochettino esagerata." Pausa di riflessione per entrambi. Continuava così: "Mettiamo che sia vera: chi vuoi odiare? Chi ti ha ferito di più? La classe politica? Allora tu sei uno di quelli che, destra centro o sinistra, ci hai creduto. Dovresti avercela con te stesso, allora".
Certo che sono cattivo, ma io vivo qui in Germania da 38 anni perché non ho avuto nessuna fiducia nelle istituzioni e nei governi e governicchi di allora, che facevano le stesse porcate di quelli di oggi, solo che non c'erano Porta a Porta, Ballarò Anno zero alla TV, non c'erano i telefonini e soprattutto non c'era Internet. Me ne sono andato via. Ho portato moglie e tre figli dai miei suoceri; li ho parcheggiati lì per un paio di anni ed ho fatto tutti i lavori onesti che mi sono stati offerti, senza formalizzarmi troppo se erano lavori da villano e non da universitario colto. Come tantissimi altri hanno fatto. Non mi sono arricchito, ma vivo in gran decoro, i miei figli sono tutti sistemati bene ed io sono contento così come sto.
Non devo amare né ringraziare nessuno, ma non sono costretto ad odiare nessuno.

3 commenti:

  1. Bellissimo post, Vincenzo e ricco di spunti. Cominciamo con la scuola: io ho avuto una carriera facilissima ma solo perchè mia sorella, già insegnante, mi spronava a fare in fretta perchè si vociferava di un imminente corso abilitante. Io mi feci, come si suol dire volgarmente " un mazzo tanto" e mi laureai in 3 anni e due sessioni ( 102/110) giusto in tempo per presentare, il mese successivo, la domanda per il corso abilitante. Questo a dimostrazione che spesso ognuno è artefice del proprio destino! Che un'insegnante di 61 anni, quindi più grande di me, non sia riuscita ad avere un incarico del Provveditore mi suona male, significa che la signora, a suo tempo, innanzitutto si è un po' adagiata sugli studi e che poi non abbia voluto fare la gavetta sbattendosi qua e là, macinando chilometri e chilometri, pur di far punteggio utile al fine di un incarico definitivo. Per le quarantenni d'oggi il discorso è già diverso, sono incappate nella riduzione delle classi e quindi della cattedre, per non parlare della legge Gelmini che ha finito di togliere loro ogni speranza, anzi molte insegnanti non stanno avendo più neanche delle misere supplenze brevi.
    Passiamo ad Andrea di Italians, anch'io ho letto la sua lettera ed il mio cuore di mamma si è commosso immediatamente. Quando leggo queste cose penso sempre che potrebbe esserci mio figlio, un giorno, in quelle condizioni, ecco perchè, anche se lui ha un lavoro, io gli ho comprato un appartamentino e continuo a mettere da parte in modo che sia sempre libero dal bisogno. D'altra parte anche i miei genitori hanno fatto così con me, ciò mi ha permesso di vivere serenamente e di non aver l'angoscia di cosa mettere sul piatto per cena! Anch'io ho scritto ad Andrea, invitandolo a trovare consolazione almeno nel fatto che i suoi figli sono comunque sani e deve farli crescere in un clima d'amore, perchè questa è la ricchezza più grande.

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  2. Ornella, anche a me sono venuti dei dubbi. Non conosco la situazione scuola/insegnanti come la conosci tu, ma ricordo mia cognata, maestrina di prima nomina che si faceva tutte le supplenze possibili per accumulare punti e poi, appena sposata, studiava di notte mentre mio fratello dormiva per prepararsi a tre concorsi successivi, di cui il terzo affrontato appena diventata mamma, con mia madre che le portava, durante la prova scritta, la bambina da allattare, operazione che avveniva in una stanza a parte alla presenza di una terza persona del
    collegio giudicante. Mi ricordo che vinse il concorso nella città più scomoda per lei, Terni, e che fu mandata in una scuola rurale di un paesino sperduto tra i monti.
    Lei, abituata in città con tutti gli agi, si è fatta un anno DA SOLA dormendo in una cameretta dentro un casolare abitato da contadini e pastori, con il cesso fuori. Doveva andare a scuola in bicicletta, 8 chilometri, e quando nevicava a dorso di mulo. Mia cognata aveva 21 anni nel 1951! Dopo un anno ha chiesto l'avvicinamento famigliare, o come si chiama, e si è riunita alla famiglia ed a sua figlia, che la riconosceva appena.
    Poi ha fatto carriera fino a diventare direttrice didattica in una scuola di Roma, ma all'inizio si è veramente fatta un mazzo così.
    Quindi i dubbi sono legittimi.
    Per quel che riguarda la lettera di Andrea Crespi, dopo aver letto ciò che tu dici di avergli scritto, sono andato a rileggermela di corsa. Oddio! Ho nuovamentze postato senza rileggere, porca vacca!
    Ebbene no, mi dispiace Ornella: per me questo finge. Se uno veramente avesse subito tutti i torti di cui lui parla sarebbe amareggiato e triste: scriverebbe forse "...aggiungevano che la famiglia è il perno della società, che senza la famiglia un paese non ha futuro. Erano tutte frottole, mi hanno ingannato. Tutti. Politici, economisti, editorialisti, i liberisti de noantri...". Forse avrebbe potuto scriverlo, ma dubito. E ancor più dubito quando aggiunge: "Mi dicevano che dovevo lavorare di più, essere più produttivo, e io ho lavorato di più, nove, dieci ore al giorno, spesso i sabati, a volte la domenica. Ma i soldi non sono arrivati. La commessa è sfumata, ci spiace questo prodotto non è più attuale...ora c'è la crisi".
    Mi sa di déjà vu, di già letto. Insomma mi suona falso. Per concludere: "Ma sai che c'è Beppe? Che ormai non me ne frega più nulla, non mi vergogno nemmeno. Voglio solo odiare".
    Sarò crudelissimo: non gli credo. Ieri gli davo il beneficio del dubbio, oggi non più.
    Io come scrittore costruisco personaggi e caratteri. Ti do la mia parola che non lascerei mai dire ad un mio personaggio parole così da etichetta pubblicitaria, nemmeno se stesse affogando nella merda come Ciacco.
    E scusami l'espressione volgarotta.

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  3. Io in quella lettera ho visto solo un uomo frustrato e terribilmente angosciato per il futuro dei suoi figli. Io, poi, che sono un'ansiosa della malora, che vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto e che non so vivere alla giornata, ma voglio poter avere sotto controllo non solo il presente ma anche il futuro, soprattutto quello di mio figlio, puoi ben capire come mi sono angosciata leggendo quelle parole. Speriamo che sia invece come dici tu....

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