lunedì 19 luglio 2010

CHE PACCHIA STO REGGIMENTO, SIGNOR TENENTE

Da un po' di tempo mi rivolgo al mio blog con una certa riluttanza. Il fatto è che io mi sento uno scrittore e non un blogger.
Presunzione? Prosopopea? "Daseinsgefühl"? Cioè sensazione dell'essere, o come invece diceva Kundera "leggerezza dell'essere"?
Qualcosa di questo sarà di sicuro: magari mi sento poca cosa difronte a un blog troppo intelligente; ovvero sono io troppo intelligente nei confronti di un blog dei miei coglioni.
"Gli estremi si toccano". Era uno dei miei motti giovanili, uno dei più apprezzati; come fare un confronto tra se stessi e Dio, dove Lui è Dio e tu solamente una merda. Ovvero il contrario se Lui non arriva ad aiutarti a valorizzare e far conoscere a tutti il tuo madornale macroscopico potenziale.
Ecco, una cosa così -ci siamo capiti-: quello che il mio Prof di filosofia era solito chiamare "incomprensione coassiale bilaterale", che nell'aulico linguaggio filosofico significa "lo pigli nel c. da ambo i lati, comunque tu ti ponga".
Il mio Prof era il mitico Tullio Vecchietti, allora non ancora a capo di una corrente di estrema sinistra al Parlamento, fondatore più tardi del partito più a sinistra che allora ci fosse, con la sigla più impronunciabile, PSDUP cioè a dire Partito socialista democratico di unità popolare.
Soffriva anche lui di "incomprensione coassiale bilaterale" in quei tempi. Glielo ricordai a Roma nel 1963.
Mi rispose: "Caro Iacoponi, qui ce lo mettono in c. da sopra, da sotto, dal davanti, dal didietro e da destra; ma da sinistra no, perché finiscono i banchi e dietro c'è il muro".
Ma qualcuno stava già murato nel muro a pene eretto, pronto a inchiappettare: i maoisti. E fu così che Tullio Vecchietti cadde. Ma non si fece troppo male: ricominciò a scrivere libri, arte dove era magistralmente abile.
Non c'entrava proprio niente, obietterà qualcuno bontà sua; ma questa è la differenza tra blogger e scrittore: il blogger cava dal cilindro un argomento, si fissa su quello e ci lavora sopra, dentro e in periferia; lo scrittore svolazza dove lo porta la sua fantasia.
Con questa afa la mia fantasia mi porterebbe a fare un salto in una isoletta della Polinesia, a controllare se la sabbia delle spiagge è color rosa, se gli alberi danno un'ombra violacea e se le donne sono così belle come nei quadri di Gauguin.
Ci salto e ci resto.
Sì, gente! La sabbia è color rosa, l'ombra degli alberi è color violetto acceso e le donne sono tutte giovani e variopinte.
Ti offrono tanto e non ti chiedono niente.
Che pacchia sto reggimento, signor Tenente.

9 commenti:

  1. Sì, lo penso anch'io, anzi, lo penso da tempo.
    Tu sei più scrittore che blogger. perchè complichi. divaghi. voli, come dici.
    Secondo me, un post deve essere conciso, preciso,puntuale: uno spuntino per il viaggiatore che naviga cazzeggiando tra un blog e l'altro, uno spuntino che non si metta in testa di levare la fame, ma solo stuzzicarla. Se lo trasformi in pranzo di gala, diventa un pò pesante per la situazione.

    Ci hai visto giusto, non ho capito cosa c'entra il tuo prof e quali sono gli estremi che si toccano: il blog e il libro? il blog merda e il libro dio?

    vedi, io dei tuoi post non capisco mai dove vai a parare, e far sentire cretino il lettore non è bello.

    Ma questo è solo il mio pensiero, il mio gusto, assolutamente confutabile.

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  2. Domando a questo deficiente del mio PC: posso commentare il MIO blog, si oppure no? Mi risponde di sì.
    Allora grazie del contributo. e grazie di aver capito quello che ho capito anche io.
    A volte rileggo i miei post e mi chiedo chi possa comprenderli e a chi possano interessare, oltre a me.
    Non è ridicolo?
    Dovrò fare qualcosa in futuro.

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  3. interessano eccome, a parte quando scrivi di come fai pipì o dei tuoi tunnel interni, ma metti troppa carne al fuoco. Il tuo prof, ad esempio, meritava un post singolo. Ma sei sicuro che parlasse come uno scaricatore di porto?
    E il pidiup? ho sempre pensato fosse un partito più moderato del picì, perchè lo votava mia mamma.
    Ciao

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  4. Non ero io che faceva pipì, ma il maschio adulto latino che si appecoronava, fanciulla: leggi bene e medita.
    Grazie per l'interesse allora.
    Ci ho messo del mio, lui non scaricava navi al porto, scusa.
    Perbacco! Il pidiup era un partito intelligente oltreché moderato, ma andava a sinistra del PCI.
    Questo me lo ha fatto capire Vecchietti, con una lunga dissertazione, che qui sarebbe inopportuna.
    Intendeva dire culturalmente e moralmente, non certo beceramente. Non sarebbe stata cosa da Tullio Vecchietti, che era un signore vero, ed un uomo eccellente ed estremamente intelligente, al punto da dare un sette e mezzo a me, che non avevo studiato Kant, ma ne avevo discusso insieme a lui nella mia interrogazione per venti minuti, dimostrandogli che avevo capito il concetto filosofale del grande Immanuel!

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  5. Beato te, a me i filosofi fanno venire il mal di testa. E pensare che alla maturità ho portato filosofia, nei bei tempi andati in cui per la prova orale potevi scegliere due materie. Il prof esterno mi chiese Hegel, che però io mi ero rifiutata di studiare, per pura antipatia personale, nonostante i precedenti interrogati m'avessero avvisata che il tipo era un patito del filosofo tedesco (sti crucchi!) Che testa, che avevo, bella crucca anch'io.

    HO LETTO BENE, AVEVO LETTO BENE, se tu usi la prima persona singolare per intendere una categoria, NON TUTTI ci arrivano. Chi non ha studiato la filosofia crucca men che meno.

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  6. dimenticavo il tuo Tullio Vecchietti: quindi i signori veri, eccellenti e intelligenti non usano il turpiloquio.

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  7. A quei tempi sicuramente NO, oggi non so.
    Il turpiloquio va moderatamente usato, mia cara, anche dalle fanciulle ancora in fiore.
    Forse la tua equazione Turpiloquio=Uomo NON eccellente e NON intelligente è un pochino estrema, ma chi sa?
    Non ho mai detto né pensato di essere eccellente.
    Intelligente invece sì, cavolo!
    E ce ne sono che turquiloquiano e che bestemmiano...molto più di me.
    Possono dare fastidio, questo è un fatto; ma a volte se ne fregano del fastidio che danno, e a volte lo fanno apposta a dare fastidio...così, per infastidire.
    Forse questa volta mi capisci al 100%.
    Che dici? Io dico di si.

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  8. quindi TU usi il turpiloquio per infastidire, per provocare? Che senso ha la provocazione fine a se stessa?

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  9. Il solito!
    Basta dare una dritta, una possibilità di intendere e tu ne fai una massima assoluta.
    "A VOLTE se ne fregano...A VOLTE lo fanno apposta a dare fastidio...così per infastidire"
    Notati i tre puntini?
    Che valore dai tu ai puntini di sospensione? Solo quella che il tizio parlante aveva la gola secca e voleva bere?
    Per me possono avere parecchi valori, tra cui quello di immettere una battuta, una boutade, una...provocazione, che non è mai fine a se stessa -bei mir- ma spesso vuole solo far fare una risata a chi legge, come l'ha fatta fare a chi scriveva mentre la scriveva.
    Comprende senhora?
    (Prego di prendere L'uso improprio della "h" non per un refuso, ma come sforzo di far assumere alla enne il suono ispano. Non ho voglia di cercare la cediglia o accento circonflesso o come cavolo si chiama, che sulla mia tastiera crucca non c'è)

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