Quando non si ha una idea brillante da proporre buona cosa sarebbe spegnere il PC e andarsene a spasso; ma io oggi l'ho già fatta la mia buona azione, quindi adesso acchiappo due o tre spezzoni di argomenti e butto giù questo pezzullo, che ho pomposamente intitolato "Miscellanea", sperando che Agnolo Poliziano non mi si rivolti nella tomba.
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Parliamo un po' di Gianfranco Fini.
Guarda tu che mi tocca fare!
Ho incominciato ad interessarmi -positivamente- di lui quando ha lasciato chiaramente intendere che riteneva il Movimento Sociale Italiano la brutta copia sbiadita dell'ultimo Fascismo, quello della Repubblica di Salò.
Era ora di finirla con le nostalgie; coi cinque punti di Verona, letti come il quinto Vangelo; con l'odio contro i sovversivi nascosto sotto la canottiera.
Mi era piaciuto subito: parlava in modo chiaro in faccia a tutti, senza usare i giri di parole tanto cari ai democristiani e ai comunisti del tempo, che si facevano piedino sotto il tavolo.
Ho applaudito alla risolutezza con cui ha preso in mano il partito e poi quando a Fiuggi ha creato Alleanza Nazionale. È riuscito a sdoganare la destra dal ghetto in cui l'avevano rinchiusa (con l'aiuto del Berlusca, va detto). Bravo! Ho pensato in quella circostanza.
Bravissimo! Quando è andato in Israele a cospargersi il capo di cenere e a chiedere scusa per le infami leggi razziali fasciste del 1938.
Bel colpo! Ho esclamato quando ha fuso le sue forze a quelle del solito Berlusca.
La Presidenza della Camera mi era sembrato il coronamento di una carriera politica come poche e la consacrazione a delfino e successore di un capo oramai col fiatone.
Ma quando meno te lo aspetti guarda cosa ti combina: sfascia il giocattolo che ha contribuito a costruire e si mette a sparare calci a destra e a manca.
Il nostro amico sostiene di aver sentito la necessità di ergersi a difensore delle democrazia, visto l'uso che ne sta facendo il Berlusca e l'uso che vorrebbe farne l'Umberto padanico.
Ma non ci conti balle: voleva il malloppo e lo voleva subito.
Non gliene è fregato niente di mandare in crisi uno schieramento già in difficoltà per conto proprio, sfasciando una maggioranza che bene o male stava governando. E poi -gravissimo errore politico- ha dato ossigeno ad una concorrenza allo sbando.
Harakiri, autogol, chiamatelo come vi pare, ma soprattutto ha fatto come il marito, che accortosi che la moglie gli mette le corna, si taglia i coglioni per punirla. Voglio dire che se Gianfranco pensa di guadagnare voti alle prossime è proprio un pirla.
Prenderà una bella legnata sullo stomaco, perché tanti, tantissimi gli volteranno le spalle.
Scommettiamo?
Io, intanto, non lo voterò mai più.
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Durante le ferie ho avuto qualche disturbo, tipo diarrea acuta, una quasi disfunzione cardiaca e compagnia bella, al punto di autonominarmi "kakarone-kkà, 'npocquì 'npollà"
Appena rientrato in Cruccolandia mi sono dedicato alla mia salute risolvendo i miei problemi in quattro giorni quattro; spostandomi dal mio medico di casa -dieci minuti di tempo a piedi- al cardiologo in una cittadina sette chilometri da casa mia.
Facciamo un po' di conti: 4 giorni di tempo; 7+7 chilometri in macchina; 2 ore scarse di tempo per le visite; 0 (zero) centesimi di costo per ticket e gabelle varie.
Tutto vero, lo giuro!
La matematica non è un optional.
Di quanto tempo avrei avuto bisogno in Italia?
Quanti chilometri avrei dovuto percorrere?
Quante ore in sala d'attesa?
Quanto mi sarebbe costato in moneta?
Vi giuro, gente, che mi viene da vomitare. Dovrei essere felice di stare in Germania e godere di questi trattamenti, ma io sono profondamente italiano e mi viene il magone a parlare di quello schifo nostrano che è la Sanità Pubblica dalle Alpi alle isole.
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Due parole sull'ultima porcheria nazionale: l'elezione di Miss Italia 2010 nella nuova versione Milly Carlucci+Emanuele Filiberto Chicazzè.
Non mi vergogno di dire di avere sempre seguito le edizioni di Fabrizio Frizzi e di Carlo Conti e di essermi divertito, soprattutto perché alla fine il popolo sovrano si votava la SUA Miss.
Infatti c'era una Giuria in sala di 10 o 12 elementi, i cui voti erano "segreti" e contavano veramente il 50%, nel senso che, all'arrivo del televoto, veniva fatto un semplice calcolo matematico in base al monte voti del pubblico a casa e dato un valore da 1000 a 10000 per ogni punto, da 1 a 10, della Giuria in sala. Cioè, se i voti popolari erano pochi, ogni punto dei giurati valeva 1000, altrimenti aumentava di valore via via fino a 10000.
La Carlucci ha stravolto il Concorso portando tre giurati in sala con voto "palese" come nella sua trasmissione "Ballando con le stelle".
Così si sono viste cose oscene: 3 volte 10 per qualcuna e 3 volte 4 per qualcun'altra.
A prescindere dalla considerazione che è ignominioso votare una diciottenne 4-4-4, se dopo una serie di concorsi ed una attenta selezione è stata prescelta tra le 60 finaliste, non si può gabbare l'intelligenza dei telespettatori dicendo, come ha detto il giurato Mariotto: "noi votiamo dentro o fuori"; perché NON È VERO! È stato manipolato il Concorso.
Mi spiego in chiaro.
Alla fine di ogni serie di dieci ragazze veniva fatta una classifica dalla prima alla decima, perché solamente le prime tre passavano il turno. Se la Giuria voleva favorire Anna, Bianca e Carla e fottere Maria, bastava che desse i voti migliori ad Anna, Bianca e Carla e tutti quattro a Maria.
Classifica:
prima Anna, quoziente 1; seconda Bianca, quoziente 2; terza Carla, quoziente 3; ultima Maria, quoziente 10.
Contati i voti popolari del televoto, anche qui veniva fatta una classifica dalla prima all'ultima. Anche se Maria avesse preso un milione di voti e fosse risultata la prima, mentre Anna, Bianca e Carla avessero preso solo centomila a testa, ma avessero mantenuto posizioni centrali si sarebbe avuta questa classifica, per esempio:
Prima Maria, quoziente 1; quarta Anna, quoziente 4; quinta Bianca, quoziente 5; sesta Carla, quoziente 6; e Maria sarebbe stata fregata, perché sommando i quozienti si avrebbe avuto questo risultato:
Anna 1+4=5
Bianca2+5=7
Carla 3+6=9
Maria 10+1=11
Dato che qui conta il MINUS VALORE come a traversone, Maria sarebbe stata eliminata, malgrado il milione di voti popolari.
Infatti è stata portata avanti a tutta forza quella cammella coi brufolini e qualche rughetta (a 17 anni!) di Miss Veneto e le altra due, che non erano le più belle del lotto. C'era la 47 ad esempio che meritava di entrare nelle prime tre, ma è stata trombata dal primo voto della Giuria.
Anche a Miss Italia politica sporca e mezzucci da bottega del pesce. Ma poteva essere diverso con questa RAI? In questa Italia?
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Ho deciso di partecipare ad un concorso di poesia, promosso da una casa editrice romana, anche se non mi ritengo un poeta. Io scrivo racconti e romanzi, dove c'è una storia, una trama, un susseguirsi di approfondimento di sentimenti, e di sensazioni ad ampio respiro.
Le poesie invece sono lampi di sentimenti, squarci di sensazioni, situazioni brevi e profonde che si risolvono in rapidi accostamenti di parole e di forme.
Ho scritto forse un duecento poesie. Ne ho scelte cinque e le ho spedite.
In questa mia ricerca tra vecchie cose mi sono ritrovato tra le mani la mia prima poesia, scritta quando avevo da poco compiuto 17 anni, una notte di febbraio del 1951.
Da qualche mese era morta di leucemia una mia carissima amica d'infanzia, malata da anni.
Non riuscivo a togliermela di mente ed ho scritto questa poesia, che ho intitolata "Solitudine", intendendo la mia e la sua oramai.
Era bello ascoltarti parlare
guardandoti i limpidi occhi;
ora è triste il silenzio
e la casa non ode il tuo riso.
Trepidando aspettavo
ogni giorno il rumore
dei tuoi passi leggeri.
Entravi danzando
quando da me tu venivi,
e ti ridevano gli occhi;
la tua mano teneva
con garbo la gonna,
mentre lanciata alla danza
il candido petto anelava.
Dicevi che mai m'avresti lasciato:
e tu sei morta
senza dirmi nulla.
Ora senza di me
che farai? Dove andrai?
Nessuno udrà più la tua voce
e forse pel freddo
i tuoi candidi denti tintinnano.
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A questo punto qualcuno penserà: "Meno male che non aveva un'idea brillante da proporre. Speriamo gliene vengano sempre, così non ci scassa i cabasisi con i suoi tormenti"
Avete ragione, ragazzi. Scusatemi per questa volta.
BELLISSIMA! Fresca nonostante la tragicità dell'evento. Fresca e giovane come freschi e giovani erano i due giovinetti divisi dalla malasorte.
RispondiEliminaPreferisco la morte in poesia alla morte in romanzo. La morte in un romanzo spaventa e lascia un vuoto difficile da riempire, mentre la morte messa nei versi perde la sua carica negativa, o così a me pare: mi pare che essa si alleggerisca, si ingentilisca, diventi più facile da affrontare. Forse perchè la morte è mistero, evanescenza, una domanda senza risposta ... e la poesia non è anch'essa tutto ciò?
Quando l'avevo letta la prima volta, su carta, pensavo si riferisse alla morte di tua madre.
RispondiEliminaAdesso, appena ne ho terminata lettura mi è venuta in mente "a Silvia" ,
"Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi", ci spiegava il mio prof.
Fresca è vero; avrei potuto averla scritta questa mattina ed è lì da 59 anni. Vuol dire che non sono poi cambiato molto dentro, e me ne compiaccio.
RispondiEliminaLa morte in poesia è sempre meno angosciante, anche perché in un certo qual modo te la aspetti.
"La poesia è mistero, evanescenza, una domanda senza risposta". Ben formulato. Io avevo scritto che le poesie "...sono lampi di sentimenti, squarci di sensazioni...". Mi pare che siamo d'accordo.
L'accostamento della mia fanciulla in fiore a Teresa Fattorini, mi fa troppo onore.
Nella mia il sentimento della morte è leggero, un pensiero adolescente per una adolescente che non avrei mai più riveduta. In Leopardi la sensazione della morte è uno stato dell'anima,una condizione interiore di vita.
Lui ha vissuto la sua intera esistenza agognando quel momento, sublimandone ogni aspetto.
Sei troppo buona e larga di maniche.
Grazie per la stima.
miscellanea di commenti
RispondiElimina1 la povera italia avrebbe un gran bisogno di cervelli fini, invece dobbiamo accontentarci dei fini ANI
2 spero che ora vada tutto bene, anche se comunque ti so in buone mani
3 devo confessarti che ho sempre disprezzato i concorsi di miss e tutto ciò che vi gravita attorno. non a caso l'anno scorso postai un pezzo dal titolo Miss Kappa da vomitare, mentre ero poco più di un ragazzino quando scrissi questi scarni versi:
"Perso nei tuoi occhioni
Un disperato kiss
Mentre in piazza gli scimmioni
Eleggono la miss"
4 Attento che il concorso di poesia non sfoci in proposte editoriali a pagamento (e se sfocia rispondigli come meritano!)... non voglio denigrare questa casa editrice che non conosco e che magari è una meritoria meravigliosa eccezione, ma il più delle volte dietro a queste esche si nascondono dei (legali, legalissimi) truffatorelli figli di puttana.
Ciao Vincenzo,sei riuscito a farmi sogghignare,non sto al meglio in questi giorni,però confesso che non ho capito una beata su missitalia,troppi numeri…sento che hai ragione però.
RispondiEliminaAppena mi passa questa botta riprendo a leggerti.Mi dispiace che sei stato male
Bella la tua poesia i miei cabasisi sono tranquilli!
ti abbraccio forte
Nik!
RispondiElimina1. Mi hai fatto scompisciare dalle risate. Non ti dico mia moglie, che singhiozzava dalle gran risate.
2- Mi va benissimo. Grazie. Hai ragione, qui le mani sono ottime.
3. Ammetto che hai ragione tu: meglio perdersi negli occhioni della bella pupa che ti sta vicina piuttosto che seguire la Carlucci e il suo scaldavivande Emanuele Filiberto Chicazzè.
4. Tranquillo! Non sono un poeta e non ci tengo a pubblicare un libro di poesie mie. Ad ogni modo conosco case editrici che lo fanno NON a pagamento ed hanno circa 30000 lettori assicurati; tanti mi dicono che siano quelli patiti di poesia in Italia, che comprano TUTTI i testi poetici che escono.
Mai pubblicare va pagamento. Questa è una regola d'oro. Uno scrittore va pubblicato e rimunerato per la sua opera. Non deve spendere un soldo.
Ciao Nik. Auguri a te e a Eto'o, che Dio ce lo conservi in questa forma.
Ciao Fizzi, ben tornato.
RispondiEliminaRileggiti con calma tutto il casotto coi numeri che ho fatto io. Ci troverai una logica matematica.
Io l'ho capito perché è un vecchio trucco: non conta il numero dei voti che prendi, ma le posizioni nelle due classifiche. Sono questi due numerini, primo e decimo per esempio, che vengono addizionati, e come vedi 1+10 fa 11.
Basta che un altro concorrente arrivi primo e nono, cioè 1+9, che fa 10, e ti passa avanti pur avendo una marea di voti in meno ai tuoi.
Capito il trucchetto?
Così i cosiddetti giurati fanno il bello e il cattivo tempo, mandando in finale chi vogliono loro.
Come in quello sgorbio di spettacolo "Ballando con le stelle", dove si vede chiaramente fin dall'inizio chi andrà avanti e chi no.
Ma quello è uno spettacolo di intrattenimento, a meno che non ci sia l'abbinamento con una lotteria milionaria, perché allora si tratta di truffa, ed è già avvenuto.
Miss Italia non è uno spettacolo di intrattenimento: si elegge la più bella del reame, almeno la gente lo pensa.
Dovrebbe essere solamente il voto popolare a contare, invece non conta una mazza.
Fizzi nella foga mi ero dimenticato di ringraziarti per i complimenti per la poesia.
RispondiEliminaSono contento per i tuoi cabasisi, che se ne stanno tranquilli.
Ricambio l'abbraccio.
Ciao
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RispondiEliminaDido: io trovo sempre Dido e non una firma completa. Sarà un refuso.
RispondiEliminaMi sembra di aver già scritto di non sentirmi un poeta. In questo senso non lo sono, perché credo che i poeti si sentano profondamente tali.
Ho scritto questa poesia a 17 anni, la prima che ho scritto. Sono passati non invano 59 anni, da allora. Adesso forse non la riscriverei, dico forse perché nel ritrovarmela davanti mi ha fatto piacere.
Se la poesia è un gesto d'amore verso l'umanità -condivido, bello, mi piace- è anche un gesto d'amore verso noi stessi.
Ci deve essere partecipazione.
Di Fini non vorrei parlare più, per carità di patria.
Di Miss Italia ho parlato troppo, ma se "quamdumque bonus dormitat Homerus" posso permettermi di dire frescacce io, che Homerus proprio non sono.
Comunque grazie della visita e del commento.