sabato 1 dicembre 2012

PROMESSA FINORA NON ANCORA POTUTA MANTENERE

Quando si promette qualcosa la si deve mantenere, anche in mezzo a traversie non prenotate. Ricordo di avervi anticipato che avrei trascritto ancora un pezzo che avevo tolto dal Tatort originale per inserirlo in una raccolta di poesie, che ho appena pubblicato con la GDS "Te ne andrai domani ".
La poesia l'ho intitolata "Maggio 1971"; qualcuno di voi la conosce già, ma era un'estrapolazione da Tatort. Si trova alla fine di Tatort 3, là dove dice:
"È la fine di maggio  del 1971,
nemmeno un cane a salutarmi quando parto."

Incominciava lì, anzi continuava così:


In quella notte
non sa ancora di giugno
l'aria che respiro acida e molle
come primo latte di donna;
sa di fieno,
di vita recisa,
sa di frumento marcio, sa di terra
esausta che ha partorito da poco
la sua ultima creatura.
È una nottata 
triste:
nebbia fitta e a tratti vento, teso e basso.
La FIAT va piano:
il guidatore è stanco, non conosce la strada.

Se adesso hai voglia di  controllare
vedi la nebbia
ferma come un muro
intonacato,
tirato giù tra cielo e terra.
Attraverso il finestrino aperto
assaporo e inghiotto le mutevoli essenze
di questa terra che non è la mia.
Qui non ti senti
sulla punta
della lingua il crudo
zampillo della salsedine,
ma il grasso acido
distillato dai prati
incurvati dalla nebbia.
Non ti spacca la faccia
il libeccio,
duro come un coltello,
mareggiante,
malandrino e carogna,
che ti mitraglia a raffica, ti brucia,
ti molla e ti riassale
quando non ci pensi più,
che ti si avvolge intorno,
e tu diventi allora
tutt'uno col vento.
Per me,
creatura nata tra scogli marini,
dove la notte è tiepida anche d'inverno,
il vento è un elemento
del mio sangue
dentro le vene;
corpo e spirito di vento
hanno diviso a spicchi la mia vita
di stagione in stagione.
Che questo mi mancherà
ora già so.

La macchina va sempre più lentamente.
Il guidatore è stanco,
stanco di eterna fatica
della sua intera razza.
Lui poi che viene da Bisceglie
ha quasi il doppio della nostra strada
dietro la schiena.
Nessuno degli altri quattro uomini
nell'auto si offre al cambio
di guida.
Passeggeri esausti, viandanti muti,
masticano il fiele amaro
di una stanchezza sconfinata,
accumulata in secoli di fatiche sprecate,
mal pagate,
disconosciute.

"Hai letto Francoforte sui cartelli?"
mi chiede all'improvviso.
"No. Forse abbiamo sbagliato."
"Quelle luci che sono?"
"Stoccarda, credo. Di sicuro non so.
Ma prima ho letto un cartello:
c'era scritto Stoccarda 29 km.
Dovrebbe essere questa."
"Ma Stoccarda dov'è?
Prima o dopo Francoforte?"
"Io penso prima. Tu però
al prossimo distributore di benzina
fermati. È meglio chiedere
che camminare alla cieca"
"Ma è così piccola sta Francoforte
che non la mettono
nemmeno sui cartelli!"
È la prima conversazione
dopo sei ore.
L'ultima volta al Caffè italiano
al Passo del Brennero.
Mi chiede da dove vengo;
se sono sposato;
se ho già un lavoro lassù.
Neanche come mi chiamo
mi chiede.
No. Non ho un lavoro, ma solo
un indirizzo con un nome:
un amico di un amico
abita
a Neu Isenburg, Lindenstrasse mi pare.
Non ho un lavoro, né una casa, né una famiglia
ormai più. I volti di mia madre
e di mio padre già fatti trasparenti,
e sabbia dentro il cuore
non più sangue.

La notte sembra non aver mai fine;
attraverso la nebbia adesso filtra
qualche luce giallo arancione.
Si ferma: scende, chiede qualcosa.
Molto gesticolano lui e il suo
interlocutore,
come mulini olandesi.
Ritorna; si riparte.

"Che ti ha detto?"
"Non ho capito granché. Una sola
parola però è chiara: geradeaus."
"E che vuol dire?"
"Sempre avanti, dritto."

Così, geradeaus! Ormai che importa,
questa notte non potrei mai dormire.
Voglio vedere che farò domani con le 1500
lire che ho in saccoccia. Tanto
la vita è stata
finora una roulette, e la pallina
sempre al posto sbagliato.
Mi distendo; provo a rilassarmi,
a rileggere nella memoria per capire
il perché sono nato perdente, se è vero che è così;
sennò cos'è che c'è di guasto,
di insanabile;
e l'idea che ho di me
mi scivola dal cervello alla gola,
e poi giù, giù fino agli intestini,
e poi di nuovo su;
e più cerco di trattenerla
più si rende
impalpabile.

"Bevi questo, è vino buono."

Mi caccia in mano un bottiglione scuro
mezzo vuoto. Come un martello
nello stomaco, come il crollo
di un muro sul selciato.
Ride. Mi vede dalla faccia
che non riesco a ingozzare
il suo vinaccio schifoso.

"Se hai fame mangia queste,
e poi vedrai che pure il vino è buono."

Olive nere secche.
Umide e piene di croste, 
scivolano nella gola
come vermi.
In questo momento
sono cibo da re,
e il vino adesso ha un corpo
di donna con forti fianchi larghi
e cosce grosse e solide;
ha l'anima di un vecchio contadino:
svelle radici vecchie
di una quercia.
Mi si scalda tutto lo stomaco
a un tratto,
e la testa mi gira forse un po',
e certo devo aver anche dormito,
perché tutto mi sembra
più rapido l'ultimo tratto,
o forse anche lui
pigia un po' più forte sul pedale
del gas.

Ci fermiamo alle prime case di un paese.
Non è Neu Isenburg,
ma lui, che ha letto su un cartello, mi dice
che sta un poco più in là.
Tanto vale dormire un po'
e presentarsi freschi alla mattina.

Ci lasciamo a Neu Isenburg, alla 
Lindenstrasse, dove mi ha portato.

"Passa di sera all'Eis Caffè Venezia,
sennò al Tivoli: c'è anche un biliardino.
Lì vanno tutti gli italiani."

Non l'ho più incontrato.
Nelle cento contrade dove la vita
mi ha trascinato,
ogni tanto, all'inizio, mi pareva
di riconoscerlo.
Adesso non ricordo più nemmeno
il colore dei suoi capelli.
Fumava sigari puzzolenti,
e le sue olive nere 
le potevi inghiottire solamente
bevendo quel suo vino grasso
come petrolio greggio.

E quel sapore amaro nel palato
m'è rimasto di lui,
testimonianza
di quella lunga notte
passata insieme.








22 commenti:

  1. Bene, partiamo dall'inizio.
    Che potrebbe essere "all'animaccia tua" o "li mortacci", come preferisci.
    Assente pe' cazzi mia dal web, al rientro sono andato a ritroso a vedere i post persi, e dopo centinaia d'altri ne ho trovato uno che era un tuo messaggio verso non so chi a spostarsi. Clicco: "spiacenti il post non esiste".
    Mi son detto "andiamo bene, da morto vivente è diventato vivo morente"; ho pensato a Cesare e ai morituri stronzi che lo salutavano.
    Ho elevato il mio pensiero riverente alla memoriaccia tua, e oggi, stasera meglio, ti ritrovo qui, vivo, vegeto, e meraviglioso come sempre.
    Dal che deduco d'essermi perso qualcosa. Domani, con calma, punto dritto sul tuo nick e vedo di che si tratta.
    Stasera proprio no, sono in lutto stretto e non ti dico perché, fatto stà che non è sera di sollazzi.
    A presto, se sopravvivo.
    Ciao.

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    1. Capita pure a me di prendere tranvate in faccia e di non sapere se almeno era il tram che mi doveva portare a casa; non so cosa ti sia capitato. Se ritrovi Tatort 12 c'è una nota, una specie di avviso ai naviganti che ti chiarisce i miei casini attuali.
      Aspettiamo che ti rimetti in navigazione e per il momento saluto il tuo rientro in corsa.
      Ciao, micionero.

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  2. Dopo vado a leggermi quello che ho perso.
    Sono felice che in tedeschia le notizie arrivino col piccione viaggiatore, e spero che questo latore si fermi in qualche osteria a sbevazzare come un porco prima di inoltrare la notizia.
    Ieri sera una tua cara amica ci ha saccagnato a dovere. Pur non essendo nelle sue corde, ho il dubbio che abbia pagato; sai, sull'onda dell'obbligo di pareggio nei bilanci, ormai succede di tutto. Mi piace pensare che torneremo in B, ma col bilancio sano. Vuoi mettere la differenza tra morire da ammalato e morire in splendida salute?
    Vo' a leggere.
    Ciao.

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    1. Guarda che io ci contavo sul vecchio cuore granata, ma quando partono i soldoni dello Stato, cioè i nostri risparmi, per sanare situazioni aziendarie, che poi non vengono sanate anzi si minaccia lo sbarco in Cina con armi e bagagli, e coi soldoni si costruiscono stadi e si paga ingaggi profumati a professionisti del calcio zampata, beh in quel caso io divento cattivo e certa gente dovrebbe almeno avere il coraggio di vergognarsi e di tacere; ma l'arroganza del potere ha sempre giocato brutti scherzi soprattutto a gente con certe facce da gaglioffi. Quando c'era suo nonno succedevano le stesse cose, non credere, anche peggiori, ma al posto di comando c'era un vecchio gentleman che ti sapeva incartare la pillola con un sorriso e una parola gentile, purché ci fosse una erre da pronunciare, che per lui faceva tanto pariginità.
      Ciao, non ti angustiare troppo: non ci andate in serie B.

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  3. Ciao Vincè, grazie per quest'altra pubblicazione.
    Come procedono i lavori delle pompe?

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    1. Le pompe le ho staccate, almeno finché sono qui dentro, ma da domani sloggio e le riattacco.
      Cosa potranno poi fare non so dirti; sono anch'io molto curioso di vederlo.

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  4. Ciao Vincenzo, come và?
    Poesia stupenda direi, un racconto in versi piena di malinconia e nostalgia.
    Ha forse a che fare anche con una parte della tua vita che è andata?
    Molte cose che non ci sono più o che non si potranno mai più rivedere, fanno parte della vita di ogniuno di noi.
    Per esempio io ho nostalgia di un paese che fraquentavo in gioventù distrutto e raso al suolo da un terribile terremoto, non potrò mai più rivederlo, è così, è la vita che va avanti, lasciandoci meravigliosi ricordi e facendoci scoprire cose nuove, altrettanto meravigliose.

    Un forte abbraccio

    La Spia

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    1. Sì, ha a che fare col mio arrivo a Francoforte nel 1971.
      Arrivai con 1500 lire in tasca, più o meno due marchi e cinquanta pfennige, una miseria, e avevo sabbia nel cuore non più sangue.

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  5. Francoforte poi è una città stupenda, ma quando sento questo nome mi viene da sorridere.
    Quand'ero bambina vedevo un delizioso cartone animato chiamato Heidi, il nome di questa città mi fa rimbalzare un testa la piccola bimba l'amica Klara che ivi abitava e soprattutto la signorina Rottenmeier che mi fa ricordare quanto non la sopportassi.
    Ricordi di infanzia sempre e comunque.

    Ciaooooooo
    La Spia

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    1. La strada dove abitava Klara, almeno dove hanno girato poi il film, è la Garten Strasse a Sachsenhausen, il quartiere più antico di Francoforte.
      Bei ricordi hai.
      Ciao.

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  6. Ciao Vincenzo!
    Un viaggio che si trasforma in poesia graffiante per l'anima,è melanconica e molto bella,inutile dire che sei molto bravo ma mi piace ripetertelo,spero di non annoiarti
    Che tristezza pero' dovere "abbandonare" gli affetti e il luogo dove vivi per inoltrarti in una vita che nemmeno conosci con la speranza di un futuro migliore magari lontano..
    Buona serata caro Amico,va meglio? :DD

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    1. Abbandonare affetti e vita passata e poi pensare, dopo tanti anni, di averli abbandonati per sempre è triste, tristissimo, più che tristissimo tragico.
      Spero di darti buone notizie in un prossimo futuro riguardo la mia situazione "casareccia".
      Ciao, e buona serata anche a te.

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  7. Ciao Vincenzo!
    Ecco ancora una volta leggerti è stato intenso.
    Questo pezzo autobiografico si fa leggere tutto di un fiato, e non riesci a staccare occhi e cuore.
    Ma la pubblicazione di cui parli si riesce a trovarla in Italia?
    Perchè non c'è dubbio che la cercherò!

    Ti abbraccio amico, e spero che le cose a casa possano proseguire positivamente!

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    1. Il pezzo è autenticamente autobiografico: Neu Isenburg, Lindenstrasse, le fermate in autostrada per chiedere informazioni in quanto allora i tedeschi scrivevano sui cartelloni solo il nome della grande città in arrivo, non della prossima e poi facevano -e fanno ancora- le abbreviazioni, per cui tu cercavi Monaco o München se conoscevi la lingua e trovavi Mchn, cercavi Stuttgart e trovavi Stgt, cercavi Francoforte e trovavi Ffm, Frankfurt am Main, te capì?
      E naturalmente non ci capivi una beata mazza.
      Vera anche la storia delle 1500 lire, capirai, avevo lasciato tutto a mia moglie ed ero venuto praticamente nudo.

      Spero di trovarlo un editore carino che me lo stampi, qui in Italia, ma potrei trovarlo più facilmente in Deutschland, ma l'ho scritto in italiano e prevedo di stamparlo in italiano in Italia.

      Ricambio l'abbraccio. Ciao.

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  8. Ieri sera ero a Torino, la città è bellissima, una passeggiata in centro davvero meravigliosa.
    Ma purtroppo avevo un compito, accompagnare una persona di famiglia allo stadio, per vedere la partita.
    Io non sono entrata l'ho visto dall'esterno, tutta quella magnificenza mi ha fatto pensare ad una antica fiaba " I vestiti nuovi dell'imperatore".
    Ecco il re è nudo, sotto la forma la sostanza è zero.
    Di sicuro se fossi nata a Torino non sarei mai riuscita a tifare per quella roba la.
    Piuttosto granata.
    Che poi sono i torinesi veri.

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    1. Ho lavorato a Torino nell'anno 1964: ero il più giovane direttore di filiale della Daniel's in Italia, una ditta di prodotti di bellezza e di Istituti di bellezza nelle più importanti città italiane e straniere, si capisce.
      Per quanto riguarda la nostra clientela, maschile e femminile, niente da eccepire. L'Italia veniva buon'ultima dopo Francia, Inghilterra, Spagna, Germania, Olanda e altre nazioni per la Daniel's, e noi avevamo clienti che erano già stati nei nostri istituti di Parigi, di Vienna, di Londra, quindi già conoscevano il nostro metodo rivoluzionario in quei tempi, la bravura delle nostre massaggiatrici, e le nostre salatissime tariffe. Quindi clienti adeguati, perché a Torino c'era gente carica di quattrini e di boria.
      Io ho dovuto dormire per un anno in un Hotel a 4 stelle. Non perché lo volessi, Dio buono no, ma perché ero romano e i torinesi non affittavano appartamenti "ai Napoli", come venivamo chiamati da Roma in giù.
      Solo a Torino ho trovato scritto in quelle locandine che si mettono fuori dal portone per indicare una possibilità di affitto: "Affittasi appartamento solo a torinesi, al massimo piemontesi". Il più profondo razzismo becero e schifoso. I tedeschi non sono razzisti, loro sanno che gli stranieri hanno contribuito allo sviluppo della loro economia, ma i torinesi non hanno mai voluto accettare che col lavoro dei napoletani, dei calabresi, pugliesi, sardi, lucani e siciliani si è potuta sviluppare la loro FIAT come un'industria mondiale.
      In poche parole: gente di merda.
      Che i torinesi veri siano tifosi granata non mi meraviglia, perché sono tutti operai; i signori, gli snob, i re nudi tifano Juve con la erre moscia.
      E poi noi interisti non potremmo mai sopportare löa puzza degli juventini.

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  9. Mi ricorda qualcosa, quando in un post avevo inconsapevolmente copiato il tuo “terra esausta”, tu mi avevi messo la pulce e io non l’avevo riconosciuta ))
    Tuttavia c’era qualcosa che non mi quadrava nell’incipit, perciò sono andata a controllare la versione in mio possesso:

    Non sa ancora di giugno
    quest’aria che respiro acida e molle
    come primo latte di donna;
    sa di fieno,
    di vite recisa,
    sa di frumento marcio, sa di terra
    esausta che ha partorito da poco
    la sua ultima creatura.
    È una nottata
    triste:
    nebbia fitta e a tratti vento, teso e basso.

    La perfezione sta nei dettagli, e tu non puoi cambiare un incipit perfetto!
    “in quella notte” iniziale proprio non ci sta. 
    Hi!

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    1. Tu sei la sola che conosceva quel testo. In effetti l'originale era da Tatort e diceva:
      Era maggio del 1971
      nemmeno un cane a salutarmi quando parto
      (riferito nell'inizio del post)
      In quella notte etcetera
      in questo senso in Tatort era logico scriverlo.
      Quando lo ho estrapolato per farne una poesia singola a sé stante ho scritto l'incipit che piace a te e che piace a me.
      Dovendo però riferire non la poesia ma il testo che avevo tolto da Tatort ho preferito mettere l'originale.
      La perfezione sta nei dettagli, giusto
      e tu non puoi cambiare un incipit perfetto
      ancora più giusto, ma solo tu hai il diritto di incavolarti, perché gli altri la poesia non la conoscevano.
      Mi piace il quadratino, che io non posso imitare perché sulla tastiera tedesca non ci sta, ma forse è una D stilizzata. Allora:D
      e mi piace quell'Hi! anche se non l'ho capito tanto.
      Allora Hi!

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  10. Ci sono poesie che sono soprattutto musica, oppure immagine e colore. Questa è in gran parte olfatto, sapore, Respiro.
    Mi piace.

    Un abbraccio.

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    1. Ciao e bentornato dalle tue conferenze.
      Ho cercato di commentare il tuo ultimo post, quello con le foto di te che parli al microfono, ma non sono riuscito ad aprire ai commenti.
      Deve essere un difetto della mia caravella.
      Ricambio l'abbraccio
      ciao Nik.

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    2. Io ultimamente avevo problemini assortiti, e li ho risolti passando a Chrome. Con Firefox va un po' peggio. Con Explorer MOLTO peggio...

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    3. Io da un pezzo sto su Google Chrome e non mi aveva fatto problemi, fino a poco tempo fa quando mi segnalava che c'era un virus ogni volta che tentavo si accedere su un blog. Adesso questo.
      Però c'è da dire che ho licenziato il precedente antivirus perché voleva troppi soldi e questo nuovo -per ora- è gratuito. Ho il sospetto che sia colpa sua.
      Vedremo.

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