mercoledì 21 maggio 2014

IL NOSTRO ALBERO



Il nostro albero è più nudo adesso,
riluttante avalla d'ombra
il suo percorso giornaliero;

là dove più turbati noi sedemmo
crepitano incontinenti nuovi
formicai, secche zolle rapprese,
disanimati oscillanti
ricordi, sonore riprese di melodie
appena immaginate.

La nostra giovinezza
non è appassita ancora, non richiede
di essere rivissuta:

pullula di fresche nottate.


Finita di scrivere la notte del 7 maggio 2014




4 commenti:

  1. Il cuore non inaridisce mai, ma non so se questa sia una fortuna, perchè si continua a soffrire per amore!

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    1. Il cuore non inaridisce mai, ma batte e soffre fino all'ultimo istante di vita. Però può anche allargarsi a dismisura per una gioia che arriva inaspettata oppure per accogliere e proteggere chiunque si trovi in vera difficoltà.

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  2. Ciao Viciè.
    Stamattina mi sono svegliato con un torcicollo che non ti dico, e devo lavorare...e mentre facevo colazione mi ha incominciato a lacrimare un occhio, sempre quello il sinistro dove sono stato operato tanti anni fa nella clinica oculistica di Düsseldorf, ti ricordi? Proprio quello che mi ci vuole per la temperatura del forno.
    Ma tu che pensi che io mi sento vecchio? Io sono della stessa tua pasta, amico mio bello. Noi artisti non invecchiamo mai.
    La tua poesia mi piace per quel sospiro di speranza:
    la nostra giovinezza
    non è appassita ancora...
    ......
    pullula di fresche nottate.
    Eh, pullula, pullula Viciè, e noi la lasciamo pullulare.
    Mi piace sto verbo qui, me lo segno: io pullulo, tu pulluli e quando arriva notte tutti abbiamo pullulato.
    Ciao Viciè.

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    1. Ciao Filippo,
      avevo finito di mettere in bozza un pezzo preso da un mio romanzo inedito e mi sono trovato davanti te con torcicollo e l'occhio antico lacrimoso. Come ti butta l'occhio Polifemo? Da me che Odisseo non sono non avrai problemi. Fai attenzioni alle portoghesi, piuttosto.
      La storia dell'eterna giovinezza degli artisti era una teoria di Joseph Beuys. Me lo presentasti a Kassel, ricordi, a Documenta 8 se non sbaglio e poi ci fu quella cena a casa sua a Düsseldorf. Aveva invitato anche Baselitz, quello dei ritratti sottosopra e lo pigliava pel culo tutto il tempo, ricordi? "George, fickst du wie ein Fledermaus?" a testa in giù. "George, wie funktioniert bei dir ins clo?" Insomma come cachi? Che forza.
      Vorrei tornarci, porca vacca!!!
      Mi fa piacere che la poesia ti sia piaciuta. Pulluleremo ancora a lungo io e te.
      Ciao Filippo.

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