sabato 28 maggio 2016

UNA GIORNATA DA DIMENTICARE IN FRETTA

Giovedì 26 maggio, festa del Corpus Domini, vacanza nei Länder cattolici -Bayern, Bad Würtemberg e Rheiland Pfalz, dove risiedo io- e quindi in pratica ponte fino a lunedì per chi ancora fatica per arrivare alla pensione. Federico ulula e lancia anatemi perché lui al Call Center della sua Compagnia Assicurativa ci va per il festivo e anche domenica. Mica dice che gli entreranno in tasca settecento euro in più per queste due giornate. Va là che sei un bel dritto. Insomma si prevede Karlsruhe deserta, a disposizione dei vecchietti sbavazzanti et claudicanti. Io non claudico, non sbavazzo non mi ci mischio col vecchiume locale ma decidiamo io e la mia lei di andare a fare un'escursione nella Schwarzwald, la Foresta nera, che poi invece è verde scuro, tempo permettendo. Le previsioni sono: poco nuvoloso, niente vento, niente pioggia e tanto sole. 
Apriamo gli occhi al mattino radioso...e invece piove, piove a dirotto fino a mezzogiorno, anche più ché oramai la gita è sfumata ed è inutile incazzarci, che poi mi incazzo solamente io, mentre lei non dice niente e si piazza sul divano col suo tablet.
Verso le due e mezza esplode il sole, finalmente, quello che scotta, ma è ora che scotti vivaddio, visto che finora aprile e maggio non ha fatto altro che piovere con un alternarsi di temperature estive ed invernali che fa schifo.
Nella Schwarzwald non si può più andare, troppo lontana e poi c'è un nero da quella parte che non mi piace proprio. Vabbè, rimaniamo qui, ma andiamo a farci una passeggiata sulla sponda Badenser del Vater Rhein, al di là del ponte. Così appena passate le tre pomeridiane metto le chiappe sulla macchina e si fanno sti tre o quattro chilometri fino al parcheggio sulla sponda sud del fiume. C'è pochissima gente, grazie a Dio. A me il troppo popolo, i mocciosi ruzzanti e i cani scacazzanti nell'erba fresca mi fanno venire pensieri da serial killer.
Ci sediamo nella solita panchina, vista ponte lato direzione Mannheim, Wiesbaden, Köln, Hamburg. Oggi è festivo e non potremo fare la nostra solita conta dei TIR, in media trecento ogni ora in una direzione, poi calcoliamo altri trecento in direzione opposta e fanno seicento. Occorre poco per calcolare in dodicimila al giorno, tenuto conto delle quattro ore di sosta obbligatorie, il numero dei TIR che circolano tutti i santi giorni e pensare che verosimilmente sto ponte del cacchio sta al limite massimo già adesso e forse succederà come quello di Wiesbaden che è stato rifatto di gran carriera perché scricchiolava di brutto. Non c'è la mafia nostrana a comandare, ma anche qui ci sono i cretini, perché sembra che con la pioggia crescano più velocemente e rigogliosi. 
Ce ne stiamo quindi al sole, io e AnnaMaria, come le lucertole e il tempo passa ma nessuno di noi ha voglia di svellere le chiappe dalla comoda panchina. Magari mi sta venendo un po' di appetito, ma oggi è festa e toccherebbe a me cucinare, per cui restiamocene qui più a lungo che si può.
Verso le diciassette sento un rumore come di un elicottero. Penso ad una esercitazione della Feuerwehr, i pompieri. Spegnimento incendi boschivi, la chiamano. L'elicottero tiene appeso un gigantesco contenitore, che tuffa nel fiume: il contenitore si riempie d'acqua e poi l'elicottero si rialza e va a scaricare l'acqua in un'altra parte del fiume fingendo sia quella la zona dell'incendio. Bello a vedersi col naso all'insù quando sai che non sta succedendo proprio niente. 
Questo però è un rumore diversissimo: non sono pale che ruotano, piuttosto un motore che gira al minimo e poi si impenna, starnutisce e si ingolfa, insomma boccheggia, a mio modesto parere. Sta arrivando da dietro le nostre spalle, ed è decisamente molto basso. Quando appare riconosco un Cessna. Ci passa sopra la testa e mi chiedo dove voglia andare.
"Ma non ti sembra troppo basso?", mi chiede AnnaMaria.
Di colpo cabra e vira verso il ponte.
"Ci va a sbattere", grida AnnaMaria "Ma chi è il solito suicida?"
"No, è in gravi difficoltà, ma il ponte lo sorvola, stai tranquilla", ma non ne sono tanto sicuro.
Ce la fa, ma poi si riabbassa di nuovo e davanti a lui adesso c'è Maximiliansau. Poi una distesa di campi quasi senza alberi. Penso che stia puntando in quella direzione, ma è maledettamente basso e il motore è agonizzante.
Non credo che passi più di un minuto, poi si sente un rumore sordo, come quando un camion alza il cassone e scarica un contenuto di cocci e di bottiglie sulla strada, un rumore che mette i brividi. Un attimo dopo oltre gli alberi si alza un pennacchio di fumo: il Cessna è arrivato. Siamo già balzati in piedi non so da quanto tempo. Il pavido uccellino che ho accanto mi si aggrappa ad un braccio, ma non pigola, non piange, solo è terrea in volto, esangue. Penso alla mia faccia come la possa vedere lei e le stringo la mano. Altro non posso fare.
Sirene da ogni parte. Sul ponte già arrivano da Knillingen, quartiere di Karlsruhe più vicino al fiume, le prime autobotti. A Maximiliansau, proprio vicino casa nostra, c'è la centrale dei Pompieri volontari, la Freiwillige Feuerwehr, altri ne arriveranno da Wörth. Per ora è tutta una sirena. Strano, non mi ero accorto che stavamo correndo verso la nostra macchina, eppure di questi tempi non è che io corra quasi mai, tantomeno lei, ma là c'è casa nostra e c'è la casa di nostra figlia Stefania. La paura è grossa. 
Imbocco lo stradone che porta al ponte infilandomi dietro un'ambulanza dei pompieri. Tira a mille e io dietro e chi se ne frega della multa se passo il ponte a più di 100 orari. 
La prima uscita è la nostra, sempre dietro il Rettungswagen. Quando arrivo alla rotonda all'ingresso del paese vedo subito che dalla parte di mia figlia non si alza fumo. Almeno questa è andata. Ma il Rettungswagen imbocca la strada a destra, quella che porta "anche" a casa nostra. Ho le budella rattrappite e sento lei che si lamenta, anzi no, sta pregando. Io non so farlo ma mi sto cacando sotto. Uno strano presentimento, strano per me che sono un inguaribile ottimista, ma questa volta ho la schiena ghiacciata. Il fumo è davanti a noi un mezzo chilometro, sulla sinistra esattamente nella direzione di casa nostra. 
Una traversa prima della nostra due macchine della Polizei bloccano la strada. Siamo in tanti, ma loro non si lasciano commuovere. Purtroppo la Römerstrasse, come tutte le altre strade di questo quartiere periferico, è messa a pettine: una serie di strade con una sola entrata e senza uscita, perché qui la gente di notte vuole dormire e di giorno vuole che circolino solamente gli Einwohner, gli abitanti del luogo, perché tutti devono conoscere tutti e non si vogliono vedere facce strane in circolazione. Ci metto un attimo a prendere una decisione: manovro e torno indietro.
"Passo davanti alla nostra vecchia casa", dico a mia moglie. "Lì pianto la macchina e ce la facciamo a piedi".
"Pensi che sia da noi?"
"Non penso niente. Tu prega."
Lascio la macchina in un parcheggio libero, ma ho già visto due poliziotti all'imbocco della strada che ho intenzione di fare. Non mi piace, non mi piace proprio per niente.
Ci bloccano. Vietato passare devono aver detto, o qualcosa del genere. Ma non li sto a sentire. Adesso guardo davanti a me e la vedo benissimo la nostra casa circa duecento metri da dove mi trovo, a due piani, quattro appartamenti, due a nord e due a sud, l'unica color rosa e con la scala centrale non laterale come quelle vicine. Sento il grido strozzato di AnnaMaria. L'ha visto anche lei da dove esce il fumo nero: esce dalla parete nord, per essere esatti dalla finestra in alto della parete, per essere ancora più esatti esce attraverso i rottami del Cessna infilato dentro la finestra. Quello è l'appartamento accanto al nostro, quello di Frau Eberle, quella mezza matta che a cinquantatré anni va sempre in giro in minigonna, che noi chiamiamo La vispa Teresa. Ma è una bravissima persona. Vive con la figlia più piccola, Evi, di ventidue anni. Vive o viveva? Mi rendo conto con raccapriccio che mi è passata per la mente questa orribile idea.
"Noi abitiamo lì dentro", farfuglio al poliziotto, mentre la collega si sta prendendo cura di AnnaMaria. 
"Resta tu- dice al collega- io accompagno la signora".
Mi è venuto il fiatone e non ho fatto che poche decine di metri. Ho il cuore cha va come il motore di una Kawasaki. Ad ogni passo aumenta la puzza di bruciato: lamiere bruciate, legno bruciato, mattoni bruciati, piante bruciate, vestiti bruciati. Anche carne umana bruciata? Un pensiero veloce all'asma di AnnaMaria. Non credo che resisterebbe due ore avvolta da questa puzza acre e caldissima.
Man mano che ci avviciniamo aumenta il guazzo per terra e dappertutto. I pompieri di ogni parte di mondo una volta in azione sono come i bambini quando li lasci da soli in piscina: frullano acqua cantando e ballando. Olialà olialò e giù barili e botti e spacca tu che spacco anch'io, infatti intorno a casa è tutto un cumulo di oggetti o residuati di oggetti che una volta servivano a qualcosa, mentre adesso servono solo ad affilare le ascie dei pompieroni nostrani.
Gli Einwohner, i nostri vicini, ci guardano come fossimo fantasmi. Gott sei Dank che non eravate in casa, mormora una vecchietta. Già, ma la mia casa c'è ancora? E che fine ha fatto Frau Eberle? Finalmente la vedo la nostra vispa Teresa, seduta sul muretto del giardino della casa di fronte semicircondata da vecchie e meno vecchie. Qualcune le accarezza la testa, altre le parlano e le parlano, ma non so se lei stia ascoltando. Sempre in minigonna, ma stavolta dà un'impressione tragica e non comica.
Mi ha visto anche lei. Si alza di colpo e mi butta le braccia al collo, poi fa altrettanto con AnnaMaria. Non si capisce se piangano o ridano. 
"Dov'è Evi?" mi sento che le chiedo.
"Da sua sorella a Berlino, per fortuna. È entrato proprio in camera sua."
"L'ha chiamata? L'ha avvisata. Stasera al Tagesschau danno la notizia di sicuro."
"Come la chiamo? Non ho più niente. Il cellulare era in casa. Adesso sarà distrutto."
"Senta, Frau Eberle...". Non so nemmeno cosa voglio dirle.
"Ascolta, che nome hai? Come ti chiami?"
"Amalia"
Un nome italiano, ma guarda tu che scoperta proprio adesso.
"Puoi usare il mio, o quello di AnnaMaria, ma devi telefonarle che stai bene, altrimenti le viene un colpo a tutte e due."
"Non trovo più Emu. Dove sta Emu? Chi l'ha vista?"
È la sua micia.
"Non dirmi che proprio oggi era in casa. Sta sempre in giro."
"Con tutta questa gente sarà scappata dalla paura, sempre che sia ancora viva"
"Sind Sie Herr Iacoponi?"
Il comandante dei pompieri mi sta davanti a gambe larghe. Un omaccione che mi sovrasta di tutta la testa.
"Ich bin's"
"Salga a controllare con i suoi occhi"
"Voglio venire anche io" mormora AnnaMaria.
"Non se ne parla proprio. Non riusciresti a tirare due respiri uno dietro l'altro"
Saliamo. L'acqua scende lungo gli scalini come un torrente in piena. A metà dell'ultima scala e sul pianerottolo è pieno dei pezzi della porta dell'appartamento di Frau Eberle. La mia porta è spalancata, ma non vedo segni di forzatura, né dei colpi delle asce.
"Come avete fatto ad aprire senza le chiavi?"
Il comandante mi dà un'occhiata che sa di compatimento.
"La porta della vicina è volata via per l'esplosione, non siamo stati noi. La sua l'abbiamo aperta con un passpartout"
Ovvio, un passpartout. Potevo risparmiarmela la figura del troglodita.
Dentro, a parte la puzza orribile e penetrante di fumo e di distruzione. mi sembra tutto in ordine. Sembra che il comandante abbia intuito il mio ragionamento.
"Guardi in alto. C'è una crepa lungo tutta la parete di comunicazione con l'altro appartamento, proprio sotto il soffitto"
L'ho vista adesso, e ho visto i quadri caduti per terra. I vetri sono a pezzi, due su tre.
"L'appartamento è inagibile. Tutta la casa deve essere risanata"
"E quanto durerà?"
"Quello che occorre. Lo stabiliranno gli ingegneri del Bauabteilung del Comune. Voi andrete in albergo. Per le spese pensa a tutto il Comune di Wörth, poi si fanno risarcire dall'Assicurazione dell'aereo."
"Dio che razza di casino! Non so nemmeno quello che posso prendere"
"Prendi quello che vi occorre per questa notte, a te e ad AnnaMaria, Vincens; domani torni con calma"
È comparsa all'improvviso, minuta ma decisiva come sempre, Frau Else S. l'ultima mia conquilina della vecchia casa, Kripobeamtin, un'ufficiale della Polizia criminale di Karlsruhe.
"Si è sparsa in fretta la notizia, come vedo"
"Siamo stati i primi a saperlo, noi della nostra Sezione"
"Che Sezione sei adesso"
"Una molto importante: antiterrorismo"
"Vuoi dire che voi pensate che si tratti di un attentato?"
"Perché no? Non capita tutti i giorni che un aereo ti entri in casa"
"Ma non è scoppiato, e poi qui non c'era niente."
"C'era gente no? Per questi qui tutto diventa un obiettivo. Mai abbassare la guardia. Comunque noi stiamo qui per verificare."
"Ascolta Else, forse è meglio che non dici che nell'altra casa è scoppiata una tubatura dell'acqua, altrimenti qualcuno potrebbe pensare che io porti sfiga"
Si fa una risata.
"Dimentichi che è scoppiata a casa mia, sarei matta a parlarne. Adesso però prendi l'occorrente per questa notte, poi domani con calma e senza tutta questa gente tra i piedi vieni a prenderti quello che ti occorre. Magari un po' al giorno. Qui ce ne sarà per almeno un mese."
"Devo andare a chiedere ad AnnaMaria dove i trova la sua roba. Lei sa tutto, ma io non so quasi niente"
"Come tutti gli uomini, vai vai"
Mentre scendo vedo salire dalla cantina dei pompieri infilati dentro tute di gomma che arrivano fino al petto, come quella dei pescatori di torrente. Butto giù un'occhiata e vedo con orrore che è pieno di acqua sporca fino al quarto gradino della scala che porta nelle cantine: almeno ottanta centimetri di acqua sporca. 
"Che è successo laggiù? C'è acqua?" chiedo ad uno dei pompieri così inguainati.
"Lo vede lei stesso"
"E la roba dentro le cantine?"
Spalanca le braccia.
Oddio. Tutti i cappotti invernali, e le scarpe, e cento e mille altre cose. Chi glielo dice adesso ad AnnaMaria? 
Un pensiero mi lacera il cervello: i miei quadri!
Le tele sono tutte nella soffitta di Federico. Qui tengo due cartoni con dentro tutte le tempere, gli acquarelli e gli acrilici su cartoncino e su carta speciale. Quasi un centinaio di lavori, alcuni vecchi di quaranta anni, di cui non posseggo nemmeno una fotografia. Erano tutti e due poggiati a terra. Non voglio nemmeno pensare a quello che sia successo.
Non dico niente ad AnnaMaria di questa mia ultima scoperta. Mi faccio dire cosa pensa le occorra e poi torno su a procurami quello che mi ha detto. 
È sbucato il primo cittadino di Maximiliansau. Ci fa la predica per dirci che da questo momento le nostre quattro famiglie sono sotto la personale protezione sua e dei suoi collaboratori. Ci sono per noi riservate quattro camere matrimoniali nella Gasthaus "Vater Rhein", l'albergo più lussuoso della zona. Vitto gratis fino a che non rientreremo in possesso dei nostri Wohnungen. Tutte belle, bellissime cose. Organizzazione alla tedesca, quindi dettagliata e perfetta. Non resta che aspettare che ingegneri, maestranze ed operai di una Baustelle comunale ci rimettano a posto le nostre case.
Torniamo a piedi alla nostra macchina tirandoci dietro Amalia Eberle, che si volta da ogni parte cercando la sua micia. All'albergo ci stanno aspettando come se fossimo i profughi da un'alluvione. Ecco la nostra Lampedusa, penso. Non mancano nemmeno i fotografi ed un paio di giornalisti, per ora. Gli altri verranno in massa. Arriverà anche la TV statale, la ARD o la ZDF, se non tutte e due e poi la RTL, che di questi casini vive.
La stanza è bella grande ed il letto morbido come dico io. È già qualcosa. Ci mostrano l'angolo dove hanno organizzato due grandi tavoli avvicinati come per una festa di famiglia. Che idea, però. Ma va bene così, tanto tra vicini siamo sempre andati d'amore e d'accordo.
Con la scusa di andare a prendermi il portatile scappo di nuovo via. Voglio vedere quando avranno prosciugato l'enorme guazzo quello che ne è stato dei miei quadri.
È arrivata un'autobotte enorme, che quasi non entra nel cortile. C'è una pompa in funzione che con due grossi tubi sta aspirando l'acqua delle cantine. Il rumore è assordante, ma sembra che funzioni. In un paio d'ore le cantine sono sgombre d'acqua.
Ritirano i due tubi e mentre l'autobotte si allontana comincio a vedere uscir fuori pompieri con quel che resta del contenuto della cantine: macerie sgocciolanti liquido putrefatto. Ce n'è per tutti i gusti ma io sto aspettando due scatoloni. Escono due giovan pompieri ridendo. Lì per lì non si capisce bene cosa stiano reggendo apparentemente con una certa fatica. Si dirigono verso l'angolo dove hanno ammucchiato la roba inservibile, che non si potrà più recuperare. Buttano quel che stanno reggendo, due contenitori e allora li vedo comparire finalmente i miei quadri, o meglio ciò che ne resta:  una poltiglia putrida e maleodorante.
Quelli sono i miei quadri, i miei lavori migliori, la mia gioventù, la mia vita...
mi accorgo che sto gridando con le lacrime agli occhi...
i miei quadri...
i miei quadri...
i miei quadri...

qualcosa mi soffoca, qualcosa mi batte con forza sul petto, sempre più forte e qualcuno mi sta parlando...mi sta gridando qualcosa...
ma cosa?

"Che hai? Stai male? Ti manca il respiro? E smettila di urlare ché sveglierai tutti"

C'è il viso di AnnaMaria vicino al mio. Mi parla, mi scuote. C'è una luce accesa, è quella dell'abajour sul suo comodino. Siamo a letto, ma non è il lettone della stanza della Gasthaus, è il nostro letto.
"Siamo tornati a casa?" le chiedo.
"Che dici? Tornati? Non ce ne siamo mai andati."
"Dov'è Amalia adesso?"
"E chi sarebbe questa Amalia?"
"Frau Eberle"
"Non si chiama Amalia, si chiama Gerda tanto per dire. È andata in vacanza, non ti ricordi che ci ha dato le chiavi perché dobbiamo occuparci di Emu, farla uscire al mattino e darle da mangiare e da bere?"
"Non è successo niente nel suo appartamento?"
"Ma cosa hai sognato?
Sì, è chiaro che ho sognato. Un incubo altro che un sogno. Ma mi alzo con la scusa di andare al gabinetto. Controllo intanto i miei tre quadri appesi sulla parete interna, sono intatti; nessuna crepa lungo il soffitto, niente puzza di fumo. È stato un brutto sogno.
Me ne torno a letto.
"Mi dici cosa hai sognato?"
"Domattina ti racconto il sogno. Adesso dormiamo"


*****
Se qualcuno dei miei amici lettori è stato preso da un attacco d'ansia vuol dire che sono stato bravino io a creare la giusta atmosfera di suspence. Ha contribuito la mia decisione di starmene un paio di giorni senza scrivere nessun commento, assente insomma, ma dovevo rendere credibile il racconto perché ci fosse la suspence. Mi scuso con tutti ma certe cose o si fanno bene o non si fanno affatto.
Insomma, vi è piaciuto oppure no?
























































30 commenti:

  1. se dico "te possino ammazà"ti offendi?
    sì mi è venuta l'ansia ed il batticuore...
    vado a fare pipì, so che non è educato, me mi prende così...
    bravo eh? comunque bravo.

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    1. No che non mi offendo, ci mancherebbe. La storia della pipì mi fa pensare a Totò che una volta in un'intervista disse che lui ci godeva quando vedeva in platea la gente correre sganasciando verso i gabinetti. Una volta a Livorno in uno spettacolo cominciò ad improvvisare. Dopo una diecina di minuti sul plco era rimasto solo lui e metà platea era fuori a fare pipì....

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  2. Lì per lì mi hai fregato ma poi ho pensato "troppo pacificamente articolato il racconto per essere vero.. ce stà a pija per culo.." e infatti.. diciamo che hai arzigogolato troppo poeticamente facendo apparire già somatizzato un avvenimento decisamente traumatico.. poteva andare bene scritto forse un anno dopo.. quando la lucidità dello scrittore avesse ripreso il sopravvento sull'ansia dell'incidentato.. ma questa flemmatica prosa a caldo può fregare giusto i non addetti ai lavori... complimenti comunque!!

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    1. Il fatto è che avevo deciso di pubblicarlo lunedì. Lo stavo rileggendo e inavvertitamente ho premuto il tasto dell'invio.
      Volevo appunto dare un tono non troppo "somatizzato". Comunque va bene così, non bisogna mai troppo esagerare.

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  3. Non ci sono cascata neanche per un attimo... a li mortè!
    Cristiana

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  4. Brava! Mi a tanto che avevi già letto i commenti......
    Ma no, sei brava tu.
    Abbraccio ciclotonico.

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    1. Ho mentito Vin.
      Mi hai messo in agitazione e alla fine ti ho inviato un amichevole "FackYou". Ti è arrivato?

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    2. Hai provato a fare il Matteo Renzi? Conoscendo il tuo cuor di leone un po' mi ero meravigliato, ma poteva darsi che ti avessi sottovalutata.
      Eri talmente agitata che del "Fack You" ti sei dimenticata di premere l'invio.
      Alles klar, macht's nichts.

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  5. E quindi nei giorni di festa cucini tu???
    Devo proporlo al mio lui, chissà se acconsente, già cucina il lunedì, martedì, mercoledì...e che sarà aggiungere anche le feste...; |○
    Comunque le tempeste ci sono state per davvero dalle tue parti...mannaia...
    Abbraccioti!

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    1. Povera donna, tutti i giorni adesso si alza per prima, accudusce alla casa, cucina e allora -su mia proposta- ai dì di festa mi ingegno io, ma non è che abbia comperato il librone delle ricette, me ne tengo ben lontano. Faccio il poco che so fare, che ho imparato in cinque anni di solitudine in Germany.
      Tempeste qui ci sono state, fortunatamente non dove abitiamo noi, ma fa una certa impressione, naturalmente.
      Ciao Pia, baci.

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  6. oddio ci sono cascata con tutte le scarpe!

    bravo...

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    1. Visto? Malgrado abbia abbondato di particolari, dove forse avrei dovuto sorvolare.

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    1. Pensa che i posti migliori sono quelli dove i turisti nemmeno passano. Io avevo una collega in teatro che era di quelle parti. Siamo stati insieme a verificare sul terreno i bei posti di cui lei favoleggiava, e devo dire che avesse ragione pienamente.

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  8. :) sorriso, questa la mia prima reazione! Ma dimmi te se devi fare prove tecniche di suspense in questo modo (sorriso)!
    Racconto efficace, realistico...ma l'effetto era stato smorzato dal caricamento del cellulare che mi ha mostrato un commento chiaro ed esplicito... aspettavo il lieto fine... anche per tutti i tuoi lavori, per la micia...
    I miei complimenti per l'idea!
    A me invece è successo il contrario...postando l'inizio di un mio romanzo qualcuno ha pensato che avessi vissuto quell'esperienza!

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    1. È capitato anche a me. Il mio primo romanzo è ambientato completamente in Germania. Si tratta delle vicende di due vecchi amici. Tutti arciconvinti che narrassi la mia storia.
      Il secondo è per metà ambientato a Francoforte, per metà a Roma. Vedi caso io da Roma provengo ed ho vissuto otto anni a Francoforte. Figurati la gente cosa ha pensato: che la storia di una figlia membro della Rote Fraktion Armee, le Brigate Rosse tedesche, fosse una vicenda capitata a mia figlia.
      Mentre invece entrambe le storie sono completamente inventate, impastete ben bene nella cronaca dei recenti anni.
      Questo succede a chi, come me come certamente te, è bravo nel narrare una storia che sia aderente alla realtà. Allora la fantasia lavora al meglio, quando tu le poni dei precisi confini e compiti.

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  9. ahahahahahaha è la prima volta che vengo sul tuo blog e ho ricevuto un ottimo benvenuto ahahhhahaha
    Scherzi a parte, ci sono rimasta male! E' già tanto che sia arrivata alla fine del racconto e non lo abbia interrotto per chiederti come stava andando al momento... te possino!!!1
    Ottimo racconto. Direi che la suspence è stata creata molto bene. Pare più reale che di fantasia.
    Ciaooo

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    1. Entrare con una bella e fresca risata è un gran bell'entrare, ammettiamolo. Sì, a conti fatti penso di avere creato bene la suspence, che poi era ciò che mi interessava. Ho iniziato scrivendo racconti neri parecchi anni fa. Ogni tanto mi prende il prurito ai polpastrelli e picchio sui tasti storie come questa. Ne avrei in mente una buonissima, un po' troppo macabra. Per questo faccio passare l'estate, perché a qualcuno dei miei fedeli lettori potrebbero andare di traverso le vacanze.
      Ne riparleremo in autunno.
      Grazie di essere passata. Ciao.

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    2. Anch'io scrivo racconti e raccontini brevi. Ultimamente quelli più... li hanno definiti gotici... mi riescono benino.

      Ciaooo

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    3. Gotici? Verrò a vedere di persona sti raccontini. Mi hai incuriosito.
      Tschüß

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    4. Li trovi su racconti da 200 battute o su i miei racconti. C'è un po' di tutto... a fare sempre le stesse cose mi annoio :)))

      Se poi ti interessa visto che ai scrivere racconti, il 20 giugno partirà di nuovo imìl giochetto mensile INSIEME RACCONTIAMO. Da unmio incipit chi vuole partecipare può scrivere un raccontino come finale. Poche regole e non ferree....
      Ciaoooo

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    5. Ho già dato un'occhiata. Qualcosa è interessante. Vedrò cosa posso fare, senza impegno, ma io sono così: faccio esattamente quello che mi va di fare. Mi capita anche di sonnecchiare per giornate intere, quando non ho voglia di fare un tubo. Poi mi sveglio e magari lavoro fino a notte fonda.

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    6. E fai bene!!!!! Se il blog non è un lavoro poi, perchè stressarsi?
      Per i racconti tieni presente che io sono semplicemente una casalinga con un hobby: scrivere :))

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    7. Te possino, Vince'..... Ed io che mi accingevo ad abbracciarti forte per farti sentire la mia solidarietà.... ahahahahahahah

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    8. @Patricia. Ho letto libri scritti da conclamati ed acclamati grandi autori, ambite firme della cosiddetta Grande Editoria, che sembravano sciocchezze a gogò messe lì a beneficio dei gonzi. Pro bono malum, come Ludovico Ariosto insegna.
      Meglio chi si presenta come una casalinga con l'hobby della scrittura.

      @Ornella. Visto che ti ho fregata? ahahahahahahah

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  10. Ciao! Sono arrivata al tuo blog per caso, ci ho fatto un giro veloce e devo dire che mi piace molto, infatti mi sono aggiunta ai tuoi lettori fissi!
    Lifen

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    1. Ben arrivata Luisa. Le cose migliori a volte avvengono per caso. Poi si rimane e non per caso.

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  11. Molto avvincente e coinvolgente il racconto, non c'è che dire.
    Però, devo scriverlo per dovere di sincerità, della sua veridicità autobiografica ho dubitato presto: troppi lucidi dettagli per essere un tal fattazzo appena accaduto, non sarebbe naturale esaurire così velocemente il fattore choc. E poi, anche, il tornare a commentare sui blog a pochissimi giorni da un simile disastro sarebbe...disumano!a meno di non essersi trasformati nel frattempo in un personaggio come Mastro Lindo...o no?
    :-D

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    1. Giuste le osservazioni, vivaddio! Ma io volevo soltanto fare uno scherzo rapido, non volevo attirare le maledizioni di chi si vede preso per il naso e trascinato nell'orgasmo.
      Peró....però ho in mente una bella storia, che sto lentamente costruendo. Occorre tempo, perché questo scherzetto sia completamente dimenticato, ma ti garantisco Sabina che vi stupirò, come ai miei vecchi bei tempi.
      Ein wunderschöner Wochenende wünche ich Dir voll von Spannung und Spass. Tschüss.

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  12. Herzlichen Dank,und dich auch!
    ...e speriamo di non aver toppato alla grande!

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