venerdì 22 gennaio 2010

IL BRACCINO CORTO

Da quasi quattro mesi sto cercando di rimettere mano al mio romanzo, rimasto alla pagina 73 del word. Inutilmente. È come se ogni volta prendessi la scossa, e mi fa una rabbia, mi fa. Perché non ho il blocco dello scrittore, infatti nel frattempo ho scritto cinque racconti, ho rivisionato il mio secondo romanzo, ho commentato sul blog dei miei amici ed ho scritto onorevolmente sul mio un paio di pezzi. Quando hai il blocco non riesci nemmeno a scrivere cartoline di auguri. E allora? Io l'ho battezzato "il braccino corto", quello che viene ai tennisti che stanno per concludere a loro favore l'incontro di finale: sul risultato di 5-4 al quinto set, con la battuta ed una situazione di quaranta a zero ho sprecato tre match point, mettendo una palla lunga, buttando a rete una volée di rovescio e sotterrando uno smasch da trequarti campo! Una catastrofe, e adesso ho le chiappe raggrinzite dalla paura.
Con questo animus pugnandi ho affrontato oggi il quotidiano assalto alla pagina 74. Ma mi sono fermato alla numero 2. Lì, dopo il titolo e prima dell'incipit del romanzo, dove di solito si scrive un pensiero, oppure un celebre detto, o solamente "a mia madre", che fa sempre un effettone, io ho riportato un versetto bellissimo dell'Apocalisse:
Per questo rallegratevi, o cieli,
e voi che in essi dimorate.
Guai alla terra e al mare,
ché il diavolo a voi è disceso:
un'ira veemente ha nel cuore,
perché sa che breve è il suo tempo.
Mi colpisce profondamente questa discesa del diavolo sulla terra.
Non so che dire: non credo nell'Inferno o nel Paradiso e mi ha dato fastidio che un papa carismatico come Woityla abbia tirato fuori più e più volte 'sto diavolo dal cilindro come se lui ci credesse veramente. Ma forse sono ignorante io, o solamente troppo poco intelligente per capirlo, non escludo nulla. Comunque questo diavolo schiumante rabbia che si avventa sulla terra mi affascina. Il mio vecchio insegnante di italiano avrebbe detto: "Un'espressione pregnante".
La domanda che mi pongo è: perché è breve il suo tempo?
Non è vecchio più del mondo? E non sopravviverà alla fine del mondo? Ma che razza di alter ego di Dio è allora questo diavolo?
In qualche mia pagina del passato ho scritto una frase, che cito a memoria: l'amore e l'odio vanno a braccetto in questo angolo di universo, però l'amore finisce sempre, l'odio mai. È l'odio il motore della vita del mondo. Cioè il Male, cioè il diavolo.
A chi obietta che anche l'amore è infinito, a volte, rispondo che l'unico amore infinito che conosco è quello di una madre per il proprio figlio: sorge dal cuore al primo movimento fetale e non muore mai. Altri amori fino alla morte non esistono.
L'odio col tempo aumenta e produce altro odio; una catena di montaggio senza limiti.
Ma Giovanni dice che il suo tempo è breve. Allora forse vuole dirci che il tempo del mondo è prossimo a concludersi, che tutto finirà ed il nostro amico Belzebù non avrà più anime a disposizione da portarsi via.
Sono oltre 1900 anni che l'Apocalisse è stato scritto e a me parrebbe sufficiente per decretare la fine dei tempi supplementari: non è successo niente, caro Giovanni, ti è andata buca la profezia. Però poi penso alle Torri Gemelle, alle stazioni di Madrid, allo tsunami nell'Oceano indiano, e recentemente ad Haiti e freno la lingua perché, credere o non credere, di fronte al mistero del Sacro bisogna fermarsi e riflettere.
E allora, visto che dobbiamo fare una profonda riflessione, cerchiamo di capire che significato avessero le braccia alzate al cielo di quel bambino haitiano seminudo e sporco estratto dalle macerie cinque giorni dopo il terremoto. Lo tirano fuori e tu ti aspetti un esserino impaurito che piange e si stringe al collo dei soccorritori, e quello spalanca le braccia come se avesse segnato il gol della vittoria all'ultimo minuto.
Un'immagine incredibilmente bella e rasserenante, che mi ha preso alla gola.
Una di quelle cose che non dimentichi più.
Fa da contraltare a quella terrificante del secondo aereo che arriva di volata dalla destra del teleschermo e si infila nella Torre Sud.
Ecco l'amore ed ecco l'odio.
Quale dura più a lungo?

7 commenti:

  1. Sono pronta a sottoscrivertelo un miliardo di volte: l'unico, immenso, infinito amore è quello di una madre per il proprio figlio!

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  2. Sì, è così, lo penso anch'io, anche se purtroppo ci sono delle eccezioni: penso ai casi di madri che maltrattano, che sono complici di violenze e abusi sessuali, alle madri incapaci di prendersi cura del proprio figlio, di volergli bene, alle madri portatrici di patologie affettive, alle madri che deprivano e a quelle opposte, morbose.
    Sì, di male ce n'è tanto, Vincenzo, e sembra ancora di più perchè fa la voce grossa, si impone, spaventa, fa notizia. Il bene invece se ne sta nascosto, umile, silenzioso, dietro le quinte. Nessuno ne parla, forse è per questo che sembra sempre perdente, rispetto al male. Quale dura di più? Ti chiedi. Non lo so, forse sono entrambi infiniti, ma se penso al male immagino una cosa che si avvolge su se stessa, come una spirale, o a un boomerang che ti ritorna indietro, mentre il bene mi fa pensare a qualcosa che si evolve, cresce, si dirama, si trasforma, come un albero, come una cosa viva.
    Rileggendo mi accorgo di aver parlato di bene e male invece che di odio e di amore. Forse sono sinonimi, ma le parole odio e amore sono troppo ... non so, non mi convincono, forse sono troppo piene di sè.
    Commento troppo lungo!!
    Buona notte!!

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  3. Per una volta lasciatemi congratulare con me stesso: avevo intuito le vostre risposte, ragazze. Le riflessioni femminili su certi argomenti sono sempre più puntute di quelle maschili, come cunei che arrivano subito al midollo. Di tutta la mia chiacchierata avete centrato il nucleo.
    Ho sentito l'amore di mia madre rivestirmi come una corrazza, come una cupola. Era una cosa viva, Silvia.
    È morto insieme a lei; solo allora, Ornella, ha avuto fine. Stava scrivendomi una lettera quando ha avuto l'ictus fulminante. Quelle ultime parole fanno fede a quanto tu dici.
    D'accordo Silvia, amore ed odio sono parole un po' tronfie, forse, ma evitavo di usare le parole Bene e Male perché non volevo che qualcuno pensasse che facevo riferimento ai massimi sistemi. Ma il senso è quello, hai ragione.
    Buona notte a voi.

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  4. Sapete, quando io penso al mio "dopo", insomma a quando non ci sarò più, lo faccio solo in relazione a mio figlio. Quello che voglio dire è che, ovunque sarà il mio spirito, vorrei che fosse così forte da dare a mio figlio la sensazione netta e tangibile che io veglio sempre su di lui, pronta a sostenerlo nei suoi momenti di difficoltà e di sconforto affinchè non possa mai dire: "L'amore di mia madre è finito con la sua morte".

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  5. Vorrei confidarvi un mio segreto, non l'ho davvero mai detto a nessuno: ecco, a voi piace scrivere racconti, romanzi e, giustamente, la vostra aspirazione è che vengano pubblicati, io invece,ormai da una ventina d'anni, mi sono ripromessa che, quando sarei andata in pensione, avrei scritto in un bel quadernone ( l'ho anche già comprato)tutta la storia del mio amore per mio figlio, da quando sola sola in casa ( mio marito lavorava lontano) feci le analisi col Predictor alle 3 del mattino per scoprire se ero incinta, e il non poterlo gridare al mondo intero perchè non mi era stato ancora allacciato il telefono e la corsa che poi feci ansimante a scuola irrompendo in segreteria dove finalmente potei gridare " Sono incintaaaa!" ed il segretario che mi risponde " Ah, io non c'entro"! E poi la commozione di quando sentii per la prima volta il battito del suo cuore, e poi ancora quando per la prima volta lo sentii muoversi dentro di me ed anche di come lui mi faceva capire ( io volutamente per divertirmi facevo finta di niente) prima con un piccolo colpetto, poi con due, poi con una vera e propria gragnola di calci che dovevo cambiare posizione quando a letto ero coricata sul fianco. E poi, e poi, e poi... Insomma devo decidermi a cominciare a scriverlo questo lungo racconto, che verrebbe aggiornato di volta in volta, ma che Francesco dovrà scoprire e leggere solo quando la sua mamma non ci sarà più. Ora smetto perchè non intravedo più le lettere sui tasti....

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  6. Che bello, Ornella, è bellissima l'idea del quaderno, ma perchè dopo, e non ora? Dopo non potrà ringraziarti, e dirti che ti vuole bene, e magari vorrebbe farlo. Scrivilo, scrivilo, sei brava a scrivere, ma poi daglielo! Tu che ne pensi iaco?

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  7. Scrivilo immediatamente e passa al tuo Francesco un capitolo alla volta, Ornella, perché sappia quanto sua madre lo abbia amato prima ancora che vagisse.
    Gente, temo che non ci sia niente dopo, ma se ci fosse e se si potesse tornare a vivere, vorrei tornare come donna. Quello che tu hai così bene descritto è, paro paro, quello che mi diceva mia madre e che qualche volta mi ha rivelato Annamaria.
    Quella meravigliosa sensazione di una vita che ti nasce e ti cresce in seno solamente una madre ha il privilegio di averla e di custodirsela in cuore finché vive.
    Da maschietto posso chiederti di dare una pacca sulle spalle di quel tuo segretario per la bella battuta che ti diede alla tua "annunciazione"?

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