mercoledì 23 giugno 2010

TERZO ATTO UNICO

Tranquilli, è l'ultimo

Stanotte ho sognato elefanti bianchi, albini, a spasso per le strade vuote e assolate di una città a me ignota. Ho sognato cavalli bianchi, albini, al passo, al trotto e al galoppo sulle stesse strade di prima, piene di sole, assetate di aria non pulita, non salubre, non inodore.
Passavano tutti davanti a me 'sti animali albini, a me che stavo seduto in un angolo senza sole né vento -come capita solo nei sogni- come chi cerca di stare solo; come quando stai a casa tua a cercare gli angoli più lontani della casa per non incontrarci, per non toccarci, per non vederci, per non guardarci.
Poi, però, è arrivato il mio vecchio amico di liceo Giuseppe P. con sotto il braccio la prima parte già corretta del suo libro.
L'ho aperta: "Il mattino del giovin vecchio signore".
L'ho letta tutta in un lampo -come capita solo nei sogni- e non c'erano più elefanti né cavalli a passeggiare davanti a me.
Il mio amico Giuseppe P. mi ha detto: "Scrivici un libro", e io allora qualcosa ho scritto, ma stamattina appena sveglio ho pensato che non lo avrei mai pubblicato un libro così.
Ma un piccolo post nel mio blog posso sempre farlo partire.
Proviamo, allora.

Sono un giovin vecchio signore un po' all'antica in certe cose: per esempio in treno o sul tram mi alzo per far sedere le signore, anche quelle senza il pancione. Apro la portiera del passeggero e la tengo aperta se deve entrare o uscire una fanciulla, anche se sta sopra i cinquanta.
Faccio la doccia due volte al giorno: appena alzato e prima di coricarmi. Mi rado un giorno sì e uno no; mi lavo i denti dopo ogni pasto e prima di andare a letto.
Piscio attentamente dentro la tazza e controllo a terra fuori della tazza ogni volta; se ci sono goccette le pulisco ben bene.
SEMPRE dopo aver pisciato mi lavo la mani col sapone; anche l'uccello, perché la puzza di cazzo antico mi da fastidio, visto che sta proprio sotto il mio naso.
Sono il primo a svegliarmi: allora vado in cucina e metto tutto in ordine, lavando i piatti sporchi della sera prima e pulendo poi ben bene il lavello. Asciugo piatti e stoviglie e li ripongo.
Tiro su tutte le serrande, che sono tante e pesanti; le stesse che ho tirato giù la sera prima.
Mi guardo intorno e dico: OK! se è veramente tutto OK.
Preparo la colazione per me e per la bella addormentata.
Qualche volta mi scotto col caffè, o mi tagliuzzo le dita col coltello. Allora bestemmio un pochettino, ma siccome le ho numerate da 1 a 10, la bella addormentata nel letto sente che do i numeri e capisce che anche per questo giorno è tutto in ordine.
Mi vesto per uscire; esco e tiro fuori la macchina dal garage e accompagno la dolce signora a fare la spesa e a gironzolare in città -quando non ci siano visite obbligatorie presso medici e massaggiatori.
Passo il resto della giornata facendo tante cose: più o meno le stesse stronzate da mezzo secolo. Solo che adesso non ci sono -Gott sei Dank- figli e figlie in mezzo ai piedi, solo nipoti, ma sono tanto carini col loro nonno, che è il migliore del mondo.
Alla sera non litigo con la sposa per vedere alla TV il mio programma preferito, perché mi fanno tutti schifo, tranne SKY, dove seguo in diretta la mia INTER -che è anche la sua di lei, e quindi non si incazza.
Pertanto lei si guarda i suoi programmi musicali del ca; le sue serie del ca; io mi leggo un libro e scrivo cazzate sul blog.
Mi faccio la doccia e vado a letto cinque minuti dopo la signora della casa, per darle modo di decidere come vuole continuare la serata. Senza oppressione e senza alcuna ansia. Come vuole lei, ADESSO.
PRIMA non c'era bisogno di chiederglielo né di pensarci. Si finiva sempre in un certo modo: restava il quesito su quale posizione assumere, su come metterci, insomma; ma io avevo tanta fantasiosa fantasia, da vendere e lei se ne è sempre fidata.
In quei frangenti sussurravo TANTE COSE CARINISSIME, soffiandole dentro la sua anima PRIMA DURANTE DOPO:
Non solamente paroline caramellose DOPO, che equivalgono a un "adesso lasciami dormire, bambola".

Non ho mai usato in amore quelle stucchevoli e stronzissime parole del cazzo, quali "tesoro - amore - gioia", che servono solamente ad evitare di commettere errori madornali e catastrofici, tipo chiamare Gianna chi si chiama Antonia, e chiamare Michele chi si chiama invece Roberto.
Dimenticavo: non mi sono mai sentito per i motivi elencati di sopra "el campeon de los campeones", ma sempre e solo Vincenzo Iacoponi. Punto e basta.

Che ne pensi, vecchio amico Giuseppe P., può bastare?
Annuisce sorridendomi, e io mi sento tanto più sereno e duttile.

2 commenti:

  1. suggestiva, e da paesaggio incantato l'immagine di elefanti e cavalli albini, e la ricerca degli angoli lontani della casa, nuove prospettive da cui guardare la stessa realtà o rifugi infantili in cui rannicchiarsi. e bella la gentilezza del vecchio signore sul tram: la sento mia, mi ci esercito già da anni, le porte le tengo aperte, sorridendo, a qualsiasi essere umano, anche i maschi, sempre sperando che non si offendano, ché a volte non c'è come l'essere gentili per venire fraintesi di brutto...
    buonanotte, amico scrittore.

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  2. Mentre lo scrivevo sapevo che ti sarebbe piaciuto quell'incipit. Hai ragione, un'immagine suggestiva, che poteva interessare chi, come te, è uno scrittore autentico.
    Tu cogli sempre nel segno, amico mio.
    Ciao Nik, e grazie.

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