venerdì 18 novembre 2011

PROVA DI ROMANZO 3


Da pagina 137 del Word di "INTERVISTA A D.O."


Madame Corinna Cavalleri aprì nuovamente a metà una finestra del corridoio che univa i due saloni principali del secondo piano e tagliò con un coltellino dal manico di avorio la funicella argentata liberando i ventidue palloncini colorati che nel pomeriggio aveva ancorati al davanzale. Therèse, la sua giovanissima ancella còrsa, con sollecita solerzia e consumata abilità gliene preparava immediatamente degli altri usando una bombola di idrogeno compresso, che il Direttore Franziscus Ackermann aveva precedentemente prelevata dalla sua officina al piano terra e lasciata a disposizione della ragazza accanto alla finestra.
-I rossi sono i nostri dolori, Therèse, i bianchi le nostre gioie, i rosa le nostre speranze, i gialli le delusioni, spiegava madame Cavalleri alla giovane còrsa.
-Io pensavo che questi verdi fossero le speranze, per via del colore madame, bofonchiava Therèse poco convinta.
-Il verde è il colore della bile, ragazza mia; questi verdi sono gli odi e i veleni che ci portiamo dietro per tutta la vita, quelli che produciamo in proprio e che schizziamo sugli altri, sui nostri nemici, e quelli che gli altri, i nostri nemici, ci schizzano sulla faccia. Hai capito, chéri?
-Oui, madame.
A Therèse non importava un fico secco dei veleni dei nemici e delle gioie degli amici, il suo cuore batteva svelto svelto per Nicolette, la bambina che era rimasta a Lumio nella sua piccolissima casetta còrsa. L'ultima volta che aveva abbracciato la sua sorellina era stato due anni prima, quando era salpata con la nave dal porto di L'lle Rousse per andare a Marseille. Da allora mai più vista, e adesso dicevano che non c'era più tempo. A madame Cavalleri invece importava soltanto vedere in che formazione i palloncini sarebbero volati verso il cielo. Se si sparpagliano sono dolori e delitti, macabra consolazione dopo così tanti anni trascorsi su questo pianeta pensare di doversi andare a cacciare in ulteriori casini in un nuovo corpo celeste; ricominciare a combattere contro mostri dalle sette teste per sette, ma chissà se stavolta poteva almeno portarsi dietro le esperienze già fatte qui, le botte prese, i tradimenti, le porcherie che aveva subito, non quelle che aveva fatto si capisce, quelle erano state difensive, di sbarramento, nebbie calate intorno per poi fuggire veloce e mettere il culo in salvo, mon Dieu! Chissà se nel nuovo mondo avrebbe rinnovato i fasti del vecchio: Cinecittà, Paris, London, Hollywood. Ah, mon Dieu, mon Dieu, che meraviglia sarebbe stata! Arrivata dal nulla (da dove Corinna, te lo ricordi ancora? Ma da Tunis, certo, figlia di una tunisina e di nessuno), bruttina, scura scura, per fare la serva basta, ma che occhi mamma mia! Signora bella lei si va a mettere in casa una con gli occhi di fuoco con un marito giovane come il suo? E che può fargli? Certo che gli occhi sembrano quelli dell'amante del demonio, ma poi che resta? Magrolina, piatta di sopra e per chiappette due noci; a mio marito piacciono belle polpute come me, guardate qua che natiche e che tette! E poi a lui nel letto piace parlare dopo, mica soltanto...lei mi intende comare; e questa non sa né parlare né stare zitta, poveraccia, che sembra si sia inghiottita la lingua per la fame che deve sempre aver avuto. No, cara comare, non c'è alcun pericolo, troppo scema la piccola per interessare un intellettuale come mio marito. Beh, certo un avvocato di grido, un principe del Foro mica uno stupido qualunque. Ma non è solo quello, comare cara: lui scrive romanzi storici, mica quelli d'amore o di avventura, nossignora, storici li scrive, che devi sapere di storia antica e di geografia, e di alchimia e di scienze, di botanica e di biologia e vattelappesca ancora di cosa, e questo me lo ha spiegato lui una volta nel letto, dopo si capisce comare. E che va a parlare con la moretta di queste cose? E lei che gli risponderebbe? Io nemmeno, per essere sincera, ma almeno lo stavo a sentire in modo intelligente, mi capisce? Con una faccia intelligente, ché lui dopo accende la luce e quando ti parla ti guarda in faccia, mica come certi mariti che la luce non l'accendono mai, né prima né dopo e di parlare non hanno mai voglia, così dopo ti devi far bastare un grugnito che chissà cosa cavolo vorrà dire, se un grazie o una buona notte o magari tutti e due. Se le cose stanno così può stare tranquilla, ché la ragazza non mi pare tanto intelligente. Per capire capisce, ma roba di stirare o di cucinare o di pulire perché quello è ciò che fa con più voglia perché non deve pensare a niente e magari canta, e avrebbe pure una bella vocetta, ma chissà cosa dice, perché parla una lingua strana quando canta. Io comunque dormo fra due guanciali, perché mi fa le cose essenziali, spendo poco, non sporca e non parla mai. Per il resto non c'è problema, comare mia.
E problema non ci sarebbe stato se l'avvocato di grido, il principe del Foro che scriveva romanzi storici non avesse ascoltato le canzoni che canticchiavo io, musica strana, mi dice, musica araba, musica della mia infanzia, e che dolci parole, d'amore non è così? No, sono parole di gelosia e di morte, è una donna che è stata tradita dal suo uomo e spera che rincasi presto perché gli vuole tagliare la gola, e questo prima che sorga la luna, perché non si può scannare un uomo se c'è la luna in cielo. Che meraviglia! Vieni a cantarmela in bagno mentre che faccio la doccia; ma signore, io non entro nel bagno quando c'è un uomo nudo che si lava. Non vedrai niente, chiuderò i battenti della doccia, è vetro smerigliato non si vede niente. Tu canta e io ti pago un mese in più. Posso mandare a mia madre un bel po' di quattrini questa volta, e non mi passa per la testa altro che questo, e lui va sotto la doccia e apre l'acqua e si sente che scroscia, e io fuori dalla porta del bagno appena appena con la testa dentro gli canto la mia melodia appassionata di odio e di morte, tanto non ci sono problemi, la signora non c'è e non torna prima di sera e ho tutto il tempo di mettere in ordine la cucina e l'ingresso, anche se adesso perdo il mio tempo con questo sciocco che vuole sentire la mia canzone mentre che si lava. Ma lui non sta sotto la doccia, è fuori, nascosto dietro l'angolo che aspetta che io metta dentro non solo la testa ma anche un po' del resto e appena vede spuntare un pezzetto mi salta addosso, mi agguanta e mi mette sotto di lui, che pesa almeno trenta chili più di me e ti saluto verginità! Hai voglia poi a piangere e disperarti, lui dice e che cavolo vuoi? Il primo che ti fai è un principe del Foro, un uomo illustre e colto che tu nemmeno osavi sognare, e adesso tu questo lo farai con me quando e dove voglio io, e te ne stai zitta, ché se parli ti sbatto fuori di casa mia a calci nel culo, così ti annullano il permesso di soggiorno perché non hai lavoro, e se io dico che ti ho sorpresa a rubare in casa mia ti sbattono in galera insieme alle ladre e alle puttane, e chi ti tira più fuori da lì dentro? La tua parola contro la mia, te lo puoi immaginare quanto conta la tua parola. E non far capire niente alla signora ché sennò lei ti ammazza di botte, tu sai quanto è nervosa. A me non succede niente se tu glielo vai a dire, ma a te ne suona tante che dopo non ti riconosce nemmeno la mamma tua. Quindi adesso pulisci lì quel sangue che mi fa schifo vedere, mettiti in ordine e piantala di piagnucolare, ché ormai non c'è più niente da fare. E i miei soldi? Ecco, così mi piaci, vuol dire che mi hai capito. Stai tranquilla, ora te li prendo, ma vai a metterli in un posto nascosto, ché non te li trovi la signora, perché io non dirò mai a lei che te li ho dati io, e perché, tu lo capisci vero? E dove li nascondo? Fai un conto in banca, ma non la nostra qui all'angolo; vai nella banca in fondo alla nostra strada, magari aspetta, domani parlo io col direttore che è mio amico e gli dico di aprirti un conto corrente, poi i tuoi soldi li metti tutti lì; ma non ti pensare che io ti dia uno stipendio per ogni volta che tu mi fai un lavoretto; passi per questa volta, promesso è promesso, ma poi stabiliamo un incentivo o qualcosa del genere.
Così andò avanti per tre anni, mentre che madame Corinna Cavalleri, che allora si chiamava Camille Coriot, Coriot come sua madre si intende, cresceva e cresceva e la pelle le si stava schiarendo e diventava come quella di suo padre, le disse la madre quando la rivide a Tunis l'unica volta che andò a trovarla, suo padre che era un francese, bianco ariano e cattolico, ma i capelli e gli occhi neri come quelli dei corvi, come quelli della madre, e quindici centimetri più alta e noci di dietro, ma noci di cocco e due tette sode e a punta che la signora non aveva mai avute, e il ventre piatto come una pista da ballo e insomma tutti per strada si voltavano e le facevano dietro fischi e rumori con la bocca come di chi lecca il gelato, e anche la signora cominciava a capire che l'anatroccolo era diventato un cigno, e cominciava a vedere che il marito le sbavava dietro perché Camille aveva imparato a farlo soffrire e spasimare. E vallo pure a dire a tua moglie, a mettermi le mani addosso deve pensare due volte ché ormai sono più forte di lei e più giovane assai, e se poi mi caccia via ne trovo uomini disposti a prendermi quanti te ne puoi immaginare, a cominciare da quel Procuratore della Repubblica che da un po' di tempo passa quasi tutte le sere qui da noi, non certo per parlare con te di alchimia e di altre cazzate, ma solo per vedere passare me su e giù davanti al suo naso. Me ne sono accorto, brutta puttanella, che gli sculetti a due centimetri dal naso. Ti darei un manrovescio su quella faccia da troietta. Sei geloso? Perdio quanto! Ti ammazzerei quando dai tutte quelle occhiate ai nostri ospiti, che a me non dai più. Non si può, la tua vecchia si sta accorgendo di tutto, ma se te ne starai buono e fermo con le mani ti faccio un lavoretto sul pancino domani dopopranzo quando la strega di tua moglie va dal parrucchiere o dal visagista, ché per metterle a posto tutte le rughe ci vuole un pomeriggio sano.
Così Camille sistemava le dispute col suo datore di lavoro e di extra salario, che era diventato sempre più opulento, come il suo conto in banca che aumentava a dismisura, adesso che non doveva mandare più soldi a sua madre morta per una malattia di cuore, ma solo un mazzo di fiori una volta al mese, che con Fleurop non si spende molto e almeno questo per la propria madre si deve fare. Ma il Procuratore della Repubblica non mollava, aveva sentito odore di selvaggina e ci stava sopra come un leopardo affamato. Le aveva infilato un biglietto nel risvolto della manica: c'era solo un numero di telefono e quattro parole "a tutte le ore". Il numero del suo ufficio in Procura, il numero più sicuro di tutti, le aveva detto. E che cosa vuole da me signor Procuratore? Vuole farmi arrestare signor Procuratore? Anselmo, ti prego, soltanto Anselmo. E va bene, allora Anselmo cosa vuoi da me? Facile la risposta, una parola soltanto, come Camille si era immaginata "Te", facile, come bere un bicchiere d'acqua tiepida. OK! Ma io non voglio fare più la serva, Anselmo, mai più. Dio mio no, certo che no! Tu sei troppo bella per pulire pavimenti e piatti sporchi; te ne starai in un bell'appartamentino sull'Aventino pieno di ogni grazia di Dio. A fare che, ad aspettare che arrivi tu? No, Anselmo, non ci sto. E che cosa vuoi che faccia? Tu conosci Sergio Selvaggi il regista, e poi conosci tutta la gente importante a Cinecittà: presentameli questi amici tuoi, che ti devono tanti favori, digli di fare adesso un favore a te e di piazzare una stellina. Saresti tu? Sono io. Ma non hai mai recitato. Mettici una parola tu e vedrai che non serve avere o no recitato. Tu farai questo per me e io farò tante belle cosine per te, d'accordo? E come non poteva esserlo? Che poi gli straordinari che Camille aveva previsto non fossero necessari, quella fu una piacevole scoperta; ma chi se la sentiva in quella manica di farabutti, fra registi, aiuto registi, sceneggiatori e soprattutto produttori di farsi trovare in mutande ai piedi di un lettone per un provino, sapendo che la fanciulla da sprovare era l'amichetta del potentissimo Procuratore Generale della Repubblica? Caution, Vorsicht, circonspetion, cautela e diffidenza occorrevano, meglio non inoltrarsi nel campo minato, meglio non immergere nemmeno la punta dell'alluce nel liquido se se ne conosceva bene la natura e la temperatura; astenersi bravamente e prego signorina si accomodi, su una poltrona magari scomoda, ma di sicuro a una piazza e piuttosto duretta. Una particina in un film in costume, tanto per cominciare; costumi romani antichi, una spalla scoperta che si veda un pochino ma non troppo, tranquillizzi sua eccellenza, c'è una gonna con lo spacco, andava di moda allora e anche adesso, e lei signorina non ha nulla da temere con quelle sue gambe lunghissime, talmente lunghe che dovremo fare uno spaccone per farne vedere appena la metà, e finiva con una risatina a singhiozzo, poveraccio. Eri brava Camille, questo non se lo aspettavano, nemmeno sua eccellenza, che veniva ogni sera nel superattico sul Gianicolo a controllare che tutto fosse a posto per l'occhio della testa che gli costava quella baracca, e Camille era sempre a posto, sempre pimpante perché era agli inizi di una carriera che se lei avesse avuto accortezza poteva portarla assai lontano, ma se lei avesse fatto la stupida la poteva portare soltanto a Tor di Quinto o in un vicolo del centro storico; questo Camille lo aveva capito bene e si applicava giuliva e coscienziosa ai suoi doveri, tanto sua eccellenza era un po' avanti con gli anni e lei se la cavava con una dimenatina di tettine dorate e di chiappette sante. Il difficile era risvegliarlo ogni volta perché non fosse troppo tardi per portare la moglie a cena o a teatro, che ci teneva così tanto poverina a farsi vedere in giro sottobraccio al suo importantissimo marito. Ma tu Camille eri veramente brava in quel tuo nuovo lavoro, e i registi se ne accorsero subito che tu bucavi lo schermo, e ti si vedeva anche in fondo e in mezzo a mille, e allora mettiamola davanti alla macchina da presa quella stallona anche se non sa dire nemmeno una parola, ma guarda guarda, sa anche parlare? E se sapesse anche recitare? Proviamo un po' con una commediola leggera, tanto per vedere come se la cava. Se la cavava col record degli incassi, ecco come se la cavava. C'erano voluti solo un paio di anni per arrivare ai grossi film che costavano cari, e poi subito un riconoscimento a Cannes e poi a Venezia e poi da per tutto. La prima attrice italiana ( ma sì, faglielo dire che ti frega, scordati Tunis e lascia che ti trovino una famiglia medio borghese di Messina come ceppo di origine, e tu ti chiami adesso Cori Cavalleri, Cori da Corinna che fa tanto effetto come nome antico e impegnativo) la prima attrice italiana dicevo che si stabilisce in pianta stabile a Hollywood e si becca due Oscar con la regia di, e di. Mamma mia, chi se lo sarebbe mai sognato che da una scopata rubata su un pavimento di un bagno sarebbe venuto fuori tutto questo bendidio! Tempo di grande vita, tempo di grandi amori, perfino lo Sciah di Persia soggiornò brevemente ma intensamente sotto le mie coltri e mi regalò questa stupenda collana di perle nere che da allora porto sempre al collo, anche adesso si capisce che mi aspetto di andare sul prossimo mondo con questa al collo a miracol mostrare come le donne dei poeti antichi.
E intanto controlla in cielo che formazione hanno preso i palloncini, che a quel che sembra se ne stanno volando belli compatti come una grossa nuvola colorata. Benissimo allora! I nostri grossi guai e i dolori li lasceremo su questo pianeta moribondo e alla fine ci ritroveremo in qualche bel posticino, senza afflizioni addosso e senza rogna da grattarci.
Chissà con quale dei miei vecchi amanti mi capiterà di volare questa volta?


10 commenti:

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  2. 1. Aborro la brutta moda di lanciare palloncini per ogni cagata: l'inizio dell'oratorio, il matrimonio, la festa di compleanno. Il giorno dopo spedirei a calci in culo ogni allegro lanciatore a togliere il proprio triste palloncino sgonfio dalla cima dell'albero.
    2. Preferisco l'uomo dormiente all'uomo parlante, dopo.
    3. Fosse stato scritto cent'anni fa, la servetta sarebbe morta mentre, messa all'indice, dava alla luce il figlio della colpa. Per fortuna le cose sono un pò cambiate e la donna abusata, oggi, può ricorrere alla giusta vendetta.
    Bella storia.

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  3. 1.Camille/Corinna lancia palloncini non per festeggiare, ma per scaramanzia, e per intravedere -da come si compongono o si scompongono- il suo futuro.
    2.Preferisco la donna che non si addormenta, dopo, ma aspetta per ascoltare se io -eventualmente- abbia qualcosa da dire. Non sto mai zitto.
    Verità sacrosanta. Aggiungi che se lo scrittore fosse stato un bacchettone gliele avrebbe suonate lui sul groppone, a parole, e l'avrebbe lasciata al pubblico ludibrio. V.I.invece di tutto potrebbe venir accusato, ma non di bacchettonite.
    Il pezzo fa parte di una storia variegata e complicata. Ne ho estrapolato un paio di pagine.
    Bel commento.

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  4. Io "dopo" preferisco le persone parlanti... anzi, odio proprio il definire tecnicamente e burocraticamente "il dopo" quei momenti di dolcezza e intimità (magari saltandoli a piè pari per mettersi a fumare o correre a lavarsi!), così come non sopporto chi chiama "preliminari" la tenerezza e l'estasi erotica di ciò che accade "prima" (magari vantandosi pure di "saltarli" "perché lei vuole solo SENTIRE CHE CI SEI, eccheccazzo!") insomma rimango sconcertato davanti alla quantità di persone che confondono il fare l'amore con l'attività di uno stantuffo-trivella...

    Questo pezzo mi pare all'altezza dei grandi classici... però tu vuoi male ai nostri occhi, mon ami: un testo così lungo e compatto, coi caratteri così piccoli, e senza mai uno stacco... Comunque ti perdono volentieri, perché è buona scrittura.

    Ma per non sembrare troppo sviolinante, dopo averti paragonato ai classici ti muovo una piccola critica: come lettore mi infastidisce sempre l'accordare al femminile e al plurale certi tempi verbali. Fossi il tuo editor sarei pronto a litigare per importi di scrivere "che aveva ancorato" invece di "che aveva ancorati", e "che aveva precedentemente prelevato" invece di "che aveva precedentemente prelevata". Ma sono sottigliezze, ovviamente, e soprattutto sempre opinabili... :)

    Ciao!!

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  5. Non sviolino nemmeno io, credimi; però aspetto il tuo commento sempre, come aspetto quello di Silvia. Siete diversi, andate assai spesso ognuno per la vostra strada, ma io riesco a seguire entrambi.
    Il "prima" e il "dopo". Esatto Nik, si tratta di momenti che appartengono, o meglio dovrebbero appartenere ai due componenti della coppia. Quindi effusioni prima e dopo, come se non ci fosse un inizio e una fine. Però, ammettilo, una persona che appena finito corre in bagno e poi si addormenta accanto a te, magari ronfando, non è il massimo.
    Quando mi è capitato, perché a tutti capita un incidente in amore, io l'ho svegliata.

    Bravo! C'è un'impostazione classicheggiante, quasi alla Stendhal, se mi permetti. è l'intera storia che si dipana in autostrade e strade di campagna e vicoli cittadini. Una storia in fieri, un tantino ambiziosa, che darò alle stampe postuma. Questo è il mio desiderio.
    Perché? Perché conclude un cammino, una vita. Non ci può essere altro dopo da parte dell'autore.
    Penoso sto pensiero, vero?
    A me vengono di tanto in tanto e questo ce l'ho in testa da parecchio.
    Ma una volta farò un post per spiegare che cavolaccio voglio con questa Intervista a D.O. -che come avrai certamente capito significa Dio Onnipotente.

    Non voglio male ai vostri né ai miei occhi, ma non mi riesce di fare un formato intelligente e ben fatto per tutti. Sono scarso in materia.

    Mi ci fai pensare. È una reminiscenza del classico, un po' del latino e un po' del greco, di cui non riesco a liberarmi.
    Fammici pensare, ma credo tu abbia ragione.
    Staremo a vedere in futuro.
    Per il momento grazie per la critica, le felici espressioni, e l'esserti proposto come editor.
    Non saresti niente male.
    Ciao Nik.

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  6. Non è poi un pensiero così penoso: molti grandi hanno voluto e avuto stampe postume, basti pensare a Nabokov...
    Ri-ciao mon ami.

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  7. Se non altro sarò in buona compagnia. Non so però se fossero partiti una ventina di anni prima raccogliendo gli appunti di una storia infinita, o quasi, con lo scopo di lasciarla pubblicare agli eredi.
    A dir la verità a me è maturata questa idea un po' per volta: l'ho trovata nei vicoli e nelle viuzze che percorrevo quasi sempre a sera tarda, dove andavo a cercare le pagine sparse della storia che mi stavo inventando. Penso proprio che l'idea mi sia piaciuta per la sua poca originalità, perché se hai un'idea veramente originale e vincente vuoi farla conoscere -leggi pubblicarla- da vivo, per vedere l'effetto che fa.
    Ri-ciao Nik.

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  8. Ottima la nuova veste grafica, e i caratteri più grandi. Però il fiume di parole resta sempre fiume di parole: mi raccomando per le prossime volte qualche stacco, cioè una spaziatura dopo qualche a capo, in modo da spezzare il tutto in almeno quattro-cinque tronconi, affinché la vista vi si possa ancorare senza "andare insieme". (Anche se nel romanzo o racconto di turno tale spaziatura non c'è: ma per leggere a video è quasi indispensabile).
    Ciao Enzo!!

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  9. Come avrai fatto caso tengo -meglio, cerco di tenere- conto di tutti i consigli che mi dai.
    Il prossimo post, che ho già per metà scritto, non c'è pericolo di avere le tue rampogne, perché è tutto uno stacco.
    Volevo arrivare fino alla fine per vedere chi ce l'avrebbe fatta a leggerlo tutto, ma non ce l'ho fatta io a scriverlo tutto.
    Sono caduto a pancia all'aria come Charlie Brown, con la lingua di fuori.
    Buon per tutti così.
    Ciao Nik!

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  10. GRANDE!
    CLAP CLAP CLAP ....
    Hai fatto tutto da solo o hai chiamato rinforzi?
    Nuovo governo, nuovo iacoponi blog.
    Nik è stato al tuo vecchio blog come i mercati sono stati al berlusca.
    Ora ti si leggerà sempre con piacere ma meno faticosamente.
    Read you tomorrow ...
    silvia

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