venerdì 27 gennaio 2012

TERZO SEGUITO

Ultimo, però, altrimenti tanto vale postare l'intero romanzo


Una nuova estate è incominciata: sembra la più calda di tutte.
Alessia è diventata bellissima, alta quasi quanto lui, molto sviluppata per i suoi dodici anni: adesso è proprio sicuro di essersi preso la cotta per sua cugina.
Qualcuno gli ha riparato la bicicletta e tutto il giorno è in giro a pedalare, insieme ad Alessia, che è molto veloce sulla sua bici nuova. Anche Amedeo, però, ha una bicicletta nuovissima, una Atala da corsa. Gliel'ha comprata suo padre come premio per la licenza media, che ha preso con un anno di vantaggio su tutti gli altri della sua età.
-Perché lui è bravo, dice Alessia, e da grande farà il medico del Comune.
Chicco ormai ha capito che sua cugina s'è presa la cotta per Amedeo e questo lo fa impazzire dalla rabbia.

I giorni passano nel sole e nella calura, tutti uguali.
E arriva il giorno più uguale di tutti, il più afoso di tutti. Le cicale friniscono sugli alberi di gelso all'infinito, non la smettono mai.
È un giorno di festa grande, anche se è soltanto un sabato qualunque, ma è il 65° compleanno di nonna Antonietta: i parenti e gli amici, vale a dire tutto il paese, verranno in cortile a festeggiarla, a portarle fiori e regali, a bere un bicchiere insieme, a mangiare una fetta delle cento torte, delle mille torte buonissime, che le donne hanno preparato lavorando tutta la settimana.
Sotto il grande albero di fico, al centro del cortile, hanno sistemato una tavolata ricoperta con una tovaglia di lino bianco, quella delle grandi occasioni, imbandita con fiaschi di vino ancora chiusi e caraffe di aranciata, di limonata e di the freddo. Le donne imburrano tutto il tempo fettone di pane alte un dito, e poi arriverà il pollo arrostito, se ne sente già l'odore uscire fuori dalle finestre spalancate della cucina.
-Non lo dimenticherai questo giorno, mamma, grida zio Aldo, il più giovane dei sei figli di nonna Antonietta.
-Non te lo faremo dimenticare, grida convinta zia Giulia, la figlia maggiore, che tiene intanto d'occhio i due nipoti più grandicelli e più pericolosi.
-Adesso però voi due ve ne andate via di qui, ché fate solo confusione, dice guardando Chicco e Alessia con la faccia seria. Andatevene a fare un giro con le vostre biciclette, gli fa mettendogli le mani sulle spalle e allontanandoli. Ma state alla larga dal fiume, mi raccomando, aggiunge quasi gridando.
Appena arrivati in strada, spuntato dal nulla, Amedeo con la sua Atala si affianca ad Alessia.
Ecco cosa ci vuole a far diventare pessimo un giorno che sembrava bellissimo.
-Tu che c'entri? lo apostrofa Chicco. È la festa di mia nonna, non della tua.
Nessuna risposta.Amedeo mette il muso sul manubrio e continua a pedalare dritto.
-Perché non te ne vai? insiste Chicco.
-Lui resta qui, perché è amico mio, si intromette Alessia acida.
"Lo difende, sentila come lo difende!", pensa Chicco e comincia a pedalare forte.
Amedeo scala le marce, ne ha 24.
Chicco scala le marce: lui ne ha 28.
Amedeo scala e si alza sui pedali.
I due sono curvi sui manubri e fanno a chi scoppia per primo. Boia chi molla!
Alessia tiene botta a gran fatica: arranca in ultima posizione. gonfia le gote, sbuffa e pigia sui pedali a più non posso. Con il comando delle marce non ci ha ancora capito tanto, per questo perde terreno e li vede andar via come motorini. Gronda sudore: sua madre gliene dirà in tutte le lingue quando la vedrà tornare in quello stato.
Amedeo ha la bici più leggera e sull'asfalto vola: è primo, ha dieci metri di vantaggio, ma già guarda preoccupato davanti a sé dove l'asfalto finisce e inizia lo sterrato. Arrivato lì si ferma. Non vuole rovinare i tubolari.
Invece Chicco, che proprio lo sterrato aspettava, passa come un razzo, ché lui ha una mountain bike e sullo sterrato gioca in casa.
Quando Alessia arriva si ferma accanto al suo amichetto. Anche lei monta una mountain bike, ma ha paura di cadere.
-Torniamo indietro. Amedeo, gli dice.
Chicco si gira, vede la scena e si ferma. Se l'era immaginato che lei sarebbe rimasta accanto ad Amedeo e ha il cuore pieno di veleno.
-Hai fifa, Amedeo? sghignazza rabbioso. Sei più femmina tu di lei.
Amedeo non gli risponde: gira il manubrio verso il basso, verso la sponda del fiume. Sulla sabbia sa correre bene e non si lacerano i tubolari.
-Che fai? Lascia perdere! Torniamo indietro, Amedeo, lo supplica Alessia.
Ma Amedeo già va in picchiata nel prato diretto al fiume.
-Fermati!, gli grida dietro Alessia, col pianto nella voce. E tu lascialo in pace!
Ma già Chicco torna indietro e infila il corridoio d'erba dove è passato il rivale. Va veloce come una bomba e lo supera.
-Via! Via! Via! gli grida a squarciagola. Levati di mezzo, coniglio.
Scende fino alla riva, le ruote dentro l'acqua, che affiora sopra la mota.
Amedeo si è fermato un paio di metri più in alto. Perché non sa nuotare.
Alessia è ancora sulla strada asfaltata, una ventina di metri più su. Neanche lei sa nuotare. L'unico nuotatore è Chicco. Ha frequentato tutti i corsi alla scuola di nuoto nella piscina sportiva a Civitavecchia. Ha fatto già un paio di gare nella vasca da 25 metri. Gli hanno detto che è una promessa.
-Cos'hai? Ti cachi addosso? grida ad Amedeo con rabbia, scendendo dalla mountain bike coi piedi dentro l'acqua. Perché non fai vedere a mia cugina quanto sei bravo?
Anche Amedeo è sceso dalla sua Atala: adesso sta anche lui con l'acqua alle caviglie.
-Fermati! gli urla Alessia dalla strada. Non litigare con lui. Non vedi che lo fa apposta?
Ma Amedeo oramai non la ascolta più. Ce l'ha con Chicco di brutto e forse vuole mollare una scarica di cazzotti sul suo muso arrogante.
-Chi pensi di essere tu? gli grida con la bava alla bocca. Sei un cittadino presuntuoso che vuole comandare nel nostro paese. Cosa vuoi da lei tu che non vali niente?
-Vuoi fare a cazzotti? ringhia Chicco. E fammelo vedere.
Si pianta bene sui piedi e appena Amedeo parte all'assalto fa un passo in avanti, lo afferra per i lembi della camicia che gli svolazzano sul petto, si piega di lato e appena l'altro perde l'equilibrio lo spinge in acqua.
-Fatti un bel bagno! gli urla.
Gli è piovuta addosso una beatitudine folle: è andata proprio come sperava. Adesso sì che ci sarà da divertirsi: vederlo sguazzare come un gatto impazzito in mezzo metro d'acqua. Che figuraccia con Alessia! La grande cotta sgonfiata come un palloncino bucato.
L'urlo che discende dalla strada lo riconduce alla realtà.
-Tiralo fuori! Tiralo fuori, Chicco! Sta affogando, grida Alessia in preda al panico.
-Che ti piglia? Nessuno è mai affogato nell'acqua così bassa.
Ma Amedeo è sparito. Ricompare dopo qualche secondo cogli occhi del terrore e la bocca spalancata. Si dibatte, sparisce di nuovo. Riemerge una mano, un braccio, metà della faccia, un ciuffo di capelli, un piede. È una lotta furibonda.
-Buttati!
Non è l'urlo di Alessia, è l'ultimo spasimo di Alessia.
Ma Chicco non riesce a buttarsi in acqua: una forza terribile lo pietrifica al suolo.
Non la vede: la sente arrivare. Gli passa di lato come un fulmine, salta in acqua a testa in giù. Neanche il vedere la cugina nel fiume riesce a sciogliere il gelo che gli avviluppa i muscoli. Serra i pugni, spinge il busto verso l'acqua ma i suoi piedi sono infilati nell'inferno.
Vorrebbe urlare, ma dalla gola esce un gorgoglio fioco. Per una, due volte vede emergere qualcosa di lei, non sa più cosa. Un pensiero mostruoso e disperato gli rimbalza dentro il cranio: Alessia non sa nuotare, non potrà mai salvare Amedeo, non potrà più salvare se stessa. 
Per un attimo riemerge il suo viso e non c'è terrore, né pena nei suoi occhi.
Poi il viso si inabissa e lei scompare. 



8 commenti:

  1. Grazie della tua visita e del tuo contributo, Soffio. A buon rendere.

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  2. La vuoi smettere con questa serie di morti annegati?
    Mi fai venire la depressione post-post!
    A quando un bel raccontino comico?

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  3. Quanti altri morti per annegamento hai letto descritte da me?
    Qualcuno moriva tra le fiamme, se non ricordo male.
    Raccontino comico? Cosa c'è di comico oltre la vita del c* che viviamo?
    Silvia, mi sembra un intervento a gamba tesa dal di dietro, e non mi piace mica!

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  4. scusa,
    non volevo essere scortese.
    In effetti quell'altro tipo non era annegato, aveva solo tentato di farlo senza riuscirci.
    Il fatto è che quel tipo di morte mi angoscia, e non mi piace nè pensarci nè che qualcuno mi ci faccia pensare.
    Ne parlavo giusto con g. settimana scorsa, sotto il ponte di Paderno, il giorno del traghetto di Leonardo.
    Ogni tanto qualcuno si butta da quel bellissimo e altissimo ponte, e mi chiedevo come si possa pur nella disperazione scegliere una morte così brutta.
    Alla fine io e g. abbiamo concordato che il suicidio meno spaventoso sia quello con il ciodue.

    ... La vita che viviamo è quanto di più tragicomico si possa immaginare :)

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    1. Non mi ero offeso, credimi; solo dispiaciuto. Possibile, mi dicevo incautamente, che un racconto così sentito, così nitido, così descritto da un bambino -perché questa era la difficoltà maggiore- con espressioni da bambino un po' cresciuto ma non troppo -era facile cadere nel patetico e non l'ho fatto- possibile dicevo, che possa suscitare solo un senso di rifiuto? Possibile che si veda -che lei veda- solamente l'atto finale, l'atto della morte e non il complesso di sensazioni che a tale doppia morte avevano condotto?
      Conosco la tua sensibilità e il tuo acume e mi sembrava che fossero momentaneamente assenti.
      Tutto qui, ma ogni opinione è valida, se espressa civilmente; a volte anche se espressa in modo poco civile, o subdolo, a doppio significato cioè, da interpretazione libera, come il commentino di Soffio, che non si capisce se lodi o stronchi.
      Ma lui non lo conosco e quindi mi astengo.

      PS: la morte in acqua è odiosa e intollerabile: la peggiore immaginabile. La migliore è un buon colpo di pistola in bocca mirando al palato.

      ...vero: per quanto un autore possa essere fantasioso non può mai battere la vita nelle sue farse, nelle sue miserie, nelle sue tragedie. Inimmaginabile.:)

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  5. Mah, per quanto riguarda il dibattito sulla morte per annegamento non saprei che dire... nel film MARE DENTRO il protagonista dice che appena l'acqua entra nei polmoni la morte è istantanea, e in questo senso potremmo considerarlo (se è vero) un modo dolce di andarsene, e più sicuro del colpo di pistola con cui sbagliando di millimetri si rischia di rimanere vivi ma deficienti... Forse la morte in acqua è intollerabile non tanto per l'annegato (specie se volontario) quanto per chi rimane, perché lo spettacolo è sempre raccapricciante...

    Ma bando a questi brutti pensieri: sempre di buon livello la tua scrittura, macché t'oo dico affà? :-))

    Buona domenica!

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  6. Nik, stiamo comunque sempre discutendo di morte volontaria, non accidentale, a meno che il tizio con la pistola in bocca non volesse tentare di provare il brivido del gelido metallo a contatto con la lingua e la mucosa del palato.
    Pertanto sempre abominevole morte e da evitare come la peste.
    Io nell'Iliade ero per Ettore, mentre tra i greci stavo per Aiace Telamonio. L'unico che fa un suicidio regale. Si uccide perché ha in uggia i mortali, che non lo considerano per quello che realmente egli è: il migliore dopo Achille e quindi meritevole di ereditare le sue armi alla sua morte.
    Vanno invece al lecchino Ulisse, che briga e corrompe per averle, come sempre succede sia in Grecia sia da noi.
    Disdegno della vita, ecco, questo sarebbe un motivo secondo me l'unico- per rifiutarla e morire.
    Hai perfettamente ragione: la morte nell'acqua è tremenda per chi, tra i parenti, sarà chiamato ad identificare i resti, magari rimasti in acqua più a lungo di poche ore.
    Sai che ti dico? Mi piace avere suscitato questa dotta discussione tra amici su un tale argomento, con un raccontino "non comico", ma passabile, dico io, col tuo e anche l'altrui sostegno, per il quale ringrazio.
    Ciao. Buona domenica anche a te:))

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