venerdì 24 febbraio 2012

FORSE PER QUESTO


Sebastiana veniva da lontano, da un paese
sul mare, mi disse, e io che c'ero stato
da giovane ufficiale di artiglieria
le ricordai il colore dei fondali:
"Verdi. Sono verdi come gli occhi che hai".
"Hai ragione, rispose, ma tieni a posto le mani".
Tanto, pensai, abbiamo ancora parecchia
strada da fare insieme e sta venendo giù 
la notte; così lasciai una mano sul pomello
della leva del cambio e l'altra
sul volante, che la poteva vedere mentre
stava seduta, girata sempre verso di me con le
ginocchia unite e la gonna tirata stretta
che le era salita giusto fino a metà delle cosce.
È buio fuori, e qui dentro solamente
la luce del cruscotto e i riflessi del chiarore
sul suo viso. Ma appena ho fermato
in un parcheggio isolato le è scesa un'ombra
sulla faccia come quando di notte
una nuvola passa davanti alla luna.
"Sono stanco e tu non sai guidare; restiamo
ancora un po' qui, poi andiamo via a tavoletta".
Con aria indifferente ho messo in pratica
un paio di vecchi trucchi: si abbassa
il perno di chiusura della portiera accanto a me,
e si chiudono automaticamente tutte le porte;
poi un pezzetto di legno, sempre pronto, infilato
come un cuneo a premere sul fermo
dal mio lato e lei non apre più dal suo;
poi si tira la leva che abbassa i due sedili
davanti e lei va giù con la schiena in basso.
Se non le dai il tempo di pensare, in un secondo
le tiri su la gonna e le sei addosso.
Il resto viene da sé. Certo è una bella lotta,
ma dà più soddisfazione, è più emozionante
e alla fine te la sei proprio goduta.
Ma lei mi ha detto verme schifoso e mi ha
graffiato sul collo. Verme schifoso mi ha detto,
e le schizzava il veleno dagli occhi.
Mi odiava e se avesse avuto in mano
un coltello mi trapassava il cuore.
Forse per questo le ho stretto le mani intorno al collo,
ma non volevo che morisse, solo farla star buona;
ma poi lei non si è mossa più e io ho capito.
Non ci potevo far più niente, signor Commissario.
Forse per questo l'ho abbandonata nel bosco, 
ma solo coperta di frasche e di foglie secche.
Non l'ho seppellita, signor Commissario,
perché non volevo che la terra sporcasse la sua
pelle che era ancora così fresca, forse per questo.

2 commenti:

  1. Terrificante ma perfetta.
    E l'odiosa violenza (e l'altrettanto odiosa, meticolosa preparazione tattica) giunge pure inaspettata, dopo un inizio che pare genialmente comico (la poesia degli "occhi verdi" subito contrapposta al "tieni a posto le mani"... danno l'idea di un contesto giocoso, tutt'al più malandrino, e invece...)
    Buon fine settimana!

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  2. Una poesia è diversa da un racconto, dove tu grosso modo fin dall'inizio hai ben presente in quali vicoli ti stia cacciando e difficilmente strada facendo ti indirizzi altrove. Almeno per me una poesia nasce da un momento, da un'immagine, qualche volta da un paio di versi che ti vengono su spontanei, sui quali incominci a fantasticare.
    La prima parte -la poesia degli "occhi verdi"- l'ho scritta tre notti fa. Poi l'altro ieri il finale. La notte precedente la pubblicazione sul post ho descritto "la meticolosa preparazione tattica", odiosa anche a me, e fortunatamente da me mai messa in pratica. La conoscevo, però, perché alcuni dei nostri amici se ne vantavano.
    Io, ai miei tempi andavo al cinema a pomiciare con la ragazza di turno, sempre nell'ultima fila della galleria, con le spalle al muro, e non succedeva mai niente di irreparabile. Ci si strofinava un po`, pomiciate al sangue, ma niente di più.
    Bei tempi, che nostalgia.
    Buon fine settimana anche a te, mon ami.

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