lunedì 26 marzo 2012

OMAGGIO A NICOLA PEZZOLI

Il 22 marzo scorzo Zio Scriba ci ha regalato sul suo blog un post delizioso: "La mano del caporale". Mentre lasciavo un mio commento mi passava per la mente l'idea intrigante di farci un post mio. A convincermi del tutto è stato proprio Zio Scriba che, rispondendo al mio commento definiva il mio pezzullo qualcosa che possedeva "tutta l'epica e la visionarietà di un grande film in poche righe".
Nel farne omaggio a lui io mi auguro solo che questa volta le "non poche righe" non abbiano a distruggerne l'epica e il respiro di un film.
Grazie Nik. È per te.

Tarcisio Marinelli era stato nominato capitano da un mese appena. Quella sera rientrò prima di cena nel suo alloggio in via Zara 18 per indossare la diagonale: stava per cominciare la sua prima settimana di servizio come capitano d'ispezione. Aveva una camera in affitto sul lato sud della villetta. Sulla porta incrociò me che uscivo in divisa ordinaria; abitavo nella stessa villetta in una stanza sul lato nord.
Si accorse che indossavo gli anfibi, coi pantaloni già infilati dentro.
-Sei di picchetto, Iacopò?
-E nun me vedi?
E gli mostrai il pacchetto contenente la fascia azzurra che avrei dovuto indossare.
-Stanotte non ti farò dormire. Stai attento che ti castigo.
-Nun fa lo stronzo, Tarcì.
Facevamo coppia fissa a scopone scientifico e a tressette al circolo ufficiali.
Ci lasciammo con un paio di battutacce. Nessuno di noi immaginava che eravamo stati entrambi trombati alla grande.
Lui lo venne a sapere mentre prendeva le consegne dal collega anziano.
-Il colonnello comandante ti aspetta nel suo ufficio. Ti vuole parlare.
Il colonnello Norberto, già in odore di santità perché prossimo generale, disse a Marinelli che doveva stringere le chiappe perché l'indomani avrebbe ricevuto la visita del comandante del Presidio di Udine, il più gran cazzone del reame: il generale di CA Mosca, l'uomo che proprinava arresti per ogni cagata di mosca, appunto. Odiava i capitani di prima nomina, "coglioni gasati"; odiava i sottotenenti di complemento, "borghesi in divisa troppo corta".
-Stia attento al suo ufficiale di picchetto, che domani rischia grosso, disse Norberto a Marinelli; mi raccomando i numeri e la pulizia.
I numeri riguardavano l'entità della forza in attività di servizio; la pulizia invece l'assenza di cagate di mosca e polvere sulle divise, sugli scarponi, sulle scale e sul sacro suolo dell'ingresso della caserma "Monte Pasubio", sede del comando del glorioso Rgt di fanteria "Nembo", e del primo e secondo Btg. Nonché del distaccamento di due Gruppi del 155° Rgt di artiglieria controcarro: il 113 -il mio Gruppo- e il 114.
Mi vidi piombare addosso Tarcisio Marinelli col fiatone mentre firmavo una montagna di documenti.
-Mamma mia che culo che ho, Iacopò! Pensa che il primo giorno del mio servizio di ispezione mi tocca un ufficiale di picchetto dei controcarri, un corpo di guardia dei controcarri e un sottufficiale di servizio dei controcarri. Tutti sti baschi neri all'ingresso. Che culo!
-Da quando in qua ti facciamo schifo, Marinè?
-Da quando mi hanno detto che domani arriva Mosca.
-Il generale Mosca?
-Quello.
-E che vuole?
-Spaccarci il culo a me e a te. Ci hanno fregato, Iacopò.
Due minuti dopo scoppiava la terza guerra mondiale.
Piombai nel quartiere del corpo di guardia come un missile. Al sergente maggiore Maiorana, sottufficiale di servizio, e al caporalmaggiore Tilli, capoposto, feci più o meno questo discorso.
-Domattina alle sei tutti a pulire l'ingresso e le scale della palazzina comando. I marmi del pavimento devono brillare, bril-la-re capito? Dopo pulito montateci la guardia e nessuno passa più sopra il pavimento, nemmeno Cristo. Divisa in perfetto ordine, anfibi lucidi che devono luccicare; baschi col fregio diritto e non a traverso e dite al trombettiere di lucidare la tromba dentro e fuori.
-E il servizio di guardia? Mi chiese Tilli.
-Non me ne frega un cazzo se la caserma va a fuoco, voi curate scale e pavimenti. Domani arriva Mosca.
Sbiancarono in faccia.
-Proprio domani?
-Sì, proprio domani, porca puttana!
Rientrai nel mio alloggio disperato. Ma guarda tu che sfiga: con 84 subalterni della fanteria e 16 dell'artiglieria doveva capitare proprio a me fare il picchetto il giorno che arriva questo gran figlio di una troia.

Durante la notte Marinelli se ne tornò a casa, ma io non riuscii a chiudere occhio.
Al mattino alle sei eravamo tutti impegnatissimi  sulle scale, sui passamano, e sui fottutissimi marmi grigio azzurri dell'ingresso principale. Chi controllava -un capitano d'ispezione, un sottotenente di picchetto e un sottufficiale di servizio- e chi spremeva olio di gomito con stracci e spazzoloni -un caporalmaggiore e undici artiglieri- ; esentata solamente la sentinella immobile nella garitta esterna.
Alle sette l'aiutante maggiore in seconda, un tenentino del Nembo mi portò "i numeri", un foglietto battuto a macchina con sopra scritto quanti ufficiali, quanti sottufficiali e quanti graduati e uomini di truppa si trovavano in quell'albergo per tutta la giornata.
Dovevo impararmeli a memoria, non potevo sparare cazzate a Mosca, che memorizzava tutto, poi salito al piano di sopra controllava con l'originale della "Forza presente". Se avessi sbagliato un solo numerino sarebbe stato meglio mi fossi preso a calci in culo da solo.
Alle otto iniziò la spasmodica attesa.
La sentinella cogli occhi puntati all'inizio dello stradone, da dove sarebbe arrivata la 1400 Fiat blu con la bandierina azzurra sul parafando anteriore destro; il capoposto controllava cinturoni e posizionava baschi; il trombettiere continuava a strofinare la tromba con un fazzoletto; il sergente maggiore Maiorana montava la guardia al pavimento e guai a chi ci passava sopra; l'ufficiale di picchetto ripeteva ad alta voce numeri in sequenza -92, 211, 864- mentre il capitano d'ispezione gli ballonzolava intorno e ogni cinque minuti spariva per correre al cesso: gli era venuta la pisciarola.
Tutti in piedi come le gru, quegli uccelloni rosa che stanno ritti su una zampa sola: prima la destra, strofinando energicamente sui pantaloni all'altezza del polpaccio l'anfibio sinistro, poi l'altra gamba e strofinamento dell'anfibio destro. Alle dieci gli anfibi brillavano al sole come teschi nel deserto, ma del fetentone con tre stelle d'oro nemmeno la puzza.
Alle undici i nervi erano a pezzi e tutti litigavamo con tutti per ogni cazzata, sparando porconi a tutta forza. San Pietro e gli arcangeli lassù in Paradiso stavano facendo gli straordinari per smistare le chiamate: tutti sanno che non esiste fabbrica di bestemmie che tenga il passo di una caserma per quantità e qualità.
Nel bel mezzo di questo casino, mentre tutti grondavamo sudore e lacrime, si sentì in avvicinamento il possente rombo di una Guzzi Superalce 500 e si vide il capoposto sbracciarsi in mezzo allo stradone per tentare di fermare quel motociclista imbranato, certamente un porta ordini o porta disgrazie. Ma il maledetto in tuta mimetica, giaccone di pelle nera di ordinanza, casco e occhialoni evitò il caporalmaggiore Tilli e le sue braccia spalancate e piombò dentro l'ingresso, smerdando di terriccio e luridume i preziosissimi e lucidatissimi marmi.
Gli corsi incontro inviperito.
-Fuori di qui, stronzo! Vai alla carraia, coglione!
Ma lui smontò serafico e mise il suo Superalce sul cavalletto.
-Hai capito, pezzo di merda? Vai alla carraia!
Senza nemmeno fiatare il pezzo di merda con due dita sollevò e tolse la copertura dall'asta piantata sul parafango anteriore.
Non l'avevo nemmeno vista.
Che cazz'è? Un antenna radio? La coda del diavolo? Un piffero?
C'era qualcosa di stoffa azzurra attorcigliata intorno all'asta. Il motociclista pezzo di merda col colpetto di un dito lasciò garrire al vento una bandierina triangolare azzurra coi bordi frangiati in oro e al centro una, due, tre stelle dorate: il distintivo che segnalava la presenza di un generale di Corpo d'Armata.
Sentii il rantolo di Marinelli dietro le mie spalle, mentre il caporalmaggiore Tilli fu l'unico a reagire da uomo e non da stronzo:
Guardia attenti!
Presentat arm!
Il trombettiere steccò, ma chi se lo filava.
Il capitano Marinelli si impettí nel saluto militare, duro come uno stoccafisso, così come il sottufficiale di servizio.
E io?
Io niente.
Inchiodato al suolo come Cristo sulla croce guardavo quella cazza di bandiera malefica e non riuscivo a fare nulla, a pensare nulla.
Delle tante cose buone che può fare un giovanottone di bell'aspetto e di grandi speranze non te ne viene una, se stai vivendo il tuo momento dello stronzo.
Il motociclista generale si tolse guanti, occhialoni e casco lasciando libera la sua capigliatura brizzolata.
Mi prese una mano e me la strinse.
-Mi fai tanta pena, tenente. Va a prenderti un caffè al circolo, ma adesso togliti dai coglioni.

14 commenti:

  1. Allora non era poi così stronzo come leggenda voleva: lo fosse stato ti avrebbe mandato a Gaeta!
    Adoro le storie di caserma, così reali e nello stesso tempo così inverosimili.
    Adesso non crederai invece al segreto che ti svelo io: a sedici anni passai due giorni e una notte in una polveriera, con un gruppo di alpini.
    Mi fecero persino il sacco.
    Fosse passato di lì il tuo scooterista generale CA altro che gaeta, ci avrebbe fatti direttamente saltare in aria tutti quanti!!

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  2. Casomai a Peschiera sul Garda: ero un ufficiale della guarnigione del Nord-Est. No, niente galera, ma arresti di rigore con obbligo di soggiorno a domicilio e pasti portati a casa. Umiliante.
    Non sei la sola donna cui piacciano storie militari: mia madre se le beveva. AM pure, mia cugina mi faceva mille domande. Si è visto dal numero di donne che annualmente si iscrivono nelle liste di attesa. È sempre stato un dominio di noi uomini e voi donne a chiedervi cosa succederà là dentro, che faranno là dentro, che penseranno, cosa diranno quando sono soli, e via col tango.
    Che scusa inventasti per tua madre e per il tuo comunistaccio?
    Ti hanno fatto il sacco? Ti è andata alla grande, ti avrebbero potuto fare qualcos'altro...:))
    Riveli un aspetto sconosciuto di te: ti piace-piaceva l'avventura e il rischio.
    Mi ricorda una fuga sugli alberi come la baronessa rampante...:)))

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    1. Più che il gusto del rischio era incoscienza pura e semplice, il non avere ancora ben acquisito la consapevolezza di ciò che si può, non può, deve, non deve fare. Un tratto tipico non tanto del mio carattere, quanto di tutte le adolescenze inquiete.
      Quali scuse? Ho sempre detto la verità, a costo di prenderle. Però non ricordo d'averle buscate, quella volta: forse perchè mi accompagnava un amico, forse perchè avevano ormai gettato la spugna, con me.
      La scena del sacco rimase storica perchè non capii che era uno scherzo e, intimidita da quell'ambiente maschile, per non far figure feci finta di niente.
      Se penso a com'ero stupida mi sprofonderei con trent'anni di ritardo! :))

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    2. Ti hanno fatto il sacco, ma avrebbero potuto farti "la bicicletta" oppure il presentat-arm.
      Te li spiego sti scherzi sennò chissà cosa vai a pensare.
      "Bicicletta". Si aspetta che il malcapitato/malcapitata si addormenti; le si scoprono i piedi e si infila un pezzetto di carta arrotolato tra le dita di entrambi i piedi; si dà fuoco alla carta. Appena il fuoco si avvicina alla pelle la poveraccia/il poveraccio comincia a scalciare e sembra che pedali a tutta forza.
      "Alzabandiera o presentat-arm". Si lega all'interno la branda in modo che solamente tirando una corda la branda scatti in alto con la malcapitata dentro che rimane a testa in giù e piedi in su.
      Sì, si è trattato di pura incoscienza, capibile a 16 anni. Non eri più stupida di tutte le altre e di tutti gli altri della tua età, credimi. Io ho fatto cose ben peggiori ed a maggior rischio.
      Se hai detto la verità vuol dire che sapevi che il comunistaccio non ti avrebbe fatto niente.
      Non ho mai alzato le mani sui miei figli e figlie ancora meno.
      Ricordo di essere rimasto malissimo la prima volta che una delle mie figlie è rimasta fuori alla notte e ho capito che quando tornava a casa non era più la fanciulletta curiosa che ne era uscita.
      Mi sono chiesto a lungo perché fossi rimasto così male per una cosa tutto sommato normale.
      L'ho capito tanti anni dopo: era gelosia.

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    3. Occavolo quella della bicicletta me l'avevano detta ma non la ricordavo! Forse me la raccontarono proprio in quel frangente!
      Credo che quei brutti ceffi di naioni me li avrebbero fatti tutti, gli scherzi cretini, se non ci fossero stati i miei due amici a proteggermi.
      Lo "stupida" e l'"incosciente" non erano riferiti a quell'avventura, ma proprio a come ero io. :))

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    4. C'è una sberla che forse non ho ancora perdonato a mio padre.
      Al rientro da una libera uscita serale marina, a Senigallia, di me e mia sorella -sarà stata mezzanotte, mica tardi- mio padre fermo ad aspettarci sul portone senza dire nè A nè B ci mollò un ceffone, davanti agli occhi attoniti degli amici che ci avevano accompagnate a casa. Che buzzurro!

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    5. Niente buzzurro il mio amico comunista! Solo un padre energico cui fumavano le palle nel vedere le sue figliole rientrare a casa "solo" a mezzanotte, con il sorriso schiattoso sulle labbra delle incoscienti che non sanno quanto il pover'uomo ha sofferto nel NON sapere cosa cavolo stava succedendo alle figlie sue.
      Il sorriso schiattoso voleva significare soprattutto "non fare quella faccia, tanto lo sappiamo che non ci pesti, non ne saresti MAI capace".
      E allora tiè a tutte e due e davanti ai vostri ganzi.
      Bravo, vecchio brianzolo, complimenti! Anche un calcio in culo ci avrei messo di mio.

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    6. Se non ci fossero stati i tuoi due amici due a proteggerti e a fare da testimoni quegli alpini ti avrebbero fatto un altro scherzetto, credi a me.
      Ma forse erano troppo ciucchi, da bravi veci alpin...mi son alpin, me piase el vin.:)))

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    7. dove si è cacciato il tasto della linguaccia?

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    8. Sotto una guancia che ancora ti brucia.:))

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  3. Eh, questi fetentoni con tre stelle d'oro... noi ne avevamo uno che dopo aver capito la qualità delle nostre cucine arrivava in "ispezione straordinaria" un giorno sì e un giorno no... dopo il congedo lessi sul corriere che era stato arrestato su denuncia della moglie, che obbligava a giochi erotici minacciandola con la pistola...
    Meno male che qui c'è stato il lieto fine...
    La versione bonsai era un lampo di luce nel fango, ma anche quella lunga è stata piacevolissima da leggere!
    Grazie per l'omaggio, un grande onore che mi fai!

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  4. Omaggio dovuto e voluto, Nik.
    In fin dei conti il tuo bel post mi ha raschiato dal fondo della botte della memoria un episodietto quasi dimenticato, sopra cui il tempo e le vicissitudini avevano sedimentato tanta polvere e tanta "munnezza".
    L'essermelo ritrovato davanti all'improvviso è stato "un lampo di luce nel fango".
    Grazie a te.

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  5. Vincenzo, ti rispondo qui, non posso intasare il blog di Nicola.
    Mi premeva dire che non ho mai declassato nulla e nessuno a ''robetta'', sono parole e considerazioni solo tue, dopo la critica c'è anche lo stile, non è nel mio denigrare e declassare.
    La mia critica ha dei punti, opinabilissimi, su cui si fonda, ha delle fondamenta concrete, se hai voglia e tempo potresti rileggere ciò che ho scritto.
    La tua risposta alla mia critica su Nicola, sembrava più uno sfottermi che un replicare(con contenuti) ma cmq ci sta anche questo.
    In bocca al lupo per il blog!
    Marco

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    1. Marco,non hai declassato gli scritti di Zio Scriba a "robetta".
      Allora ho letto male io, ma non ho nessuna voglia di andarmi a rileggere quella tormentata diatriba che hai montato su.
      Il diritto alla critica è e rimane sacrosanto; altrettanto il diritto alla replica. Mi sembri uno che non eccede, almeno che non usa turpiloquio. Neanche Zio Scriba lo fa, e nemmeno io.
      Quando le questioni vengono trattate in modo civile ben vengano le discussioni.
      Io sono però uno di quelli che prendono posizioni nette, o di qua o di là, mai una via di mezzo.
      Credimi che lo fa anche Nicola Pezzoli. A me ha dato fastidio proprio l'insinuazione da te fatta che lui non affondasse mai il coltello e rimanesse sempre e solo in superficie.
      Non è vero.
      Forse ho letto male anche questa volta, oppure ricordo male? In tal caso mi dispiaccio.
      Grazie per la visita e per il tuo in bocca al lupo.
      Crepi il lupo, naturalmente.

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