Ci sono idee che ti si conficcano nella testa e ti sembrano le più stabili e giuste. Per anni; poi in un attimo evaporano come acqua sul fuoco.
Per anni avevo pensato che mia figlia Stefania non avesse fortuna con gli uomini, specie dieci anni fa quando ha divorziato.
I suoi due figli Cristina e Alessandro erano allora due ragazzini di 14 e 12 anni, che avevano visto il padre piantare la madre per andarsene con un'altra. Al posto di crollare nella disperazione e sbandare per la tangente andando a finir male come la maggior parte dei figli di genitori separati, si erano rimboccate le maniche cercando di riesumare, raccogliendo con paletta e secchiello, l'anima materna liquefatta ed esondata sul pavimento di casa.
Per prima cosa Cristina si trovò uno job: distribuiva pubblicità nelle buche postali delle abitazioni del paese. L'aiutava suo fratello, cui dava un terzo del guadagno; il resto lo divideva con sua madre. Così cominciarono a finanziarsi, e da allora, di job in job, non sono più dipesi dall'economia materna.
Li guardavo ieri a Saarbrücken scherzare coi piccoli cugini per i festeggiamenti del 22° compleanno di Alessandro. Entrambi studenti universitari: Cristina pendolare a giorni alterni all'UNI di Landau, Alessandro residente stabilmente per nove mesi all'anno in un Wohnheim per soli studenti a Saarbrücken, dove si gestisce da solo, guadagnando i suoi soldi giocando a calcio per una squadra di semiprofessionisti del campionato regionale.
Come ho detto all'inizio mi ero messo in testa -non solo io a dire il vero, ma tutti in famiglia- che la loro madre Stefania non avesse avuto fortuna cogli uomini. Mi sbagliavo: con l'uomo che si è fabbricato in nove mesi ha avuto una gran fortuna, beata lei.
Ma anche con sua figlia, si capisce.
*
Lo so che non c'entra niente, ma questa notte ho scritto una poesia, di cui alla maggioranza dei miei lettori non importerà nulla, come sostiene l'anonimo Edoardo commentando il mio post precedente, ma che piace a me.
La dedico a tutti coloro che amano la poesia, e sono molti
Un soffio d'erba, un canto di cicale,
domani incomincia l'estate dentro me.
Si interromperà per un attimo il percorso
ossessivo del pensare ai fallimenti dell'essere,
all'ammucchiarsi di giornate spente,
arcigne e indeterminate; domani si rinasce
con schiocchi di suoni e botti colorati;
domani per un attimo -un'ora, un giorno,
una vita intera- ti sentirò ancora fra le braccia
così com'eri, così come sarai.
Buona settimana gente.
Caro Vincenzo,
RispondiEliminaforse la tua poesia è arrivata proprio con le parole giuste al momento giusto, ma questa volta mi ha proprio emozionata tanto.
Ti ringrazio per questo splendido dono.
L'unica cosa vorrei che quel "domani" fosse semplicemente un "oggi", un eterno oggi.
Grazie
Teresa
Le parole di un poeta scaturiscono spesso senza che lui se ne renda conto: prima che possa pensare è nato un concetto con il primo verso. Non si deve stare a pensare ma bisogna scrivere una parola dietro l'altra come vengono; poi la si rilegge e le si dà un senso, un valore, che è naturalmente un valore personale, ma dato che la poesia è universale, sarà un valore per tanti.
RispondiEliminaÈ bello sentirmi dire che ti abbia tanto emozionata, perché capitata forse nel momento giusto con le parole giuste.
Ci sono poesie che io vado spesso a rileggere perché so che mi emozionarono e mi continuano ad emozionare.
Sono tante. Due per darti un'idea:
"Ogni uomo è solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera."
E il finale de "I Sepolcri" con l'ultimo verso, che per me è il più gran verso di tutta la letteratura italiana:
"E tu onore di pianti, Ettore, avrai
ove fia santo e lacrimato il sangue
per la patria versato e finché il sole
risplenderà sulle sciagure umane."
Sono io che debbo ringraziarti, Teresa.
A me di questa piccola poesia è importato assai.
RispondiEliminaSe tu fossi un ragazzino, ti ammonirei sul pericolo di lasciarsi "arruolare" da persone che ti dicono di scrivere per una causa (la loro), e ti suggeriscono di lasciar perdere l'Arte. Ma siccome hai l'età di mio padre, so che saprai difenderti benissimo da solo, continuando a scrivere e pubblicare quello che ti pare.
Un grande abbraccio.
Non alludevo di certo a te quando accennavo ai disinteressati della poesia, perché conosco la tua sensibilità, la tua creatività e la capacità di scriverne anche tu e di buone veramente.
RispondiEliminaPer il resto stai tranquillo: recalcitravo fin da ragazzino se qualcuno voleva costringermi ad ingabbiarmi in idee che non fossero le mie. Fin da allora diffidavo degli "arruolatori occulti". Adesso poi che ho la pelle indurita come quella di un elefante puoi figurarti che successo potrebbero avere con me certi allettamenti.
Un grande abbraccio anche a te.
Vedi cosa succede ad essere dei poeti? Ci si dimentica di fare i conti con le stagioni passate, si chiamano quelle future, si riesce a scrivere "domani si rinasce", si tiene per mano la speranza ...
RispondiEliminaBello!
E questo è il senso della vita di un poeta: guardare avanti a sé, alla rinascita del domani, allo sperare sempre, sempre, sempre, "tenendo per mano" anche le speranze degli altri.
EliminaUn verso sollecita riflessioni, suscita rimpianti, apre il cuore alla gioia, rinnova a volte un doloroso ricordo, che si teneva celato, coperto da una pietra.
Più di un racconto, più di un romanzo, perché è un attimo breve come uno stormir di foglie nel silenzio della notte mentre sei nel letto e incominci a dormire, e quel rumore magico ti culla e ti aiuta a chiudere gli occhi.
Mi fa piacere quando mi riesce di dare emozioni, scrivendo pochi versi.
Grazie a te, grazie a voi che mi leggete.
A me invece dei sepolcri piace tantissimo l'incipit
RispondiEliminaAll'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?
Questo me lo avevi già scritto tempo fa.
EliminaSono bellissimi quei due versi, d'accordo, un incipit grandioso.
Ma io vedo la grandezza, lo splendore degli ultimi due, anzi uno e mezzo, laddove guardo il mondo con le sue miserie, le sue angosce, le sue "sventure", le sue malvagità e bassezze inondato all'infinito da uno splendido sole che meriterebbe ben altro da bagnare.
In poesia, però, come in amore de gustibus non est disputandum: la tua preferenza vale la mia.