giovedì 2 maggio 2013

JACOPO E IL NUMERO QUINDICI

Settimana faticosissima a rimorchio di un mese di merda: Jacopo aveva le forze agli sgoccioli e i nervi a pezzi. 
Adesso mi trovo un alberghetto isolato e mi faccio 24 ore di sonno, pensò. Niente mangiare, niente bere solo dormire, nemmeno pisciare per un po'.
C'era un agriturismo e prese una stanza. Tolse solo le scarpe e si buttò vestito sul letto. Mezzo secondo dopo dormiva sodo.
L'uomo che uscì dal bagno in pigiama aveva un asciugamano intorno al collo.
-Hai sbagliato stanza, amico.
Ma l'uomo vestito sul letto ronfava. Lo scosse con forza. 
-Questo è il mio letto; vai nella tua stanza.
Jacopo ci mise del tempo a realizzare che non stava sognando e che il tizio in pigiama voleva buttarlo fuori. Tirò fuori da una tasca la chiave della stanza.
-Questa me l'hanno data in portineria, non l'ho rubata. Ti pare che mi danno una chiave sbagliata?
-Io sto qui da una settimana. Torna in portineria e facciamola finita.
C'era qualcosa di familiare in quel tizio: Jacopo se ne era subito accorto.
-Dove ci siamo conosciuti? Gli chiese.
-Non ci siamo mai incontrati prima d'ora.
-Eppure io sono certo di averti già visto.
-Lascia perdere, non capiresti.
A Jacopo venne da ridere.
-Sei per caso il mio clone? Buttò lì.
-Ma che dici? Tu sei il mio clone, uno degli ultimi.
-Guarda che io scherzavo, disse Jacopo.
-Ma io no. Io sono il numero quindici; tu sei oltre il cinquanta.
Jacopo lo guardò nero di rabbia.
-Va bene, ti lascio la stanza, ma tu non provare a prendermi er il culo.
-Te lo avevo detto che non avresti capito. Comunque io sono la quindicesima replica di un originale, tu invece vieni molto dopo.
Jacopo non obiettò nulla; si infilò le scarpe e uscì sbattendo la porta.
Il portiere continuava a guardare con aria attonita la chiave che Jacopo gli stava tenendo davanti al muso.
-Mi avete dato la stanza che un tizio occupa da una settimana, gli stava dicendo Jacopo.
-Qui da noi nessuno si trattiene per più di due o tre giorni e quella stanza era libera da oltre due settimane. Non è stagione adesso e abbiamo pochi clienti.
-E quello in pigiama, allora?
-Saliamo a vedere, signore.
La stanza era vuota; del tizio in pigiama nemmeno la puzza.
-Visto?
-Devo essermelo sognato. Mi dispiace, si scusò Jacopo.
Questa volta si spogliò e si infilò sotto le coperte. Qualche minuto dopo dormiva.
Fu svegliato da qualcuno che lo scuoteva con forza, un uomo grande e grosso, tutto vestito di nero. Ce ne stavano altri due nella stanza. Quando riuscì a raccapezzarcisi Jacopo vide che erano uniformi, uniformi di carabinieri.
-C'è arrivata una soffiata anonima che in questa stanza alloggiava l'autore della serie di rapine dell'ultimo mese.
-Io non c'entro niente, maresciallo.
-Comunque si vesta, deve venire con noi.
Dal bagno uscì un carabiniere col cestino dei rifiuti in mano.
-In mezzo a cartacce c'è una pistola, maresciallo.
-Non toccarla, porta tutto al comando.
Jacopo era sbalordito.
-Quella pistola non è mia, maresciallo, non ne ho mai posseduta una. E raccontò il suo incontro col tizio in pigiama.
-Ci dirà tutto al Comando, gli rispose il maresciallo.
Al Comando gli fecero un sacco di domande su tutti i suoi spostamenti nelle ultime due settimane. Poi arrivò un sostituto procuratore che gli rifece da capo tutte le domande.
-Dovremo prenderle le impronte digitali per confrontarle con quelle sulla pistola e con un paio che il rapinatore ha lasciato in una gioielleria, che è tutto quello che finora abbiamo di lui.
Lo rinchiusero in una cella di sicurezza dove restò tutto il giorno e la notte successiva. Al mattino lo ricondussero nell'ufficio dove sedeva il sostituto procuratore.
-Lei è libero. Abbiamo controllato il suo alibi: durante le rapine lei era altrove senza ombra di dubbio. Poi ci sono le impronte. A prima vista le sue e quelle del rapinatore sembrano le stesse, ma c'è una piccola differenza, sostanziale tuttavia: in quelle del rapinatore c'è uno strano geroglifico che visto al microscopio rassomiglia a un numero.
-Che numero? Chiese Jacopo.
-Un quindici. Alla scientifica non sanno spiegarsi questa anomalia, ma lei non c'entra niente con le rapine.
Jacopo prese un taxi per andare a ritirare le sue cose all'agriturismo. Pagò il conto, cacciò la sua roba dentro la macchina e sparì veloce senza voltarsi mai indietro.







23 commenti:

  1. Jacopo dovrà stare attento in futuro: sull'impronta lasciata ai caramba c'è il suo numero di clone, che un domani potrebbe inguaiarlo.
    Racconto spiccio, stavolta, e con finale netto; va bene come aperitivo, fresco e veloce.
    Ciao.
    (Il resto tutto a posto?).

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    1. Da un po' di tempo mi ero riproposto una serie di raccontini veloci, che andassero bene come "aperitivo".Adesso ho deciso di passare all'azione: appena mi frulla un'idea in testa la butto giù, senza panico.
      Ciao.
      Per il resto sono in attesa di un definitivo responso, grazie.

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    2. SEMPRE PER NON FARMI LI FATTACCI TUA, MA A ME RISULTA CHE DOMANI 5 MAGGIO TU DEBBA PAGARE UNA CAMBIALE IMPORTANTE.
      SBAGLIO IO OPPURE TE NE SEI DIMENTICATO?
      SE L'ERRORE È MIO, L'AUGURIO SIA PER UNA BUONA DOMENICA.
      SE TE NE SEI DIMENTICATO DAI UNO SGUARDO AL DIARIO DEL 1963, ALLA VOCE «appuntamenti» DI QUEL GIORNO.
      CIAO E AUGURONI, VINCENZO IACOPONI.

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    3. Rispondo alla seconda, in fondo.
      Grazie per ora.

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  2. Ci mancano solo i cloni a metterci nei guai... :)

    La voglia TOTALE di sonno letargico della parte iniziale mi ha ricordato una canzoncina degli ultimi giorni di naja, che faceva più o meno così:
    "A casa si va e non si torna più
    Mi alzo a mezzogiorno e faccio la pupù
    Poi mangio torno a letto e non mi alzo più
    Tranne che non mi scappi un'altra volta la pupù!" :D

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    1. La conoscevo perché la cantavano i nonni già allora.
      Veramente c'era la variante al secondo verso:
      "A casa si va e non si torna più
      Si chiava la ragazza con le gambe per l'insù!" DDD

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  3. Da qualche parte c'è il mio numero 9. Lo so che c'è. Ma noi siamo solo in due.
    Bacio

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    1. Cavolozzo fritto! Il 9 è il mio numero. Vorresti forse insinuare che....
      D

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  4. Ho bisogno di un clone che vada ad assistere un paziente al reparto medicina B del nosocomio X stanza 20 letto bis.
    Un clone che mi assomigli ma che abbia la pazienza di Giobbe, e anche di più.
    Me lo trovi tu, che bazzichi nel settore?

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    1. Farò una ricerca. Capisco tutto, ma proprio TUTTO e sorrido. Penso che però l'originale sia più adatto di qualsiasi suo clone, perché ha qualcosa che un clone non possiede: magari l'originale non ha la pazienza di Giobbe, magari è una brontolona pignola della madonna, magari capace di mettere su musi lunghi così, ma un clone non ha in fondo (ma proprio in fondo, che devi grattare per farlo uscir fuori) tutto l'amore di cui l'originale è capace.
      E beato il paziente della stanza 20 letto bis del reparto Medicina B di quel nosocomio, che una figlia così ha avuto dal padreterno. Beato lui!

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    2. Brontolona?
      Pignola?
      Musona?
      Stai parlando di un qualche clone che io non conosco vero? (tono ingenuo)
      vero?? (tono convincente)
      vero??? (tono minaccioso)

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    3. Sto parlando di una persona che vorrebbe forse essere peggiore di quello che è, perché ha capito che in questo mondo i buoni e i generosi sono i bastonati numero uno.
      Una persona che però non ce la fa a mascherare la sua vera indole, che appunto è estremamente buona e generosa.
      Ciao.

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  5. Ciao Vincenzo, tutta la mia simpatia al povero Jacopo e al suo bisogno di sonno.
    I numeri sono affascinanti, inquietanti e a volte rovinano la vita...
    Però ci tengo a precisare, avendo letto i commenti dei tuoi lettori e in particolare quello di Mariella (e la tua risposta) che il nuomero 9 è il mio numero o, per meglio dire, io sono quella del 9!!!

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    1. Mi sa che siamo in tanti ad identificarci in questo numero 9!
      Ben entrata nel gruppo! Ci hai mai pensato che il 9 è la summa summarum della perfezione? Rifletti: se 3 è il numero perfetto, come fin dai tempoi di Dante si dice, il 9 è il "perfettissimo" in quanto tre volte 3, il perfetto.
      Non è cabala, ma logica pura.
      Ciao Nina, buona giornata

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  6. Io ci sono arrivata per un altro giro: dapprima amavo il 10 che mi sembrava il numero di quelli bravi, buoni, "in regola". A nove anni però decisi che volevo essere ribelle, atea, comunista, estremista e di conseguenza scelsi come miei preferiti i numeri dispari, principalmente il Nove.
    Non sempre mi riusciva di essere così, perché in me albergava (e ancora alberga) anche la bambina ubbidiente, ossequiosa delle regole, dei divieti, della necessità.
    Ma quando sono sola con me stessa, o sogno o scrivo, ogni tanto quella del Nove rialza la testa.

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    1. Cioè l'atea, la comunista, l'estremista?
      Ben venga questo tuo ismo, se ti fa felice, perché io sono convinto che si debba innanzi tutto essere in ordine con se stessi, cioè essere se stessi, nel bene e nel male.
      Rimani nel nove, numero straperfettissimo e se pure fosse strascassatisimo restaci per essere sempre te stessa, e chi non ti ama si impicchi.
      Ciao.

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  7. NOTA PER I NAVIGANTI

    Forse avrei dovuto farci un post a parte, ma me ne è mancato il tempo e poi lo avevo già scritto un anno fa. Ma oggi sono esattamente 50 anni che ho sposato Anna Maria e penso che resterò tutto il giorno a disposizione della truppa che è venuta da tante parti, compresa l'Italia -Cervignano del Friuli e Roma- per questa occasione.
    Mi faccio gli auguri da solo, a me e ad Anna Maria, che ce l'abbiamo fatta a raggiungere questo traguardo fra tante difficoltà
    e litigando un giorno sì e gli altri pure, dietro il motto: "Signore, se ci vuoi bene, dacco oggi la nostra bella litigata quotidiana", così ci accorgiamo che siamo vivi e che ancora nutriamo qualcosa l'un per l'altro, perché solo chi si vuol bene si incazza così nel vedere sempre le solite cose.
    Mi vanto di aver sempre chiamato Anna Maria col suo nome, magari solamente Anna, e lei me Enzo e basta; mi vanto di non aver mai usato quegli odiosi "amore, tesoro, gioia, cheri, Schatz", che mi hanno sempre fatto schifo rappresentandomi la perfetta coppia di cornificatori, perché dire nell'orgasmo "tesoro, oppure amore" è infinitamente neutro e protettivo, piuttosto che pronunciare il nome di un amante o dell'amante, sarvognuno.
    E farlo per 50 anni, magari incazzato nero e con la bava alla bocca secondo me è già un record.
    Volevo postare una poesia, che però non è assolutamente celebrativa dell'evento, ma lo farò nella prossima settimana; non ve l'abbiate a male por favor.
    Un pensiero a tutti voi, che mi seguite e mi volete bene, lo stesso bene che voglio a voi. Mi sono spesso chiesto cosa ci leghi: forse abbiamo delle affinità elettive, lo penso proprio. Con alcuni di voi è sicuro; di alcuni di voi sono sinceramente amico, anche se mai ho ancora annusato la vostra pelle, ma non dispero di farlo e malgrado le mie ultime vicissitudini apparentemente negative vedrete che ce la farò.
    A tutti voi, nessuno escluso: grazie si esistere.

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    1. "Mi faccio gli auguri da solo, a me e ad Anna Maria...".
      Sali nei commenti un po' più sopra, e vedrai che non eri da solo, visto che un gattaccio infame ti ha preceduto di un giorno.
      Questo comunicato mi dà la possibilità di farvi gli auguri del giorno dopo, che è, ti piaccia o no, l'inizio degli altri cinquant'anni a venire.
      So' cazzi tua.
      Ciao.

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    2. Ciai raggione e mi cospargo la capoccia de cenere: te ne stavi ricordanno tu, ma se sa tutti li gatti so mejo de li cristiani, tu in modo particolare.
      Grazzie de tutto e vedemo un po' pe li prossimi 50, se me li fanno fa...

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  8. Ciao Vincenzo!
    Il mio clone num.16 ti augura Buon Anniversario!!
    L'originale sta girando a manetta la polenta sul fuoco.... Gh gh
    Auguri di cuore a te e ad Annamaria per tutti gli anni insieme e alle parole che anche se on dette si leggono negli occhi e si comprendono nei gesti
    Abbracci tanti :)))))

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  9. Caro Vincenzo io e il mio numero nove oggi siamo divisi ma solo per oggi. Litighiamo ogni giorno da oltre venticinque anni. Credo sia normale e non riuscirei ad immaginare le mia vita senza di lui è lui senza di me. Uguali e diversi ma eternamente nostri. Un augurio sincero e con affetto a te e Anna Maria. Buona giornata. Mariella

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    1. Ogni litigata lascia un po' di amaro, ma cementa l'unione. Te lo dice un grande esperto.
      Grazie assai Mariè.

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