giovedì 31 ottobre 2013

GLI SCALINI DEL TEMPO



Le avanstrutture dell'inverno gemono
solo percosse per ora e cade
nelle incolori superfici d'ombra

il tempo dell'estate: le sonore
riprese del sole sopra i meli, meno
sonore, ma a te più care amore,
le giornate di luna.

Ora la traccia
dei tuoi gesti non tocca
la terra dei gabbiani, né domani
meno corrosi gli scalini del tempo
appariranno.

Il tuo impetuoso desiderio
è sepolto, amore mio,
perdonami di non essermene
accorto subito:

la stagione è finita.



Milano 1964

16 commenti:

  1. Della serie: Les jeux sont fait, rien ne va plus! :-))

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  2. Beh, non proprio. Eravamo a Milano. Poi venne Roma, poi Treviso, poi Francoforte, poi Karlsruhe e lei è ancora lì.

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    1. Sei tu che hai parlato di stagione finita! :-)

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    2. Riguardava una particolare situazione in piedi nel 1964. Aveva un senso figurato, significava "quel che è stato è stato". Leggere una poesia non è come leggere un racconto, si deve andare oltre il senso grammaticale delle parole, oltre la sintassi, oltre il significto intrinseco delle parole.

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    3. Insomma...... " Chi ha ratt' ha ratt', chi ha avut' ha avut'....scurdammoce 'o passat'...."

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    4. Sei abbastanza vicina al contesto che ha dato origine a questa mia poesia.

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  3. il bello delle poesie é che ognuno ci legge ciò che la sua esperienza di vita ha scritto.
    l autore bravo getta un sasso nel punto in cui la sua anima punta in quel momento, a volte conscio dell onda d urto che da esso si propaga in se stesso e negli altri a volte no.
    il bello è proprio questo della poesia.
    il tempo si ferma o si dilata si rimescola tornando indietro o procedendo in direzioni mai sperate.
    ciao carissimo

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    1. Bella questa tua interpretazione in generale "a prescindere", mi piace proprio.
      È così, proprio così come tu dici. Il poeta getta un sasso nel punto dello stagno dove la sua anima galleggia, inconsapevole o consapevole che l'onda d'urto coinvolgerà altre persone a lui sconosciute ma spiritualmente tutte vicine che ne riceveranno stimoli per sensazioni personali. La stessa cosa che succede quando un pittore dipinge un quadro che per lui ha un determinato significato e ne assume poi milioni in tutti coloro che lo guarderanno.
      Il bello della poesia e dell'arte sta proprio in questo. Non si capirebbe perché poesie vecchie di secoli continuano a generare emozioni, e quadri esposti nei musei lo fanno anche dopo mille anni.

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  4. Ciao Vincenzo!
    Molto belle queste parole espresse in poesia,c'è tutta la pienezza dell'autentico sentire e immagino che tu ancora oggi ti riconosci come allora
    Sorriso! :)))

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    1. Sì, certamente: sono rimasto quello, non credo di essere cambiato interiormente per nulla, solo esteriormente, e non mi ci rompo la testa, anzi ti dirò che allora non mi piacevo fisicamente -troppo carino, troppo per benino- adesso mi piaccio con una faccia da maschio vissuto, rugosa nei punti giusti.
      In una vecchia poesia che non trovo più dicevo più o meno
      Sono rimasto quello
      con gli occhi fissi fuori dal balcone
      aggrappato agli aquiloni
      dei miei sogni.
      Sognavo allora, sogno adesso, sognerò anche dopo morto.
      Ciao Claudia.

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  5. Bella anche questa. Dunque, nel 1964 eri a Milano, molto bene.

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  6. Prendi nota e inserisci: fino al 1966, poi a Roma fino al 1968, poi a Treviso fino al 1971
    poi a Francoforte fino al 1979. Da allora a Karlsruhe.
    Scritto? Bene.
    Grazie del balla anche questa, ti ricorderò nelle mie scarse ma intense preghiere.
    :-)))

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  7. Ciao Vincenzo,
    come sempre ultimamente le tue poesie mi lasciano perplessa. Non sono riuscita a comprendere fino in fondo ciò che hai voluto dire, soprattutto l'ultimo pezzo che sembra fuoriuscire dal contesto.
    Scusami, sono veramente una frana ;)))
    Baciooooooo

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  8. Nel lontano 1964 milanese io e mia moglie uscivamo entrambi da una situazione economica in cui eravamo precipitati non per colpa nostra, ma per esserci -entrambi- fidati delle persone sbagliate. Il nostro giovanissimo menage coniugale (c'eravamo sposati nel maggio del 1963) aveva scricchiolato come un vecchio veliero in balia delle onde di una tempesta. Avevamo trovato la forza e il coraggio di stringerci l'uno all'altra senza tentare di fare a scaricabarile. E ce l'abbiamo fatta.
    La poesia celebra questa ritrovata unione.
    Non sei una frana tu, ma il testo si potrebbe interpretare in tanti modi.
    Bacio ricambiato S.Pia

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  9. Grazie per questa tua splendida confidenza, ora ho capito.
    Ti abbraccio a presto.

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