martedì 19 gennaio 2010

VOGLIA DI RICOMINCIARE

Di solito quando arrivo all'ultimo capitolo di un romanzo, oppure alle battute conclusive di un racconto mi prende una gran voglia di finire: un prurito mi attraversa la schiena, si impossessa delle mie braccia e si allunga fino ai polpastrelli delle dita. È nervosismo certo, oramai lo riconosco prima che abbia inizio; ma non mi era ancora capitato di aver voglia di ricominciare, perché di solito quando attacco un racconto o un libro tiro avanti senza smettere mai fino all'ultima parola.
Avevo salutato i presunti lettori del mio blog a luglio, prima di partire per le vacanze, proponendomi di ricominciare subito al ritorno per parlare dei personaggi maschili di "Martedì". Ma non pensavo che succedessero tutte le cose che si sono susseguite in così poco tempo.
La zia Carmen, quasi una sorella maggiore per Annamaria, si è improvvisamente aggravata ed ha passato quasi tutta l'estate in un ospedale di Udine. Sarebbe dovuta tornare a casa all'inizio di settembre, ma ci hanno sconsigliato di lasciarla sola nel suo grande appartamento. Noi avevamo pensato ad una badante anche per la notte, visto che quella di giorno non poteva proprio rimanere, ma la zia ha preferito andare nella casa di riposo. Inutile contraddirla, e poi quella era veramente la soluzione migliore.
Nel frattempo a me era caduta una bella tegola in testa. Durante una notte un bastardo ha dato fuoco a quattro macchine, una era la mia. Una Marea 2000, che in cinque anni di servizio non mi aveva mai dato grattacapi. Mi ci ero affezionato a quella macchina, come ci si affeziona ad un amico che non ti tradisce mai. Guido da cinquant'anni e mai avevo avuto un'auto così mite: mai una volta dal meccanico, mai un disturbo, una tosse cattiva, un mal di pancia. Consumava relativamente poco per la sua potenza e l'olio potevi anche scordartelo, ché lei non ti presentava mai il conto. E quel figlio di padre ignoto scorrazza per la città con una bomboletta spray con chissà quale schifezza infiammabile dentro: vede una bella macchina rossa con targa tedesca, evvai!
Per fortuna che sono socio dell'ADAC, l'Automobil Club tedesco, che non ti molla nemmeno nel Sahara; per fortuna che le Compagnie assicurative germaniche contemplano anche l'incendio doloso appiccato da terzi ed il vandalismo nelle loro polizze auto, altrimenti rimanevo col sederino scoperto.
È stata comunque una gran rottura di scatole, con denunce ai carabinieri, Fax e controfax, che hanno definitivamente mandato le mie vacanze a donne di facili costumi.
Quando sono ritornato a casa ho dovuto mettermi a cercare un'altra macchina. Sono stato fortunato: ho acquistrato un Opel Meriva seminuova, ottima in città. Per i grandi viaggi si vedrà; c'è ancora molto tempo.
Poi però sono stato preso dalla rielaborazione di un testo, scritto alla fine del 2008, che volevo assolutamente spedire ad un editore. Non pensavo mi costasse tanto tempo, ma non si può fare tutto bene ed in fretta, quindi mi sono dato tempo. Intanto cominciavo a sentire uno strano prurito che si impossessava della mia schiena. L'ho battezzato "voglia di ricominciare" ed ho aspettato il momento per farlo. È finalmente arrivato.
Adesso voglio parlare di amicizia via web.
Non credevo fosse possibile stabilire un rapporto umano con persone che non hai mai visto, che non vedi, di cui non senti la voce, che non puoi guardare negli occhi; in particolar modo per me, che do enorme importanza alla sensazione visiva, tattile, olfattiva che si ha quando si sta in presenza di un'altra persona. Non lo credevo fino a poco tempo fa: poi chattando ho conosciuto Cristina, una donna adorabile cui voglio bene come ad una figlia.
Pensavo bastasse, invece ho conosciuto Silvia (porta il nome di un mio grande amore, ma lei non lo sa). Silvia è come tipo quasi all'opposto di Cristina: è meno docile, forse più aggressiva, mai colpi sotto la cintura però; sa quello che vuole e scrive molto molto bene. Anche lei, come Cristina, non ha tante sicurezze, anzi ha molte insicurezze: Cristina le ammette, per lo meno con me via web; a Silvia da fastidio ammetterle e cerca di camuffarle riescendoci abbastanza bene. In compenso ha un enorme grinta ed un grande concetto di se stessa.
Ha tentato, o sta tentando, di giocare con me come il gatto col topo, ma si è scelta un vecchio topaccio avvezzo a mille battaglie.
Non le voglio bene come ad una figlia, anche se la mia primogenita Monica è solamente due anni più giovane di lei. Come istintivamente ho sentito un sentimento paterno per Cristina, ho capito che avrei preferito essere trenta anni più giovane ed avere incontrata Silvia allora: sarebbe stata una grande zuffa ma forse ne sarebbe uscita una grande storia.
Tornando alla realtà, cercheremo di collaborare, se lei vorrà.
Tramite Silvia ho conosciuto Ornella. Ornella è una donna cocciuta nelle sue idee, che crede perfette e inossidabili; morde e tira calci, qualche volta offende e spara colpi sotto la cintura senza porsi problemi.
Una peste? No: una testarda presuntuosa, forse, ma ha un grande pregio, la sincerità. Attacca a testa bassa sempre in difesa degli altri, anche non richiesta, e colpisce di tacco e di punta. È sarda ed ignora che io conosco benissimo i sardi: amici fino alla morte, se amici. Nemici fino alla morte, se nemici. Ornella pensa che se non fossimo nel web, ma di fronte fisicamente, mi caverebbe gli occhi, io penso invece che dopo esserci guardati in faccia, scoppieremmo in una risata.
Comunque le voglio bene, ma che non lo sappia, non so se capirebbe. Le voglio bene perché riesce ad animare le mie giornate, e poi perché io non odio nessuno e rispetto tutti.
Recentemente ho conosciuto Enrico, una degnissima persona, che avevo sottovalutato. Non ci avevo proprio colto. Ha una forte personalità ed un forte autocontrollo, che non sono riuscito a scalfire nemmeno con le subdole insinuazioni con cui inizialmente l'ho attaccato. Perché? Vallo a capire. A volte mi comporto come un cavallo allo stato brado, un ippopotamo in un negozio di porcellane di Capodimonte. Non è mia, era di mia mamma, che mi conosceva bene.
Spero che Enrico abbia già dimenticato; mi gratificherebbe la sua amicizia. Io gli ho offerto la mia.
Non lo faccio spesso.
Ho lasciato Cristina per ultima.
Cristina non è debole, tuttaltro, ha un carattere fortissimo, ma non lo apprezza come dovrebbe. Si sente un pulcino ed invece potrebbe dare dei punti anche a me. Ha sofferto ed ha preso il mondo un pochettino in uggia. Mi fa piacere pensare che io l'abbia un po' aiutata a riprendere coraggio e fiducia. Anche lei scrive bene, non da donna. Scusate, ma noi maschietti siamo soliti usare questa espressione, certamente impropria ma non dissacratoria, quando incontriamo una donna che scrive bene bene. "Scrive come un uomo" significa senza sviolinature e piagnistei. Ma forse è un'espressione che andrebbe cancellata, dato che le donne hanno ampiamente dimostrato di essere in gesamt alla pari con gli uomini, ed in molti campi assai superiori.
Credo di essermi preso la rivincita per tutto il tempo che ho dovuto fare pausa.
Questa sera andrò a letto con la pancia piena e dormirò come un bebè.

6 commenti:

  1. Hai fatto bene a riprendere il blog: il ruolo di commentatore ti sta stretto. Ti vedo di più nel ruolo del padrone di casa che dell'invitato: perchè l'ospite può dare sfoggio di sè, della propria casa, imporre le proprie regole, e a te piace essere al centro dell'attenzione, dì la verità. E' per questo che quando sei ospitato diventi un pò ... ingombrante, a volte. Ti dico queste cose senza cattiveria, è quello che penso. Se vuoi continuare a commentare i miei post, a me fa piacere: ti chiedo solo di rileggere, dopo che hai scritto: anche se non sei abituato a fare la brutta, a volte cancellare serve. Io lo faccio sempre. Buon ri-inizio, allora
    Silvia

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  2. Su invito di Silvia sono venuta a leggere il tuo post e devo ammettere che mi hai fatto molta tenerezza. Vincenzo, io avevo capito bene che tu hai bisogno di compagnia e di calore umano, anche se solo attraverso il web, ma certe volte sei proprio insopportabile e, come ti ha consigliato Silvia, faresti bene a rileggere ciò che scrivi prima di premere "invio".E 'vero che io parto in quarta in difesa di chiunque veda attaccato, soprattutto gratuitamente, e come riconosci tu stesso, con Enrico lo avevi fatto eccome! Con Silvia,poi, ho instaurato un rapporto materno, anche se lei non potrebbe essere mia figlia visto che io ho 59 annni. Sono portata, perciò, a proteggerla perchè Silvia è un'anima candida anche se appare tosta e sicura di sè. Ti faccio gli auguri per il tuo blog e spero che abbia capito che io non sono cattiva e neanche presuntuosa, perchè riconosco chi ne sa più di me e sono pronta ad ammettere quando sbaglio, però ho dei valori morali talmente radicati in me che non sono disposta a rinnunciarvi per nessun motivo. Spero di averti fatto contento! Ciao

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  3. Anch'io dovrei rileggere prima di premere invio, mi sono infatti resa conto che ho scritto "rinnunciarvi" con 2 "n"! Che vuoi farci, la sarda che c'è in me ogni tanto mi tradisce! Ciao

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  4. Ma che piacere ragazze commentare un vostro commento sul mío blog! Una guduria.
    Per Fuma. Sei carinissima. Dici in modo soave cose che dette altrimenti potrebbero far male. Ma ci hai azzeccato: credo di soffrire della Sindrome di D'Alema. Quel ragazzaccio è intelligentissimo (lo reputo il più intelligente insieme a Fini), peccato che ritenga di essere IL PIÙ INTELLIGENTE DI TUTTI.
    Temo di stare lì.
    Visto che ti fa piacere e che ho rotto il gelo con Ornella, continuerò a commentare i tuoi post, cercando di essere meno...ingombrante, per quanto me lo consentano i miei 84 chili.
    Il fatto è che, lo hai capito benissimo, se non mi trovo d'accordo mi scaldo subito, troppo.
    Ci proverò ad essere più buono, ma non prometto nulla.
    Per Ornella. Mi ha fatto piacere sentire che ti faccio tenerezza -vedi, sono buono, non schiumo bava dalla bocca "Quale tenerezza? Io sono un uomo, io"- perché ho sentito il tono materno nelle tue parole. Per questo ti dico che l'avevo capito da un pezzo che non eri cattiva né presuntuosa, ma profondamente buona e generosa.
    Adesso basta, sennò mi commuovo.
    Continua pure a fare qualche errore di battuta, se questo ti farà sembrare ancora più à la sarde.
    Adolfo, quando si incavolava con me, dava fuori da matti nel vostro dialetto facendomi morire dalle risate.

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  5. Ciao Vincenzo, ho visitato finalmente il tuo blog e, come avrai notato, mi sono iscritto tra i lettori fissi. Credo che sia una concreta risposta alla domanda sull'amicizia che, velatamente, ti eri fatto sul tuo ultimo post.
    Per quanto riguarda il "rileggere" avete tutti ragione: se si scrive quando si ha fretta o si è troppo stanchi si rischiano errori di ortografia, grammaticali e di......pensiero (mi è successo proprio ieri sera con una nostra comune amica virtuale, poichè le ho risposto dopo essere sceso da un aereo a tarda sera, alla fine di una giornata che era cominciata alle 04.30 del mattino).
    Scusa la brevità del commento, ma anche ora (purtroppo) vado, appunto, di fretta.
    Alla prossima (o da te, o da me , o da Silvia).
    Ciao
    Enrico

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  6. Beh, una bella manata sopra una spalla a sera tarda fa sempre bene. Grazie per l'iscrizione; se ci azzecco vengo ad iscrivermi al tuo ed a quello di Fuma, non certo per ricambiare ma perché mi va.
    Si deve rileggere ogni cosa che si scrive, quando viene indirizzata a delle persone che stanno oltre uno schermo. Il mio guaio è che io scrivo di getto, non rileggo, perché per antica consuetudine so che ho il pensiero fluido e la parola che gli corre dietro (qualche volta davanti). Un vizio che mi sono preso al liceo, per orgogliosa arroganza su tutti i miei compagni di classe. Io ci riesco, voi no. Perfino alla maturità con l'unico che mi poteva tener testa, Ciccio Bracuti. "Se fai la brutta sei un vigliacco", mi disse. E io non l'ho fatta. Nemmeno lui. Risultato: lui 8,5, io 9 secco, e l'ho fregato.
    Bello, no! Purtroppo mi è capitato nei blog recentemente di offendere qualcuno e di trattare male persone squisite come te, cosa che non dovevo proprio fare.
    Quindi comincerò a rileggere questa.
    Ciao, alla prossima.

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