martedì 8 giugno 2010

GIOVANNI DA CAPOTECASSIO ALLA RIBALTA

Mi sta addosso da una vita e non sono mai riuscito a guardarlo in faccia.
Quando avevo 15 anni e studiavo il medio evo europeo gli ho trovato il nome adatto a lui: Giovanni da Capotecassio.
Penso che lo abbia gradito, infatti non se ne è mai lamentato. Eppure non è uscito sul proscenio, ma se ne è rimasto tranquillamente nascosto, riparato, al sicuro.

Per me il desiderio di vederlo in faccia è diventato bisogno assoluto di guardarlo, ansia spasmodica di fissarlo da presso.
Devo farlo -mi sono detto- devo farlo adesso, prima che l'Alzheimer mi ghermisca.
Così mi sono fatto prestare da Chicco la sua telecamera digitale.
Mi sono chiuso nel buio del bagno, ho acceso il faretto e ho ben fissato la telecamera.
Ho dovuto acrobaticamente agire, questo è vero, ma ne valeva la pena.
Finito il filmato, ho fatto scorrere sul monitor del mio PC l'intera sequenza, fotogramma per fotogramma.
Così l'ho finalmente guardato negli occhi il mio ineffabile, nettatissimo, purissimo, altissimo e leggerissimo Giovanni da Capotecassio, il mio unico e amatissimo buco del culo.

Immagine dopo immagine mi appare in tutta la sua levigatezza e verginità, mollaccione e riposato, direi sorridente come una divinità indù.
Perché qualcosa di divino la contiene: la divinità dello smaltimento, dello sgravio, della liberazione.

Quanta blasfemia a suo carico:
vai a dar via il culo, dicono i nordici. E dopo come si fa?
Va a cagare, dicono in tanti. Ma della successiva pulizia nessuno aggiunge motto.
Vaffanculo, il lezioso omaggio dei meno imbranati (anche qualche leggiadra fanciulla, di tanto in tanto).

Me lo contemplo e penso: quanti oltraggi gratuiti ti vengono fatti ogni momento. Dovresti serrarti come un muro di cemento per chi così ti dileggia e disprezza, onde fargli capire una volta per tutte la tua immensa importanza.

Guarda che ti riguarda, immagine dopo immagine, mi par di scoprire qualcosa di anomalo...di inconsueto...di non previsto.
Torno indietro e riguardo tutti i fotogrammi, uno per uno.
Dio mio! Non ho più dubbi, purtroppo.
Giovanni da Capotecassio -il mio nobilissimo buco del culo- non sta al centro: è proditoriamente spostato a sinistra, appoggiato sulla chiappa mancina.
Come è potuto succedere?
Ho un buco del culo comunista?
Lo guardo meglio, e dato il suo colorito, direi che ho un buco del culo milanista, che per me sarebbe la disgrazia peggiore. D'altra parte -a pensarci bene- con quello che ci passa ogni giorno non poteva che diventare milanista.

Mi do un pugno sulla fronte: forse sono stato proprio io a spostarlo da quella parte, perché per pulirlo, lavarlo, grattarlo quando prude -e prude tanto (me rode er culo si dice a Roma)- insomma per fare ogni operazione a suo carico io uso sempre la mano destra.
Quindi l'ho spinto proprio io dall'altra parte, me infame!

Adesso m'è sorto un dubbio e vado subito a controllare...eh, sì accidenti!
Anche l'osso sacro -ovvero il coccige- gli è andato dietro e si è spostato a sinistra insieme a lui.
Che mi succede? Ho una deriva a sinistra?
Adesso che ha incominciato Giovanni da Capotecassio si tirerà dietro tutto il resto?
Posso solo sperare che l'Alzheimer arrivi prima.

1 commento:

  1. e poi dicono che noi scrittori passiamo il tempo a guardarci i lobi delle orecchie, o l'ombelico... :D

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