domenica 26 febbraio 2012

SCEGLIETE VOI, AMICI MIEI

Può darsi che la notte porti consiglio, o che io sia diventato di un giorno più vecchio e più saggio o meno bollente, insomma un po' scotto come si dice a Roma, ma questa mattina all'alba, come di consueto, ho riguardato la poesia da pochissimo tempo postata e ci ho ripensato su. Dalle mie parti si dice che a ripensarci siano solamente i cornuti; allora io devo avere più corna di un bastimento carico di lumache, perché in materia di letteratura e di pittura -intendo lavori miei, non di altri- sono pieno zeppo di ripensamenti.
Ho riletto la poesia, o pseudo poesia, e ci ho trovato qualcosa che non avevo visto prima: mi doveva essere rimasta stampata nella zona occipitale della memoria ritardata, dicono, la traccia di un mio racconto di tre anni fa "Come da copione", dove viene strangolata una donna in un'auto durante una sosta notturna in un parcheggio solitario.
Come da copione oppure "come da copiato"? Mi sono chiesto.
Oltre a ciò le rampogne di Fuma, più che giuste, e l'inusuale commento di Zio Scriba mi hanno convinto che qualcosa di fasullo nella poesia ci fosse.
Considerata la sua genesi -era nata in tre stadi di tempo e di emozioni, come spiegavo nella risposta al commento di Zio Scriba- ho pensato che doveva essersi perso per strada l'iniziale intento.
Così l'ho ri-cercato, e penso di averlo ri-trovato.
Adesso sorgeva il dilemma: ma si può cambiare un testo dalla sera alla mattina, per così dire, senza danneggiare...cosa? La mia immagine di autore? Ma per favore! Io ritengo sciocchi e stronzi assai quei tromboni che scrivono fesserie e ritengono debbano esser la Bibbia delle moderne genti perché sono uscite dal loro cervello.
Quindi non si danneggia un bel niente. Ma voglio fare qualcosa di originale, mai fatto da altri: mettere ai voti questa nuova poesia sortita dalle mie meningi.
Scegliete voi, amici miei, quella che vi piace di più.
Per me, resto al vostro giudizio sovrano.


FORSE  È  ANDATA  COSÌ


Sebastiana veniva da lontano, da un paese
sul mare, mi disse, e io che c'ero stato
da giovane ufficiale di artiglieria
le ricordai il colore dei fondali:
"Verdi. Sono verdi come gli occhi che hai"
"Hai ragione, rispose, ma tieni a posto le mani".
Tanto, pensai, abbiamo ancora parecchia
strada da fare insieme e sta venendo giù
la notte; così lasciai una mano sul pomello
della leva del cambio e l'altra
sul volante, che la poteva vedere mentre
stava seduta, girata sempre verso di me con le
ginocchia unite e la gonna tirata stretta
che le era salita giusto fino a metà delle cosce.
È buio fuori, e qui dentro solamente
la luce del cruscotto e i riflessi del chiarore
sul suo viso. Ma appena ho fermato
in un parcheggio isolato le è scesa un'ombra
sulla faccia come quando di notte
una nuvola passa davanti alla luna.
"Sono stanco e tu non sai guidare; restiamo
ancora un po' qui, poi andiamo via a tavoletta".
Con aria indifferente ho messo in pratica
un paio di vecchi trucchi: si abbassa
il perno di chiusura della portiera accanto a me,
e si chiudono automaticamente tutte le porte;
poi un pezzetto di legno, sempre pronto, infilato
come un cuneo a premere sul fermo
dal mio lato e lei non apre più dal suo;
poi si tira la leva che abbassa i due sedili
davanti, e lei va giù con la schiena in basso.
Se non le dai il tempo di pensare, in un secondo
le tiri su la gonna e le sei addosso.
Il resto viene da sé. Certo è una bella lotta, 
ma dà più soddisfazione, è più emozionante
e alla fine te la sei proprio goduta.
Ma appena sono riuscito a toccarla sul basso ventre
mi è venuta sotto le mani qualcosa che non doveva stare lì.
"Perché non me lo hai detto prima, Sebastiano?", gli ho chiesto
"Mi chiamo Antonio", mi ha risposto, e mi rideva in faccia.
Forse per questo gli ho dato un paio di cazzotti
ma non volevo fargli troppo male, solo
sfogare la rabbia che avevo in corpo.
Adesso lei mi parla di gravi lesioni, Commissario,
ma io non gli ho visto sangue in faccia, e quei due denti 
davanti non glieli ho rotti io. Ho rimesso subito
in moto, Commissario, e l'ho lasciato a piedi
al primo paese che ho incontrato. Barcollava parecchio; 
mi ricordo che camminava storto sui tacchi a spillo come un ubriaco.
Forse ha inciampato, ha battuto il muso per terra
così si è spaccato le labbra, così si è rotto
i denti, Commissario. Forse è andata così.



4 commenti:

  1. E' brutto dirlo, ma la prima mi pareva a dir poco perfetta nel suo crudo e cupo realismo.
    Il protagonista della seconda è, se possibile, ancora più odioso: non solo è (comunque) potenzialmente pronto a violentare (e uccidere) quanto il primo, ma fa pure l'offeso (e il manesco) per la sua lesa scimmiesca omofobia.
    Credo che il lettore (e ancor più la lettrice) sarebbe più contento se invece dell'uccello di là sotto spuntasse un bel coltello... o un distintivo di poliziotta... :-))

    Buona domenica!!

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  2. Buona la prima, allora? OK, giudizio sovrano.
    Crudo e cupo realismo, niente male come critica.
    Non sono certo che la tentata violenza potesse questa volta concludersi in omicidio, tant'è che mena di brutto, ma non strangola, ma potresti avere ragione tu.
    Al distintivo di poliziotta però non avevo proprio pensato, guarda un po'.
    Ciao, buona domenica anche a te.:))

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  3. Ma quale figurina, per favore, non buttiamola alle comiche;
    va benissimo il coltello, affilato e con il manico dalla parte della donna, e che il racconto finisca con l'omicidio del maniaco, una specie di versione moderna di Giuditta che decapita Oloferne -quello dipinto da Artemisia Gentileschi, non quello di Caravaggio-

    Non c'era niente di fasullo in "forse per questo", tutt'altro, era molto autentica. Non l'ho commentata perchè mi faceva troppo male, e basta.
    Non era un giudizio di merito nè una rampognatura.

    Forse per questo era un pugno nello stomaco , questa è grottesca, a conti fatti voto la prima stesura.

    Quest'estate ho scritto un racconto del genere, terminava anch'esso con un labbro spaccato. Dell'aggressore, naturalmente.

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  4. Buona la prima, perfetto: esattamente quello che pensavo io.
    Come vedete amici miei vedete le cose per il giusto verso.
    Infatti nella mia prossima raccolta ci sarà "Forse per questo" e non questa grottesca imitazione.
    Grazie:))))))))))))))))))))))))

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