martedì 17 aprile 2012

GLI ORSETTI COLORATI DI HARIBO

Dopo la pausa di politichese, da abbandonare in fretta per il cattivo odore che ne proveniva, torno al mestiere antico del poeta non maledetto e tanto meno benedetto. Come da un po' di tempo mi capita questa l'ho buttata giù una parola dietro l'altra senza interpunzione questa notte dalle 02,40 alle 02,54.
Corrette due parole, tolto una ripetizione e aggiunto una traccia di punteggiatura, ma non troppo.


GLI  ORSETTI  COLORATI  DI  HARIBO

Difesa a oltranza del pacchetto
di orsetti colorati di Haribo,
io corro e tu mi insegui; poi finalmente
d'istinto la bambina divide:
due a te, due a me.
Dammi i rossi,
intima il bambino aggressivo
e lei glieli lascia prendere.
Va bene, Fabio, ma questi li mangio io,
ok? ok? e aspetta un consenso
che non arriva perché lui ha la bocca 
piena. Ok? lo aiuta lei guardandolo fisso,
piegando e ripiegando 
il mento sul petto, ma lui se ne frega,
guarda nel pacchetto nel caso ci fossero ancora
orsetti rossi; apre le manine che ne sono
piene, controlla ma non gli bastano. Prende un paio
di orsetti blu, un paio di gialli.
Ok, mangiateli. E se ne va
disinteressato, finalmente appagato.
La sua gemella, Alessia, stampa
un sorriso di vittoria in viso
perché ha salvato almeno la metà
del bottino. Infila tutto in bocca,
strabuzza gli occhi, un po' mastica
un po' ingoia, tra un colpo di tosse
e un filo di bava sul mento
tenendo d'occhio famelica il giocattolo
che il fratello ha trovato in un angolo,
non importa quale, ma adesso dovrà 
darlo un po' anche a me.
Così fino a stasera
quando crolleranno nel sonno in un secondo.

12 commenti:

  1. Che belli questi legami viscerali!
    Bellissima descrizione, sembra di sentire, vedere,gustare.
    Ciao Vincenzo!
    Teresa

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    1. Li definisci assai bene: "legami viscerali".
      Li ho sentiti da padre, ma goduti meno; adesso da nonno che non ha più tanti impegni, me li gusto proprio.
      Ciao Teresa.

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  2. Sempre misteriose, al tempo stesso tenere e paurose, queste storie di bambini... Quanti dolcetti (detti anche affettuosamente "schifezzuole") Haribo avrò succhiato-masticato pure io... :)
    Ciao caro amico.

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    1. Beato te! Quando ero io bambino succhiavo e masticavo il poco che riuscivo a rubacchiare dalla madia della nonna, biscotti, per lo più; a Pasqua cioccolatini, a Natale torrone. Tutto lì, ma era una gran goduria.
      Ciao Nik.

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  3. Una poesia sugli orsetti (sono quelli gommosi vero?) della Haribo non l'avevo mai letta.

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  4. La vita è piena di sorprese, come vedi.
    Grazie della tua visita: benvenuta a bordo.

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. A parte la considerazione personale e off topic che i nonni stanno alla salute dentaria dei nipotini come un alqaedista sta a un grattacielo di Manhattan, :))
    trovo deliziosa la descrizione della piccola Alessia alla ricerca di una spartizione equa degli orsetti: mi sembra di vederla, col mento in giù e gli occhi in su, sgranati, speranzosi e seri.
    Un'espressione tipicamente infantile, e un desiderio di "sistemare le cose" in modo incruento tipicamente femminile, a mio parere.
    (Quando F. e A. erano piccoli e adorabili passavo delle ore a guardarli giocare, un'attività in cui i bambini ci mettono tanta di quella concentrazione e serietà che poi perdono chissà dove nel processo di crescita!)

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    1. Le alchimie semiotiche e no dei bambini sono favolose e lasciano molto riflettere chi, come me, come i nonni, hanno avuto davanti agli occhi quei bambini che oggi sono grandi e grossi; strano a dirsi, da grandi, mantengono gli stessi atteggiamenti di quando erano piccoli. Per questo io vedo e mi immagino fin da adesso quello che Fabio sarà da grande, se fin da subito è quel "paraculo" come lo era suo padre e come lo era suo nonno nella loro infanzia. Il padre si é un po' immusonito, io no. Spero che rimanga sul mio registro.
      Alessia ha il carattere della madre, non della nonna, di nessuna della due; è più autarchica, in un certo senso più sicura di sé.
      Nel gioco e nelle dispute per il gioco i bambini affrontano per la prima volta le difficoltà della vita: è il gusto della competizione che viene messo in "gioco". Ahi, che bisticcio di parole!
      La concentrazione e la serietà vengono diluite dai mille problemi che sorgono e che quantificano il resto della loro vita, tutto lì. Purtroppo non restano mai piccoli e puri.

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  7. Caro Enzo, mi è capitato varie volte di "curiosare" nel tuo blog e, ti dico sinceramente, ancora non ho capito come ti piacerebbe impostarlo: poesie, racconti, opinioni varie, esperienze di vita, politica e antipolitica, semplici dialoghi? Sei uno a cui indubbiamente piace scrivere, che ha tempo per farlo e che, sotto certi aspetti, lo sa anche fare (secondo il mio modesto parere, naturalmente). Ma non capisco perchè non dai un'impostazione ben definita al tuo blog. Per esempio, quel post che hai scritto su Gunter Grass l'ho trovato molto bello, ben scritto, molto articolato e documentato. Ecco, forse, potresti indirizzare i tuoi sforzi e le tue capacità in quella direzione, dando sfogo alle tue idee, senza temere l'opinione e il giudizio della tua più assidua lettrice. Fottitene. In quest'epoca buia bisogna avere il coraggio delle proprie idee e non aver paura di dire ciò che si pensa, anche se può sembrare "osceno" agli occhi di chi la storia non la conosce o, peggio ancora, non la vuole conoscere. Io non ho un blog e mai lo avrò, quindi non potrò scrivere le cose che penso, le certezze che ho e i dubbi che ho avuto. Ma tu che sei un uomo capace di scrivere, che sei un uomo capace di infervorarti per una causa, che sei un uomo che è stato capace di vivere la vita "sulla propria pelle", non temere di dire ciò che pensi e di gridare ciò che sei. L'episodio di Gunter Grass lo dimostra. Questo è quello di cui un'era senza più anima come quella in cui stiamo vivendo ha bisogno. Degli "orsetti di Haribo", credimi, non gliene frega niente a nessuno! Un abbraccio (e scusa "l'intrusione").

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    1. Non mi sono mai posto il problema di cosa scrivere nel mio blog, che per me è un divertissement e niente più.
      Ho iniziato questo mio divertimento con lo scopo di parlare del mio primo romanzo, d'accordo con il mio editore, e l'ho fatto per un certo periodo. Poi mi sono messo a scrivere tutto quello che mi passava per la testa, tenendo ben presente che io non sono e non sarò mai un blogger classico, ma solo un blogger dilettante, che lo fa per suo diletto e per diletto dei pochi che hanno la voglia di leggerlo, e per la disperazione di tanti altri.
      Ho trovato degli amici qui dentro, ma anche dei nemici.
      È il senso della vita, amici e nemici li puoi incontrare dovunque, anche bevendo un caffè al bar.
      C'è un punto su cui voglio fare un distinguo: io non scrivo per nessuna assidua lettrice oppur assiduo lettore, io scrivo per me solo. Uno scrittore è come un pittore, l'ho già scritto mi pare, che dipinge le sue opere solamente per sé, poi le vende con estremo dispiacere. E come un pittore deve saper dipingere con qualsiasi metodo pittorico, con qualsiasi mezzo e con qualsiasi stile -lo sosteneva Picasso- così uno scrittore deve poter sapere scrivere romanzi, poesie, racconti e lettere commerciali.
      Ancora un distinguo: io ho sempre scritto per le mie idee, e sulle mie idee rimango sempre, contro tutti e contro tutto, anche se le montagne mi crollassero addosso io continuerei ad inveire contro le montagne, se lo ritenessi giusto.
      Il pezzo su Günter Grass l'ho scritto perché mi ha dato enormemente fastidio che un imbecille di politico israeliano abbia dato del nazista ad un fior di scrittore "libero" da sempre di pregiudizi; nonché un cretino di politico tedesco, abbia avuto, con l'avallo del suo partito, il coraggio di suggerire ai signori dell'Accademia di Svezia di disconoscere il Nobel di Grass.
      Che poi mi sia dilungato su un argomento spinoso e duro da accettare in Italia, quello del "sangue dei vinti", è una cosa mia e ho voluto solamente mettere in chiaro la mia opinione in merito, infischiandomene a priori delle lamentele dei miei lettori e lettrici anche più assidui.
      Ho vissuto una vita così e non intendo modificarla adesso.
      Gli orsetti di Haribo interessavano me.
      Mai sollevare il tappeto per vedere cosa c'è sotto quel che scrivono i poeti.
      Ricambio l'abbraccio.
      Nessuna intrusione.

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    2. Ciao Enzo, ti ringrazio della risposta.
      Ho visto che nel post che ho scritto ieri ho dimenticato di firmarmi (e me ne scuso).
      Ciao.
      Edoardo

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