giovedì 28 ottobre 2010

MICHELE SANTO SUBITO

Ieri nella mia posta elettronica ho ricevuto una mail della mia cara amica Cristina, piemontese DOC come un Barolo d'annata, che, tra l'altro, commenta il post che ho scritto sul mio blog il 7 ottobre scorso dal titolo "Dolore sbattuto in diretta".

"...siamo lì a guardare le sequenze del dolore in diretta senza avere neanche il pudore di cambiare il programma. Hai ragione Enzo! Hai mille ragioni! Ma...chi l'ha cambiato quel programma? Siamo sinceri: io non l'ho cambiato. Sento tutti indignarsi ma quel programma non l'ha cambiato nessuno!
Quando siamo diventati così? ...Siamo sempre stati così! È nella natura umana. Basti pensare all'antica Roma, dove si andava a vedere nelle arene squartare persone e dove ci si divertiva; nel medio evo, dove se c'era un'impiccagione in prima fila c'erano i bambini, perché veniva concepito come un divertimento; nella grandi rivoluzioni quando si giustiziava qualcuno, per strada c'era tutto il popolo, come se si trattasse della prima di uno spettacolo importante per giunta gratuito.
Siamo sempre stati così, è nella natura umana".

Mi ricordo che Gioacchino Belli, grande poeta dialettale romano del XIX secolo, in una sua poesia scriveva che a Piazza Navona era perennemente eretto un palco, dove venivano eseguite le punizioni corporali. Il condannato veniva piegato su un cavalletto a pancia sotto e culo per aria -nudo si capisce- e il boia su quel culo picchiava 30 oppure 40 frustate di quelle che lasciavano segni indelebili.
Belli dice che la gente veniva in massa da tutta Roma, e che tanti pagavano per stare proprio sotto il palco e non perdersi nessuno dei movimenti convulsi e dei lamenti del disgraziato.
Pagavano profumatamente, e se la vittima era una donna, pagavano il doppio.

"Credo che sia nella natura umana -continua Cristina- la pusillanimità di guardare quel che succede ad Avetrana e dire tanto a me non capita...senza pensare che magari tua sorella, tua cugina, la figlia di una tua amica stia subendo molestie".

Sono addolorato perché devo concordare con la mia amica Cristina: il sangue, la morte, l'orrore, il dolore altrui attira morbosamente tutti, chi più chi meno. Basta osservare le code che si formano in autostrada quando è avvenuto un incidente. Si va lentamente perché la Polizia ci costringe a rallentare? Sì, certo. Ma soprattutto perché tutti allungano il collo per vedere cosa è successo e quanto sangue ha imbrattato l'asfalto.
Ma quando sono solo cocci rotti e lamiere abbozzate una smorfia di sdegno si allarga sulle labbra di tutti: "Solo un botto?! Niente feriti? Nemmeno un morto? Che schifo di incidente!"

Per quanto concerne la storia di Avetrano, se non ci fosse una ragazzina ammazzata quando appena iniziava a vivere, la si potrebbe definire una pagliacciata, dove tutti, ma proprio TUTTI, si divertono a fare i giallisti e i detective.
A cominciare dagli avvocati.
Ma che razza di avvocati ci sono nel Sud Italia? Gente che non conosce l'uso del congiuntivo.
Ieri sera a "Porta a Porta" l'avvocato Daniele Galoppa, difensore di Michele Misseri, volendo dire "faccio una precisazione" ha detto per ben DUE volte di seguito "faccio una PRECISIONE".
Poi ha raccontato balle su come verrebbe trattato il suo assistito in carcere, che, a suo dire, avrebbe saputo da "qualcuno all'interno della Casa di Pena" dell'arresto della figlia Sabrina, lasciando intendere in parole povere che a rivelarglielo fosse stata una guardia.
Stamattina la SAPPE , Sindacato Autonomo di Polizia penitenziaria, in una nota ufficiale ha fatto sapere che il Galoppa non è esperto di cose penali, altrimenti saprebbe che il suo assistito è in regime di isolamento precauzionale a tutela della propria incolumità personale, e che in assenza di divieto può ricevere telefonate e posta dall'esterno.

Avvocaticchi che sbagliano congiuntivi, si confondono sui sostantivi, ma non sui programmi TV, dove li trovi sempre in prima fila e dove dibattono coi colleghi della parte avversa, vedi i legali di Sabrina Misseri con quello della famiglia Scazzi a Matrix due sere fa.
Bruno Vespa ieri sera, con la suprema arguzia che lo contraddistingue, faceva notare che a proposito di Michele Misseri era scomparso l'appellativo "mostro".
Che bello!
Adesso è un povero Cristo, che dorme su una sdraio in cucina e mangia i resti dei pasti della due megere di casa, Cosima e Sabrina: insomma n'omme emmerda, un ratto di fogna, una pantegana di fosso campestre che si sta sacrificando per salvare le sue aguzzine.

MICHELE SANTO SUBITO

Santo e protettore di tutti gli stronzi masochisti come lui, di tutti i coglioni senza spina dorsale, di tutti l'ommene emmerda di cui è infestata la penisola nostra.

Altro dirvi non vò che vi sia grave.
Ho una sola domanda: ma se così forte era il connubio, la collusione, l'unione tra Cosima e Sabrina, com'è possibile che Sabrina appunto per dare una lezione alla cugina sia ricorsa al padre e non a sua madre?
Queste sono cose di donne: che ci azzecca uno che lecca i resti dai piatti come un cane randagio? Che ci azzecca uno che è stato sbattuto fuori dal letto coniugale dalla moglie andare a dare una mano alla figlia?
E perché mentre tutti cercano Sarah scomparsa, rapita, evaporata, disintegrata, Cosima resta in casa e usa il telefono di casa per fare telefonate?
Stava creandosi un alibi?

27 commenti:

  1. Devo essere sincero, amico mio: il "siamo tutti così" è una cosa che mi mette sempre a disagio (qualunque sia l'argomento). Rivendico il diritto di ognuno di parlare per sé. Nel caso specifico, io "così" non lo sono e non lo sono mai stato, e non lo sarò mai. Non ho seguito un solo fotogramma di quella merda, un solo secondo di tg, un solo nanosecondo di talk show. Non dico che questo mi renda migliore: magari ho solo un eccesso di sensibilità che confina con la vigliaccheria, col "mi fa senso", col "non voglio vedere", col "mi sono rotto il cazzo di tutte queste bestie".
    Anni fa vidi un'auto ribaltata sul bordo della strada. Era già successo da un po', c'erano già i soccorritori, quindi motivo in più per tirare dritto, non intralciare, non rompere il cazzo, passare oltre. Così feci. Un amico in macchina con me quasi si scandalizzò per il mio NON fermarmi: pretendeva che facessi inversione per tornare indietro a curiosare, a sciacallare. Io non solo non tornai indietro, ma ci mancò poco che fermassi la macchina per farlo scendere a calci nel culo. Io sono così. Non migliore. Differente.

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  2. E ti fa onore. Soprattutto il fatto di venirmelo a dire. Sarebbe un casino se tutti fossimo uguali. Per esempio io vorrei essere come te, sempre, ma poi mi capita -non tanto spesso e non quando c'è sangue raggrumato da vedere- di fermarmi per guardare, non credo che sia morbosità, nel mio caso è qualcosa che non mi appartiene. Forse, dico forse, perché non lo so cosa sia, perché voglio una testimonianza di tutto quello che succede. Altre volte invece tiro dritto, come hai fatto tu. In autostrada se c'è già la Polizia tiro dritto, non c'è bisogno di quel che posso incasinare io. Mi è capitato tanti anni fa di vedermelo succedere davanti agli occhi: non conoscevo le persone, ma erano quattro feriti abbastanza malconci e io ho cercato di fare qualcosa di utile. Uno stava scivolando lentamente in un fosso pieno d'acqua.
    Non ce l'ho fatto andare. È successo però il casino subito dopo, perché nessuno aveva visto niente, solo io, ed era un incidente incomprensibile a prima vista. Sul lato destro della mia macchia c'era un graffio cospicuo da tempo, ma l'incidente era capitato in rettilineo e ti ripeto non si capiva come. Quello che avevo visto, e che riferii subito alla stradale era che l'auto improvvisamente aveva sbandato e si era capottata. Era andata proprio così, ma le ruote erano in ordine e sulla mia c'era quello stramaledetto graffio.
    Non c'erano i mezzi di oggi e non fu facile uscirne fuori. Se fossero morti tutti e quattro me li sarei presi sul groppo io.
    Per fortuna il guidatore non si ricordava di niente, ma la ragazza al suo fianco disse qualche mezza parola e il secondo maschio, che sedeva dietro ed era il fratello della pupa, disse "Quello stronzo voleva sapere il colore della mutande di mia sorella, e si è chinato a guardare"
    Capito?

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  3. E ti fa doppio onore quello che dici tu. Sia il discorso della testimonianza (per uno scrittore, poi, chiudere gli occhi può essere un'auto-limitazione crudele: quante nuove storie nego a me stesso e ai miei eventuali lettori per la mia selettività, ipersensibilità o discrezione?) sia soprattutto il fatto del soccorrere, perché questo spero apparisse chiaro anche dal mio commento: se siamo i primi ad arrivare, DOBBIAMO fermarci, anche a costo di passare per gli sciacalli che non siamo o di finire nei guai.

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  4. Ciao Vincenzo, scusa l'off topic...
    Sono di corsa e non sono neppure molto in forma ma ad ogni modo, ti consiglio di leggere gli ultimi commenti qui:
    http://sfrenzychannel.blogspot.com/2010/10/nostalgia.html

    NON mi è piaciuto l'accaduto. La mia mail la trovi anche nei contatti del mio Blog.

    E se vuole dire due parole anche Zio Scriba, nessuno glielo vieta.

    Senza alcun rancore, a presto e nella speranza che si risolva tutto per il meglio.

    Un saluto. :)))

    LeNny.

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  5. Ti ho risposto nel tuo blog.
    Posso essere anche spiaciuto per aver detto qualche parola che sia suonata offensiva (quale?)a te, più che a lui, mi par di capire.
    Ma io non ho trovato niente di offensivo né di subdolo in ciò che ho scritto.
    Cercherò la tua mail domani e ti manderò un fischio.
    Un salutone.
    Enzo

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  6. Vincenzo, ho nascosto gli ultimi interventi e giriamo pagina. Certe incomprensioni possono capitare. Lasciami la tua mail che a breve ti contatto io.

    A presto Nerazzurro. :)

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  7. Ti leggo molto interessato ai particolari della vicenda: cosime, sabrine, avvocati, telefoni, letti. E' tutto ciarpame, iacoponi.
    Io mi metto dalla parte dei chissenefrega di come e quando e cosa, e perfino del perchè!
    mi metto nel club dei "differenti", con nik, anche se il finale del suo commento "io sono differente" mi sembra la pubblicità di quella banca.
    Avrei potuto mettere la carta carbone sotto la sua tastiera, perchè il mio pensiero aderisce completamente a ogni sua parola virgola e punto.

    Posso dirti, nik, che quando ragioni così non sembri nemmeno un bestemmiatore? ;)

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  8. Alla tua amica piemontesina doc -ciao, cristina!- invece vorrei dire che secondo me non siamo tutti così, ma VOGLIONO FARCI DIVENTARE tutti così. Curiosi e rincoglioniti.

    Gli imperatori romani spendevano denaro con i gladiatori al puro scopo di far divertire il popolo? non credo proprio! forse volevano solo fargli dimenticare le bunga bungate che faceva l'imperatore.

    la storia si ripete, anzi si raffina a solo vantaggio degli imperatori attuali: al posto dell'arena c'è una scatoletta meno ingombrante e soprattutto pagata da noi.
    come dire, oltre al danno la beffa.

    tu che conosci la storia meglio di me, prof, dimmi che ne pensi.

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  9. Dico che avete tutti ragione e torto io che non sono stato capace di farvi capire lo iacoponipensiero.
    Perfetto Nik, che se ne frega; perfetta Silvia, che definisce ciarpame il tutto; perfetto LeNny, che amabilmente sul ciarpame sorvola e passa ad altro.
    Stupido io, e come scrittore è gravissimo, che non sono riuscito a far capire che, quando una cosa diventa un tormentone nazionale -e non è la prima volta, memento Cogne, memento Perugia, memento Bogliasco et caetera et caetera- non si può buttarla nell'immondezzaio definendola spazzatura fabbricata dai media giornalistici e televisivi.
    No. È il costume nazionale che si è distorto in questi decenni, e questo va osservato attentamente per capire poi certi fenomeni che regolarmente affiorano.
    Dire: non guardo la televisione o non guardo questa roba, che poi è lo stesso visto il pieno sull'argomento in tutti i canali e in tutte le salse, mi sembra una scappatoia.
    Io la guardo invece, per documentarmi, per capire, se ci riesco, dove sta andando a parare l'intelligenza dei miei contemporanei.
    Ho messo i personaggi dell'unico romanzo che mi hanno pubblicato nel sottosuolo a scavare cunicoli. Erano soli coi loro problemi. Quando li ho fatti uscire fuori li ho lasciati confrontare con altri problemi che appartenevano al "loro" passato.
    Che cosa avrei potuto scrivere se li avessi messi in una realtà attuale, di questo nostro mondo?
    Scrivi e sei il testimone dei tuoi tempi, niente altro.
    Allora mi prendo il ciarpame, cara Silvia, e mi guardo tutte le brutture che la TV mi ammannisce, caro Nik, perché mi interessa capire, niente di più. E se poi, dato che sono un tantino polemico, mi scappa qualche critica sull'operato degli avvocati con problemi linguistici e con giudici un po' sbracati, la colpa è solo mia e non pretendo che mi venga perdonata.

    PS. Silvia: "panem et circenses" dicevano allora.
    Significava: diamogli da mangiare e da divertirci e poi facciamo il comodo nostro. Come adesso, tale e quale.
    E il popolino di oggi inventa barzellette sui nostri capi, come allora. Sai cosa cantavano i legionari di Cesare? "Caesar Gallias subegit, Nicomedes Caesarem", e lui ci si faceva le matte risate...perché era vero.

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  10. * Silvia
    Grazie per l'apprezzamento... il bello è che io, davvero, manco so dell'esistenza della pubblicità di quella banca, altrimenti invece di "differente" avrei detto "diverso"... vedi come ci rubano anche le parole, quei bastardi?
    Sull'altra cosa non ti stuzzico neanche più, tanto ormai ho capito che siamo il Diavolo e l'acquasanta... ricordati solo che spesso in questo mondo il Diavolo è in realtà un BUON diavolo, e che nell'acquasanta può esserci un pochettino di arsenico...

    * Vincenzo
    Sull'importanza per uno scrittore di essere "testimone" ti ho dato ragione nel mio secondo intervento, però credo sia anche una questione di misura e di tempi e dosi d'esposizione: una cosa è capire, un'altra intossicarsi. Se scrivo un romanzo sull'oppio posso anche provare a fumarmelo una volta, ma non sono costretto a morire da drogato per scriverlo...
    Analogamente, inorridisco quando sento certi giovani saputelli sdottorare sul fatto che "se non guardi il grande fratello non puoi conoscere la realtà di oggi". Ti assicuro che di quella "realtà" riesco a capire TUTTO dopo averne sopportato controvoglia mezzo minuto in un locale pubblico, di quel grande bordello di merda. E lo stesso vale per il resto.

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  11. Concordo Nik, pienamente. Ma io cerco di guardare dal di fuori -non dall'alto, non mi premetto di farlo né di pensarlo- cioè cerco di capire senza venirne intossicato.
    Sarò una testa di cazzo, ma non mi rassegno a considerare i miei simili così mal ridotti, come ce li fa apparire la TV. Mi illudo sempre che soí sia qualcuno che si sganci e che dica "stronzi di merda c'è del buono in questo cazzo di mondo".
    Una cosa però ti dico: non ho MAI guardato Il grande fratello, né l'Isola, né La fattoria e quel che cazzo tirano fuori. Lì puoi imparare solo i loro copioni, e basta.

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  12. NIK, se il diavolo sei tu e l'acquasanta sono io, allora tu sei il signor sindaco peppone e io monsignore don camillo.
    direi che ho tutto da guadagnarci. dal mio punto di vista il prete di campagna è molto, molto più simpatico del baffuto comunista. i colloqui che il pretone fa con quel povero cristo in croce il signor sindaco li potrebbe fare con stalin, ma non sarebbe la stessa cosa. quelli dell' acquasanta sono impareggiabili.

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  13. no, Silvia, noi spiriti liberi detestiamo le ideologie tanto quanto le religioni... nel caso specifico, tra stalin e gesucristo preferisco ampiamente il secondo... :-))))

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  14. Guardandovi dall'esterno -ho detto dall'esterno e non dall'alto- vi posso dire fratelli e sorelle che tu, Nik, non sei assolutamente un diavolo, forse un buon diavolo, certo non un povero diavolo; insomma, stai messo niente male.
    Tu invece Silvia non sei proprio acqua santa. Acqua cheta, magari sì, che i piloni dei ponti porta via a poco a poco, ma santa proprio no.
    Se fosse possibile, io ti chiamerei acqua elettrica.

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  15. mi hai fatto ridere, iacoponi, e sai perchè? mi hai rammentato una scena svoltasi in chiesa qualche domenica fa. il prete dice, nel bel mezzo dell'omelia: se qualcuno qui dentro non vuole diventare santo, può uscire subito. io guardo mio marito, che mi legge nel pensiero al volo e mi diffida al volo.
    nel frattempo, vedo un tipo che percorre l'altro lato della chiesa, dirigendosi verso l'uscita. probabilmente si era già alzato prima della provocazione del parroco, ma la scena è stata talmente comica che ho riso fino alla fine della messa.
    a me i santi non piacciono tanto, sono troppo santi.
    comunque me lo diceva anche il mio papi, che ero un'acqua cheta!

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  16. Grazie, Vincé, per le davvero belle parole! :D

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  17. A Fri ndo sta sto Santoro? Ndo lai letto?
    Damme na mano che io so 'n vecchietto 'n po' rinco. Ndo lai letto Frizzè?

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  18. , Santoro sta 'incima al tuo post. o cazzo mi sa che era un altro Michele…. scusami senza essere vecchietta sto parecchio rncoglionita,uff perdonami,ti prego,,un abbraccio grande

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  19. Il Michele da fare santo subito avevi pensato che fosse Santoro?
    Sai che non c'ero arrivato?
    Ci si rincoglionisce sempre in due o più di due e le figure di merda in coppia sono le più pregiate.
    Ciao Fizzi.
    Ricambiamo l'abbraccio grande ricambiamo e baciamu li mani.

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  20. cercando una risposta di Wallace a un altro quesito, (volevo capire perchè si uccise) ho trovato come avrebbe commentato il tuo post:
    "E con questo non sto dicendo che la televisione sia volgare e stupida perché le persone che compongono il Pubblico sono volgari e stupide.
    La televisione è ciò che è per il semplice motivo che la gente tende ad assomigliarsi terribilmente proprio nei suoi interessi volgari, morbosi e stupidi, e a essere estremamente diversa per quanto riguarda gli interessi raffinati, estetici e nobili.
    (da Tennis, tv, trigonometria, tornado (e altre cose divertenti che non farò mai più)

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  21. Uhh... sai che Wallace non aveva finito di commentare? Allora è vero che amore e arte vincono il tempo!
    Senti un pò che dice, riguardo allo scambio di opinioni tra te e Nik sulla faccenda "scrittore testimone":

    "Gli scrittori tendono a essere una razza di guardoni. Tendono ad appostarsi e a spiare. Sono osservatori nati. Sono spettatori. Sono quelli sulla metropolitana il cui sguardo indifferente ha qualcosa dentro che in un certo senso mette i brividi. Qualcosa di rapace. Questo è perché gli scrittori si nutrono delle situazioni della vita. Gli scrittori guardano gli altri esseri umani un po' come gli automobilisti che rallentano e restano a bocca aperta se vedono un incidente stradale: ci tengono molto a una concezione di se stessi come testimoni.
    Ma allo stesso tempo gli scrittori tendono ad avere un'ossessiva consapevolezza di sé. Dal momento che dedicano molto del loro tempo produttivo a studiare attentamente le impressioni che ricavano dalle persone, gli scrittori passano anche un sacco di tempo, meno produttivo, a chiedersi nervosamente che impressione fanno loro agli altri.
    [David Foster Wallace, Tennis, tv, trigonometria, tornado, traduzione di Vincenzo Ostuni, Christian Raimo, Martina Testa, Minimum Fax]

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  22. Di David Foster Wallace ho sentito parlare, ma non ho letto nulla. Che mi sono perduto?
    Sentiamo un po'. "Gli scrittori tendono ad essere una razza di guardoni": non mi compete, mister Wallace, i guardoni -qualunque cosa guardino- sono dei malati compulsivi, abbastanza squallidi.
    "Gli scrittori guardano gli altri esseri umani un po' come gli automobilisti che rallentano.....": non mi riguarda, mister Wallace; io tiro via dritto perché il fatto è già avvenuto, NON STA avvenendo.
    "...ci tengono a una concezione di se stessi come testimoni": ma che cavolo va cianciando, mister Wallace? Sarebbero gli scrittori dei narcisisti? Degli egocentrici e basta? Lo conferma il concetto successivo, che così recita: "...tendono ad avere un'ossessiva (sic) consapevolezza di sé....passano un sacco di tempo....a chiedersi nervosamente che impressione fanno loro agli altri". Ahimé, che tristezza, mister Wallace. Questi poveri esseri, che lei reputa pur "...osservatori nati...spettatori", molto benevolmente, sarebbero a sentir lei solo interessati non ad osservare gli altri ma l'effetto che loro stessi fanno sugli altri. Non è un controsenso, mister Wallace? O non piuttosto un giro vizioso di parole in cui lei si è da solo incartato?
    E come dovrebbero apparire alla fine lei non ce lo rivela, e dato che da due anni è morto non potrà farlo più.
    Non credo di essermi perduto poi tanto, Silvia.
    Diciamo che non sono assolutamente d'accordo con Wallace. Tutto qui.
    Io credo che gli scrittori siano osservatori assai attenti di tutto quel che avviene, di caratteri, di persone, normali o meno; che esprimano senza a volte nemmeno volere un giudizio, anche non diretto, ma solo attraverso lo svolgimento delle trame dei loro romanzi e racconti, sull'operato degli uomini e delle donne che arrivano sotto la loro lente di osservazione.
    Penso che non facciano altro per tutta la vita, qualunque sia la cosa che intraprendano. Una specie di callo, di vizio, di procedura mentale.
    Annamaria mi accusa di non vedere cose che mi stanno ad un palmo dal naso.
    Ha ragione: non le vedo e non me ne frega niente di vederle o meno. Io sono a volte totalmente preso da alcune mie idee, da alcune mie osservazioni. Ma non me ne frega assolutamente un picchio di niente di quello che la gente pensa, mentre pensa a quello che penso e che faccio io.
    E tu non lasciarti troppo confondere da scrittori con la ESSE grande, che sproloquiano in libertà: non sempre tutto quello che dicono sono cose da riportare nel quaderno delle frasi celebri, qualche volta sono scemenze.

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  23. Salve, herr iacoponi.
    Sono David Foster Wallace, e le scrivo da un luogo segreto dove non soffro più e dove posso far correre liberamente i miei adorati cani.
    Lei è troppo severo con me.
    Ho definito gli scrittori dei "guardoni" senza voler dare alla parola alcuna accezione patologica, ma intendendo unicamente "osservatori".
    E quando lei afferma di essere a volte "totalmente preso da alcune mie idee, da alcune mie osservazioni", non dà forse ragione alla mia idea di scrittore come persona "ossessivamente consapevole di sè"?
    Dò il cinque ad Annamaria, che immagino essere sua moglie: quand'ero in vita scrissi che "È difficile notare quello che vedi tutti i giorni".
    Ho l'impressione che lei sarebbe meno severa con me!

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  24. Mister Wallace, non vale. Io non ho letto niente di lei, mentre lei già ha letto abbastanza di me, al punto di stigmatizzare una mia posizione mentale, di osservatore delle mie idee intendo, dandosi così ragione ai miei costi, per così dire.
    Dovrei almeno leggere un suo libro, non trova, per esprimere al meglio un giudizio, limitatamente alla mia cultura e alla mia intelligenza.
    In questo momento sono impossibilitato a farlo, per cui mi rimetto alla "sua" intelligenza, che da poco è estesa all'infinito, da quel che ho potuto capire.
    Mi rimetto alle valenze datele da una sua profonda estimatrice, mia ottima conoscenza, che di lei sembra avere un grande concetto.
    Continui a far correre i suoi cani, mentre io aspetterò che venga estate per venire ad acquistare un suo libro.
    Cordialmente,
    uno scrittore che non ha cani da far correre, che non si trova in un luogo segreto e che ancora è costretto a soffrire.

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  25. Ho letto il post quando è stato scritto, ma solo ora il fiume di commenti.
    Non ho seguito il "caso Avetrana" perché da un po' non guardo proprio la tv... e non ne sento la necessità.
    Non credo che "capire il proprio tempo" passi per l'analizzare fino allo sfinimento i media, o le "maschere" che questi ci propongono.

    Di Wallace ho letto "Infinite Jest" e l'ho trovato straordinario. Non è un aggettivo che uso con facilità. Jacoponi sbaglia, secondo me, a sentirsi interpellato in prima persona dalle sue definizioni. Pensi ai suoi colleghi scrittori e mi dica se non ritiene il "ritratto" azzeccato.

    In "Infinite Jest, insieme ad un milione di altre cose, c'è quest'idea dell'intrattenimento "terminale", uno spettacolo talmente perfetto da annientare la volontà dello spettatore al punto da non poter fare più altro che riguardarlo, compulsivamente, fino alla morte.
    E' una metafora di quello che, lentamente, ci sta facendo la televisione.

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