È come avere una casa di quattro stanze
e le prime due sono occupate da estranei, solo
le ultime due sono le mie,
ma per arrivarci devo sgomitare
tra gente e mobili ammucchiati
a casaccio -gente
ammucchiata a casaccio; mobili
ammucchiati a casaccio- e io
non trovo spazio,
non trovo il corridoio e rimango
impastoiato tra gente e mobili
estranei, ammucchiato
insieme a loro.
E il tempo passa e si fa notte fonda
ma non raggiungo le mie stanze.
Di notte poi,
di notte un demone
si impossessa di me.
Mentre che io ignaro e senza colpe
dormo tra calde coperte,
lui usa il mio corpo
per tutte le turpitudini
che solo lui conosce.
Alla mattina scopro
vistose cicatrici sulla mia pelle;
sapori disgustosi sulle mie labbra;
tracce misteriose di percorsi notturni
nei miei pensieri.
Mi è facile dire; io non c'entro;
ma le tracce sono lì
sotto gli occhi di tutti,
e c'è qualcuno pronto a scommettere
che io sapevo tutto fin dall'inizio
e adesso cerco un comodo alibi.
Concepita a luglio, messa in gestazione il 13 settembre e partorita la sera del 16 dicembre 2010 a Maximiliansau.
Forse è stato il lungo periodo di gestazione a donarle questo spessore di poesia DOPPIA: la prima parte mi ha fatto pensare a un racconto fantastico sudamericano intitolato LA CASA OCCUPATA (o qualcosa del genere) anche se qui da te la casa è ovviamente una metafora. La parte finale, poi, è così densa e inquietante da rendere impossibile ogni comemnto che non sia di adorazione e degustazione di ogni singola parola!
RispondiEliminaChapeau.
Nik- Non ho letto il racconto di cui parli, ma mi piacerebbe farlo; se ti capita di ricordarti fammelo sapere.
RispondiEliminaChiaro che la casa è una metafora, ma la seconda parte è la conseguenza della prima condizione: siamo tutti precari in questo mondo.
A qualcuno questo pensiero fa piangere; a qualcun altro scatena istinti di violenza, e poi ci scappano i feriti e qualche volta il morto; ai poeti, o presunti tali, suscitano dentro immagini di inquietudine.
Ai vecchietti un po' debolucci fanno venire sonno, così poi si dimenticano dove cazzo hanno scritto quell'appunto che volevo concludere, ma era interessante, ma guarda te che testa che ho, ma era una cosa bella -perché gli appunti che non trovi più contenevano sempre idee fantastiche, pensa un po'- così succede che la gestazione risulta essere così lunga.
Inutile ringraziarti dei tuoi commenti alle mie poesie. Mi stai quasi viziando. Ma a me piacciono tantone i tuoi racconti, credo che ci sia una certa comunione tra me e te.
Erano le affinità elettive o prendo la solita cantonata? Di questi tempi mi capita.
Ciao Nik.
Bello questo pensiero delle affinità elettive, sono di quei pensieri che fanno compagnia e scaldano il cuore.
RispondiEliminaIl titolo del brano era proprio La casa occupata: è di Julio Cortazar, e io ce l'ho in una vecchia "Antologia della letteratura fantastica" (Editori Riuniti) curata da Borges, Ocampo e Bioy Casares, e che a sua volta, in una nota, rimanda a "Bestiario", Einaudi, 1965 (ma probabilmente vi sono edizioni più recenti).
Ciao amico Enzo!