mercoledì 23 maggio 2012

PER UNA FIGLIA MAI NATA

Mi è giunto il fremito del tuo respiro
attraverso i rami dell'acero, fuori
dal nostro balcone. Ho subito capito
che fossi tu, ancora lì dopo
quarantacinque anni, che attendevi
qualcosa da me, o meglio esigevi da me
una risposta alla domanda che mai
mi avevi potuto fare: perché?
Non credere che sia facile oggi dirti
quello che non avevo capito allora,
che non ho capito mai, mentre
tua madre ancora singhiozza
incolpevolmente il tuo abbandono.
Guarda dentro di me, attraverso 
le fibre e il sangue, tu che puoi,
e troverai forse adesso l'immagine
sgomenta dell'uomo che fece l'atroce
rifiuto, che si oppose a te.
Perché? Mi chiedi. Non ho il coraggio
di dirtelo, non ho il coraggio
di chiedermelo ormai più. Torna
a nasconderti, lasciami soffrire
in silenzio per l'ultimo tratto
della mia strada in discesa, poi
ne parliamo per tutto il tempo
che vorrai; dopo però, non adesso. 

6 commenti:

  1. Domande senza risposta
    che rimbalzano sul filo della loro stessa eco
    Risposte senza un perchè
    che vagano nel passato
    come soldati smembrati e dimenticati
    nella terra di nessuno
    Sofferenze come un insieme infinito di domande e risposte
    Conti che non tornano
    -passano solo una volta-

    Eppure! ... Deve esserci ...
    "un posto in cielo o in terra dove non soffriremo e tutto sarà giusto"
    (Guccini)

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  2. Apprezzo l'accenno a "risposte senza un perché che vagano nel passato come soldati smembrati e dimenticati nella terra di nessuno", perché è un'espressione assai felice, e metterla a commento di una intensa emozione, quale quella che la poesia esprime, rivela il fondo dei tuoi sentimenti.
    Apprezzo la finezza del non aver voluto fare nessun diretto commento, tu che sai. Mi ha dato l'aria del volo del falco, che gira in alto ad ali spiegate osservando al suolo la preda; ma qualche volta, inspiegabilmente il falco, si limita a guardarla e non attacca.

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  3. Ci sono poesie che si leggono con un groppo in gola. E immagino che lo stesso accada, moltiplicato per mille, a chi afferra a due mani il coraggio per scriverle.
    Un abbraccio grande.

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    1. A volte il groppo in gola ti toglie il fiato e la parola, a volte ti costringe a scrivere qualcosa, qualunque cosa, per non soffocare.
      Non è coraggio, è disperazione.
      Grazie dell'abbraccio, ne ho bisogno, amico mio.

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  4. Ciao Vincenzo.
    Mi dispiace. Non mi viene da aggiungere altro.
    Ciao, buona notte.
    Teresa

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    1. Con la tua presenza hai già detto tanto.
      Il tuo pudore è molto bello.
      Ciao Teresa, e grazie.

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