mercoledì 3 marzo 2010

QUANDO LA PERVERSIONE DIVENTA FOLLIA

In questi giorni a Darmstadt, centro industriale dell'Assia distante circa quaranta chilometri da Francoforte sul Meno, si sta celebrando un processo per pedofilia. Non è il primo e purtoppo non sarà l'ultimo. Sembra che sia un'aberrazione molto diffusa in Germania e un po' in tutti i popoli nordici, molto più diffusa che da noi, anche se in questi ultimi anni sia in atto in Italia una rincorsa verso la testa della classifica. Comunque qui in Germania ogni anno si può leggere di uno o più processi per casi di pedofilia, di stupro di bambini con omicidio alla fine dell'atto sessuale, perché la giovane vittima non possa più denunciare e riconoscere il suo martirizzatore.
Insomma niente di insolito; una cosuccia che non meriterebbe nemmeno la quarta pagina dei grandi quotidiani. Questa invece sta su tutte le prime pagine e ne ha dato notizia perfino il Tagesschau delle 20 su ARD, il più seguito qui. Eppure non c'è stato omicidio finale; la bambina vive, anche se in condizioni psichiche da ricovero, ma non è stata ammazzata, fisicamente intendo, perché psichicamente si teme che tutte le vittime porteranno per sempre dentro di loro il marchio di un sopruso così vile.
Cosa c'è di straordinario nel processo a Daniele K. di 30 anni, camionista, che ha abusato per tre anni della figlia di primo letto di sua moglie Janine K. anche lei trentenne?
La presenza sul banco degli imputati della donna, della madre della vittima., questo c'è, ma non è tutto così semplice.
Capita che certe mogli, quasi sempre di ceto medio basso come i loro mariti, non siano in grado di intervenire, vuoi per paura fisica, vuoi per viltà o per coprire con il manto del silenzio ciò che avviene all'interno delle mura domestiche, e che per questo vengano considerate mitschuldig, corresponsabili dell'accaduto e trascinate in giudizio.
Non nel caso di Justine K. però, che forse non ha avuto percezione di quando e di come la cosa avesse avuto inizio -però sua figlia aveva solo sei anni, per cui una madre un pochino attenta avrebbe dovuto vedere comportamenti almeno strani se non anomali della bambina- ma ha dovuto scoprirla in flagranza l'orribile tresca, come confessa Daniele K., rientrando all'improvviso in casa e trovandosi di fronte marito e figlia impegnati sul divano buono in un atto di sesso orale.
Sempre secondo la deposizione davanti alla Corte di Daniele K., non contestata da Janine K., la donna non si è messa a urlare, né ha fatto altro intervento all'infuori dall'impugnare il proprio handy e filmare la scena. Fino alla fine dell'atto, filmando per ultima l'espressione beata sulla faccia del marito, penso.
Da quel momento, per circa tre anni, Daniele K. ha continuato a violentare la piccola Marie, nome cambiato sui giornali come ovvio, e Janine ha continuato a filmare tutto, creando poi una cartella particolare sul loro PC, dove poi la polizia ha trovato tutte le prove, ed ancora circa 15.000 foto di pornografia con bambini.
Rischiano dieci anni. Affari loro, ma si sa già che usciranno fuori, soprattutto lui il violentatore, niente affatto guariti; e non fra dieci anni, bensì fra cinque, perché qui contano i soldi dei contribuenti, e non si deve tenere in carcere un condannato per più della metà della pena. A meno che non abbia in quegli anni dato fuoco al penitenziario, viene riconosciuta a ciascuno un po' troppo benevolmente la buona condotta, gli viene fatto il cosiddetto processo di revisione e posto in libertà. Libertà di delinquere di nuovo.
Ogni sistema ha le sue vergogne: pedofili assassini, che prendono venti anni e dopo dieci, rimessi in libertà, tornano a violentare ed uccidere è un caso che purtroppo si ripete troppo spesso. È avvenuto recentemente vicino Ulm: il pedofilo uccise la sua prima vittima a 21 anni. Condannato a 22 anni di carcere, fu revisionato e messo in libertà dopo undici anni, Aveva 32 anni. Tre mesi dopo uccise una bambina di 13 anni, dopo averla violentata. Condannato a 24 anni, esce di nuovo dopo 14 anni, a 46 anni. Tre giorni dopo -avete letto bene, solo tre giorni dopo- violenta ed uccide un bambino di 12 anni in un bosco di fronte alla casa del bambino.
Ora gli faranno un nuovo processo; gli daranno altri venti anni o giù di lì e prima che compia 60 anni sará ancora libero di ammazzare un ragazzino, che oggi ha soltanto due anni e gioca ignaro del suo destino.
Secondo la legge tedesca non si può sterilizzare un uomo se non è consensiente. Altra legge inconcepibile, ma nata dopo lo sfacelo del nazismo, per contrapporsi a ciò che i nazisti facevano con estrema facilità e senza processo: la castrazione forzata.
I tedeschi hanno voltato pagina, per cui è tutto lecito adesso quello che era assolutamente proibito in quei maledetti tredici anni. Lo sapevate che gli zingari non pagano un centesimo di tasse, di nessun tipo? Conseguenza di 1.500.000 di zingari gasati nei campi di sterminio. Risarcimento postumo per i sopravvissuti ed i loro discendenti.

4 commenti:

  1. decisamente fa sempre bene sapere certe cose di certi paesi stranieri troppo spesso additati come il volano dell'europa (come se tutto si risolvesse in un puro fatto economico!), mentre fa tanto male, ma tanto proprio, sentire queste simili notizie di cronaca: non oso immaginare lo stato d'animo di quei genitori che si son visti strappare le vite loro e dei loro figli per una leggerezza giuridica. Mi vien la pelle d'oca....saluto e chiudo qui.

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  2. Indignazione e sgomento. Ma non aiuta molto.
    Ben arrivato e grazie per il tuo sostegno.

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  3. Per i pedofili concepisco solo due possibilità: o il metodo Abelardo, l'amante di Eloisa, forse meglio conosciuto come metodo Lorena Bobbit, o il carcere a vita. "Ma l'obbiettivo del carcere è la rieducazione!", mi ha ricordato il marito di una mia amica poco tempo fa. Rieducare? Sì, certo, è un verbo che va bene, quando va bene, per un disadattato, un ladro, FORSE e al massimo per uno che ha ucciso in PARTICOLARI circostanze. Per i reati più gravi, non prendiamoci in giro: nessuno è in grado di RIEDUCARE un serial killer, un violentatore di bambini, un pluriomicida. Non ci è riuscito nemmeno Gesù, sul Golgota col ladrone vicino di croce, figurarsi se riusciamo noi.
    P.S. Mi hai fatto venire in mente il post che ho scritto quando hanno scarcerato Valerio Fioravanti http://fuma62.blogspot.com/2009/08/un-detenuto-prodigio.html

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  4. Adesso però vado a controcommentare il tuo "su, vai a letto" di ieri sera.
    Detto con le dovute maniere, delicatamente, come si fa coi bambini quando sono stanchi e diventano intrattabili, e li si convince a sgombrare il salotto, che noi ci dobbiamo gustare il film.
    Tranquillo, stasera ci vado senza farmelo dire da te: mi aspetta un libro arrivato per posta con dedica dell'autore.
    Così, sei perdonato per l' orticata di ieri.
    Ed esentato dal controcommento.

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