Eravamo stati per buona parte delle vacanze estive dell'anno prima Anna Maria ed io a discutere e programmare i festeggiamenti per le nostre nozze d'argento, litigando su ogni dettaglio.
-Innanzi tutto si va in chiesa per la messa.
Il diktat di Anna Maria era il primo rospo da ingoiare. Prendere o lasciare. Che fare? Avevo preso, naturalmente.
-Festeggeremo nello stesso posto di un quarto di secolo fa, sosteneva Anna Maria.
Il ristorante dell'Albergo "Roma" a Palmanova era sicuramente un gran bel locale, ma ne avevano aperti nel frattempo almeno altri due altrettanto accoglienti. Si sa, però, che le donne sono romantiche e conservatrici di tutto il vecchiume. E gli uomini? Accettano, non per quieto vivere o perché siano stronzi, ma perché non gli si rompano troppo i coglioni.
Insomma mi ero sbracato su tutta la linea. In fondo era un giorno del ca. Il prossimo sarebbe arrivato dopo altri venticinque anni.
Tutto sembrava sistemato. Ma già ai primi di ottobre si era capito che l'anno che stava per arrivare, il 1988, non sarebbe stato come gli altri, a parte il nostro anniversario. Ce lo diceva la pancia di nostra figlia Stefania, che cresceva ogni giorno.
Che bello diventare nonni, guarda un po' proprio a maggio, così lei e la bimba non potranno partecipare alla festa in Italia.
Poi a novembre Manfred, l'autore del colpo basso, aveva deciso:
-Ci sposiamo a febbraio.
Magnifico! Così saltano anche i festeggiamenti dei compleanni dei due nonni.
-Facciamo tutta una festa, tagliò corto Anna Maria.
Col caciocavallo! Chi se li fila due cinquantenni a un matrimonio di due ragazzi di 22 anni, con un topo Gigio che già scalcia per uscire?
-Vuoi metterti in mostra per forza? Mi chiese Anna Maria stizzita.
Figurati, ma chi se ne frega. Diventiamo nonni, vuoi mettere? E poi che bella festa! E che bella gente! Ma che bella mangiata! Poco importa che mi sia costata un pacco di Deutsche Mark. La madonna...
-Zitto, miscredente! Pensa alla nostra nipotina.
Ci penso e come. Altra grana da scucire, quasi la metà della somma preventivata per le nostre nozze d'argento se ne va marciando e battendo il passo.
Il tempo comunque di iniziare a fare due conti, che dall'Italia la nostra primogenita ci aggredisce al telefono inviperita.
-Sarebbe a dire che io sono la più scema del pollaio!
Che le piglia adesso? Sembrava così tranquilla.
-Tranquilla? Fessa, direi: sono fidanzata da quattro anni e adesso si sposa mia sorella?
-Monica...le circostanze...l'occhio della gente...
-Col cacchio!
E sbatte giù il telefono.
Il nembo si è addensato: il cielo è diventato scuro e già scroscia forte il temporale.
Tempo due giorni e Monica è di nuovo al telefono.
-Ci sposiamo a giugno.
Fine della comunicazione.
Se mi incazzo faccio doppia fatica, come tutti sanno.
Quindi?
Quindi non mi incazzo. Prendo due settimane di ferie per giugno; mi preparo al nuovo salasso in Banca e buona notte.
Stefi si era sposata a febbraio, col pancione e sorridente. Sembrava in trance.
Cristina arrivò il 10 maggio, esattamente 22 anni dopo la sua mamma.
Io telefonai alla mia mamma, ospite da parecchi mesi in una bella Casa di riposo nella Città Giardino, in una ariosa e linda stanza con vista mare.
Aspettava me e la mia famigliola con ansia per passare insieme due settimane a casa sua a Civitavecchia. Aspettava dall'ultimo sguardo che ci eravamo scambiati alla fine di agosto dell'anno prima, quando avevo di nuovo messo la prua verso il nord.
-Quest'anno va tutto storto, mà.
-Non mi dire che non vieni.
Voce di donna nel panico.
-Ma no, stai tranquilla. Prendo il resto delle ferie per agosto e veniamo giù coi due maschi.
Il 22 giugno, tornando a casa dopo il matrimonio di Monica, mentre passavamo il confine con l'Austria a Tarvisio, dissi un paio di innocue battuta ad Anna Maria; tipo "questo andirivieni in pochi mesi non ci farà stare meglio quest'anno". Giuro che non stavo pensando ai soldi, ma che in poco meno di quaranta giorni saremmo di nuovo passati per quella strada, nella direzione opposta.
Pensavo, credevo, mi illudevo di farlo in meno di quaranta giorni.
Alla fine di quel mese, però, inaspettatamente il cuore di mia suocera cedette di colpo. Fu trasportata in un nosocomio specializzato di Gorizia, ma era agli sgoccioli.
La notizia della morte arrivò a me, perché Anna Maria non aveva la forza di prendere il telefono in mano.
Presi il resto delle ferie e partimmo sgommando.
Il 7 luglio i funerali, poi tutti i cocci di una vita da raccogliere.
Un giovedì sera dissi a mia moglie:
-Domani parto. Resto un fine settimana a Civitavecchia con lei.
La presi in consegna alle 10 del sabato mattina, dopo aver sottoscritto una liberatoria, dove mi assumevo la totale responsabilità per tutto quel che le poteva capitare.
-Non la perderò d'occhio per un istante -dissi alla direttrice- e lunedì a mezzogiorno ve le riconsegno indenne.
50 ore insieme a mia madre.
Per me una première; per lei una gioia infinita.
-Sei solo?
-Anna Maria ha un sacco di problemi legali e amministrativi; i ragazzi vanno al mare; Monica è in luna di miele, e Stefi ha un pupazzetto che le porta via tutto il tempo.
A mia madre, però, interessavo solamente io: la sua domanda era per assicurarsi che non avessi altro cui pensare.
Per 50 ore feci "il donno": preparai la colazione, il pranzo, la cena; passai l'aspirapolvere per tutto l'appartamento; riparai una lampada che da anni non funzionava; ma soprattutto parlai.
Parlai, parlai, parlai.
E lei stava lì, in silenzio, ad ascoltarmi.
Tre le cose eccezionali che si stavano verificando:
-mia madre taceva;
-io stavo parlando con lei;
-io stavo insieme con mia madre per un intero fine settimana.
La prima situazione non si era mai verificata.
La seconda rarissima volte.
La terza quasi mai. L'ultima volta avevo 13 anni.
-Perché non dici nulla? Le chiesi.
-Perché per trenta anni non mi hai detto niente altro che i saluti quando arrivavi e quando ripartivi.
-Voglio imprimermi la tua voce nella mente, aggiunse. La riascolterò ogni momento, dopo che te ne sarai andato.
Fu in quell'istante, credo, che decisi di raccontarle la mia infanzia, vista dalla mia parte, perché lei tornasse giovane e io bambino. Mi ero illuso di stupirla -ecco, questa è la versione di Enzo- ma mi accorgevo dall'espressione del suo viso che conosceva già ogni cosa della vita interiore del figlio bambino, del figlio ragazzo; non le era sfuggito nulla. Non ero riuscito a nasconderle nemmeno quello che pensavo, perché adesso che credevo di rivelarglielo in prima assoluta, come fosse chissà quale segreto, la vedevo sorridere ogni volta ancor prima che concludessi la frase, tutte le frasi.
Ero stato per lei un libro stampato, mentre mi ritenevo un enigma indecifrabile.
Non so perché, ma mi sentii più leggero e più felice dopo averlo scoperto.
Allo scadere della cinquantesima ora la riconsegnai alla direttrice dell'ospizio.
-Torno a Natale, mà; porto pure Anna Maria.
Me ne andai più sereno: avevo finalmente conosciuto mia madre.
"Anna Maria sarà contenta di venir giù a Natale", pensai.
Ma ai primi di ottobre venivo giù da solo a tutto gas col mio 2500 turbo per cogliere almeno l'ultimo respiro di mia madre.
Una corsa folle contro il tempo, contro l'ictus che le aveva mandato in tilt il cervello.
Al "Pavesi" di Firenze feci il pieno di benzina, bevvi in fretta un caffè e telefonai a mia cognata.
-Sto a Firenze, in un'ora e mezza arrivo.
-Prenditela comoda, mi rispose; è spirata un'ora fa.
Il 31 dicembre si portò via per fortuna quel 1988 felice e infelice, dove tutto era successo, dove ero diventato nonno, due volte suocero, dove era morta la madre di Anna Maria, che mi amava come un figlio, e dove avevo perduto mia madre subito dopo averla conosciuta veramente.
Soltanto le nostre nozze d'argento non erano state festeggiate, e nessuno ne parlò più.
Sembra la trama di un film commedia, di quelli del genere 4 matrimoni e un funerale.
RispondiEliminaMa la realtà sa fare meglio della fantasia: il tuo film "anno fatidico 1988" si potrebbe infatti sottotitolare: come farci stare ben due matrimoni due funerali e un bebè.
La vita a volte è come un fiume, le cui acque scorrono placidamente per un lungo tratto e poi, senza preavviso, vengono catapultate in un dirupo con grande fragore. Dopo il salto, torna un tratto di calma piatta, ma la povera goccia d'acqua non sa mai cosa ci sarà un metro più avanti!
Anche il mio doppio otto è stato importante, vi ho lasciato i momenti più felici della mia vita.
**Silvia- È vero. A rileggerlo mi viene da ridere e da piangere, ma la vita è il più bel film che si possa immaginare, a volte il più melenso, a volte il più tagico, e se ci si pensa non ce la si può prendere col regista o con la sceneggiatura.
RispondiEliminaL'inizio degli anni '70 furono turbolenti per la mai famiglia: morì mio padre, uno zio di mia moglie e io dovetti venirmene in Germania per vari e variegati motivi.
Poi, fino al fatidico 1988, niente.
Calma preoccupante poi fino al 2001, quando mio fratello decise che si era rotto le scatole di questo mondo.
Da allora, nada de nada.
Come si dice: aspettiamo e vedremo quello che ci capiterà, senza preoccuparci, perché dopo una giornata di sole c'è quasi sempre pioggia, ma dopo torna a risplendere il sole.
Ti meraviglio così fatalista?
Non potrei non esserlo, perché questa è la vita.
So pure cosa ti è capitato nel 1988: una cosa bellissima.
Congratulazioni in ritardo.
Tanto bello e divertente all'inizio, quanto triste e malinconico sul finale. Un finale che mi ha fatto anche pensare a quanto di recente successo alla mia mamma. Ma non ne parliamo, preferisco così. :)))
RispondiEliminaCiao amici.
P.S.: per caso avete fatto in tempo a guardare ciò che ho postato nel mio ultimo commento nell'articolo precedente a questo? Bye.
Senti un po' stronzetto culattone della mia minchia:
RispondiEliminaPrima di esprimere solidarieta' a un pezzo di merda leggi bene quello che ha scritto in un blog.
Eccoti il testo, cretino:
"...Di essere italiano mi vergogno da anni, e non solo per colpa del Peto coi Tacchi: quello schifosissimo mezzouomo non è che la parte emersa dello shitberg, ed è per questo che liberarsene sarà durissima, e soprattutto non sarà garanzia di trovare poi qualcuno all'altezza..."
Io ho il diritto di replicare a questo pezzo di stronzo chiamandolo Mezzo-Frocio se lui si permette di chiamare, dietro lo schermo della blogosfera, il Signor Berlusconi uno schifosissimo mezzo-uomo-peto-coi-tacchi.
Se il signor Testa di Cazzo si e' beccato un bel "Mezzo-Frocio-di-Merda" se lo e' meritato e tutti i froci della blogosfera possono farsi venire gli orecchioni incandescenti che a me non ne frega una magnifica sega.
Capito? Stronzarello della mia minchia?
Accidenti, che anno... se è così ogni 25, c'è da prepararsi, da quelle parti, a un memorabile 2013, sperando che stavolta memorabile lo sia soltanto in positivo... Bellissimo racconto, divertente e commovente.
RispondiEliminap.s. hey, mi è sembrato di sentire dei vaghi rumori di sottofondo fra il commento del grande LeNny e questo mio: qualcuno aveva scorreggiato? :D
Ma lo saprà, il signor bertoldO cacasennO, di trovarsi qui al cospetto di uno Scrittore Poeta Pittore settantaseienne cui non sarebbe degno di allacciare le scarpe usando la bocca?
Scusate tutti se mi intrometto in una discussione "in casa d'altri" (cosa che non faccio mai), ma non ne posso fare a meno dopo aver letto le volgarità e le stronzate (passatemi il termine) scritte da Bertoldo (il cui nome, già di per se, suscita ilarità). Caro Bertoldo ma non ti vergogni di ciò che scrivi? Non hai il minimo senso dell'educazione e della civiltà? Non ti hanno insegnato che si può esprimere il proprio parere usando toni e termini completamente diversi da quelli che usi tu? Ti rendi conto che gente insulsa come te ha l'ardire di dichiararsi "di destra" (come quel "signore" che ci governa, d'altronde) infangando, così, la dignità di chi di destra lo é veramente! Io il Signor Berlusconi (come lo chiami tu) non lo posso più vedere e non posso più sentire le sue comiche arringhe in difesa dell'indifendibile. E la cosa che non sopporto proprio più è che sia lui che quella pletora di lecchini che si trascina dietro si professino "di destra". Caro Bertoldo essere di destra è un'altra cosa. Essere di destra significa essere leali (con gli alleati e con il popolo), avere una morale, essere onesti, impegnarsi per il benessere della comunità, aiutare i più deboli e i più disagiati, proteggere la proprietà privata fino a quando non diventi un insulto alla miseria, dare a tutti la possibilità di arricchirsi ma mettendo un limite alla richezza individuale affinchè l'eccesso venga ripartito tra i meno fortunati, dare a tutti la possibilità di studiare ma premiando i più meritevoli, offrire al popolo il miglior servizio sanitario possibile, far partecipare agli utili delle aziende gli operai che vi lavorano, far pagare le tasse equamente secondo la reale situazione economica di ciascuno, incentivare l'arte in tutte le sue forme e manifestazioni dalla pittura all'architettura dalla musica al teatro e al cinema dalla scultura alla fotografia, aiutare la ricerca scientifica, insegnare ai giovani i reali valori dello sport, applicare un'economia che abbia basi diverse sia dal capitalismo che dal comunismo, introdurre su larga scala il principio delle corporazioni, dare alle donne dignità vera, offrire al popolo tutta la sicurezza che merita mettendo in galera i delinquenti e sbattendo fuori dai confini nazionali chi non ha le carte in regola per restare, dare a tutte le persone perbene (di qualunque razza, religione e nazionalità) le stesse opportunità di lavoro e progresso, rendere il clientelismo un reato penale grave. E, se mi consenti, fare in modo che tutti gli imbecilli come te (e ce ne sono tanti) non abbiano nessuna voce in capitolo! Questo è essere di destra. Ti pare che il "signor" Berlusconi ed i suoi accoliti lo siano? Ed è per questo (e per tutti quei politici "magnoni" che lo hanno preceduto dalla fine della guerra in poi) che, come ho già avuto occasione di scrivere, in questo Paese ci sono stato (e ci sto) il meno possibile.
RispondiEliminaScusate tutti (Enzo per primo) per la lunghezza del commento, ma non potevo farne a meno. Ciao
Urka,non sapevo che la destra avesse tutti questi valori. E io che pensavo di essere di sinistra!
RispondiEliminaAvete dato un'occhiata al blog di bertoldo?
RispondiEliminaVi invito a farlo, è fantastico.
Ne avevo visti pochi così.
Anzi, nemmeno uno.
Enzo, vuoi un consiglio? No? Lo sapevo!
E io te lo do lo stesso.
Non cagarlo, è il peggior insulto che gli puoi fare.
comunque, dopo che berlusconi ha espresso il suo disprezzo per i gay, io ritengo che la parola frocio -intero, mezzo o un quarto poco cambia- sia da considerarsi un complimento.
RispondiEliminaE' così anche a casa mia.
Dialogo di ieri tra me e mio figlio:
"in quanti siete rimasti ad uscire al sabato sera, adesso che le ragazze vi hanno mollato?"
"in cinque ... cinque froci"
Non ricordo se l'ho detto o solo pensato, ma MEGLIO FROCI CHE BERLUSCONI!
Cara Silvia, basterebbe conoscere la storia (quella vera, non quella che hanno scritto sui libri delle case editrici dei "tromboni" democristiani, socialisti e comunisti sui quali abbiamo studiato sia tu che io) per capire quali sono i valori reali della destra. Mi meraviglio che una persona colta e aperta come te ancora non abbia capito per quanto tempo i nostri politici (dal '46 ai giorni nostri) ci abbiano preso per i fondelli. D'altronde solo in un Paese come il nostro un bandito come Togliatti lo potevano chiamare "il migliore" (o forse volevano dire: il migliore fuorilegge? Il migliore mandante di massacri di connazionali innocenti? Il migliore leccaculo di quell'assassino di Stalin? Il migliore nemico della classe operaia? Il migliore manipolatore dei suoi interessi?) Vuoi vedere che non ho capito niente? Ti saluto
RispondiElimina**Lenny- Grazie del commento e del tuo intervento privato. Proprio mezzora fa ho riascoltato, e rabbrividito, "il soldato d'inverno", l'agghiacciante testimoniamza di Mike Prysner.
RispondiEliminaGrazie del tuo contributo, ma certe cose io le sapevo da quando ero piccolo, dall'ultima guerra mondiale. Ne ho viste di porcate, e non erano solo i fascisti e i nazisti a farle, credimi, ma i signori "liberatori" e i partigiani hanno fatto la loro parte, anche se oggi nessuno ha il coraggio di parlarne.
**Nik- Speriamo che il 2013 si riesca a festeggiare senza che qualche cosa, o casino, ci si metta di mezzo.
RispondiEliminaMi spiace che tu abbia dovuto turati il naso, ma quando ho scritto quelle parole sul tuo blog sapevo che sarebbe venuto a rompere sul mio.
Ho tentennato un po' e ormai il casino è fatto, ma io ho preso una decisione, che credo sia la più giusta.
Leggi sotto quando gliela mando a dire.
Ciao, amico mio e non me ne frega niente se sei intero o se sei mezzo, perché tu sei mio amico, e gli amici me li scelgo per istinto, perché lo sento sulla pelle, perché ho con loro affinità elettive, e non vado a chiedere nulla sul colore della loro pelle, sulla loro religione, sulla loro adesione politica, sulla loro nazionalità e sulle loro abitudini sessuali. Sono convinto che tu sia Uomo come me, ma se tu fossi Omo non cambierebbe nulla, anzi, ti invidierei quella parte di sensibilità femminile che tu avresti e io no. Ho lavorato per anni in teatro, dove registi, scenografi, coreografi ed attori sono omosessuali. Ho capito anche perché: perché costoro hanno un enorme quoziente di sensibilità, e una intelligenza più aperta degli altri cosiddetti normali. Sono stato una notte intera a casa di uno scenografo, omosessuale dichiarato, insieme ad un aiuto regista, altrettanto dichiarato Omo, per risolvere un problema scenico del Lohengrin.
Abbiamo spaghettato, bevuto una o due bottiglie di Grappa, lavorato sodo, ma nessuno -ripeto nessuno dei due- mi ha messo un dito addosso. Avevo 45 anni e ne dimostravo 35, e non ero niente male.
Ho ricordi meravigliosi, ma ripeto quanto detto prima, per me un amico vale per quello che ha dentro, nel cuore, nell'anima e nel cervello. Il resto sono affari suoi.
Scusa sai, ma io sono fatto così; non volevo che tu pensassi che io sorvolavo sull'argomento.
**Enrico- Tu sei come una bottiglia di vino pregiato -io ne ho un paio favolose- che si tiene in serbo per aprirla solo in circostanze particolari: come questa, appunto.
RispondiEliminaFa piacere prendere nota che tu mi leggi anche se non commenti, perché poi -e lo hai fatto già un'altra volta qualche tempo fa- spuntano le tue mani, poi la testa e tutto il resto.
Grazie, grazie per il contributo e per la tua difesa.
Purtroppo più il tempo passa più vedo che siamo circondati da cretini, che vorrebbero soffocarti, che vorrebbero toglierti la parola, lasciarti a terra mentre il treno, il loro treno se ne va. Io quel treno lo lascio andare, non ci sono mai salito.
La tua dichiarazione di intenti sui valori e sul significato di essere VERAMENTE di destra è, permettimi di dirlo da scrittore, un capolavoro.
Non ho nulla da aggiungere: perfetto.
E bene hai fatto a ribadirlo a Silvia, che è imbevuta di letteratura postbellica sinistrorza e sinistronza -passamela te ne prego per una volta- anche perché nel nord ha piovuto sempre più forte che giù dove stavo io.
Ma la fanciulla è intelligente, studiosa e potrà ricuperare.
Spero che non debba ricapitare una situazione così scabrosa per rileggerti, me lo auguro proprio.
Ciao Enrico.
**Silvia- Hai visto quanti valori ha la destra? Non te lo immaginavi, vero? Ma quando te lo dico io sostieni che vado allo scontro. Enrico ha un modo di esprimersi totalmente più tranquillo del mio, e dice cose sacrosante. Rileggile.
RispondiEliminaSei andata su Bertoldo? Hai letto? Io no. Mi sono fermata alla sua musica preferita a al suo libro preferito e ho detto basta. Abbiamo a che fare col tipo di cretino che più cretino non si può, il fanatico musulmano.
Adesso però ti sei inguaiata: verrà a darti della puttana -scusa, ma questo è il suo metro di linguaggio- sul tuo blog. Fallo entrare, dagli spam e mandalo al diavolo, il suo diavolo, che è diverso dal nostro.
Perché dici s´di essere sicura che non accetterei un tuo consiglio? Io accetto i consigli delle persone intelligenti, a volte anche serene, come te; delle persone che mi sono amiche, di cui sento l'affetto. Capito?
Sulla mia risposta a Nik c'è la mia posizione sui gay, o presunti tali.
Quando sento Berlusconi o questo stupidissimo aborto della natura disprezzare i gay per pura discriminazione, mi verrebbe voglia di uscire di casa vestito di rosa con un cartello "Sono un gay". In quei casi tutti gli uomini veri, intelligenti e di buona volontà dovrebbero dire: "Siamo tutti gay".
Ciao e preparati all'entrata durissima del cretino.
**Bertoldo, o chiunque tu sia e da qualunque letamaio tu provenga: ho deciso di lasciare questo tuo aberrante e farneticante pezzullo sul mio blog a testimonianza dell'imbecillità umana e della sua enorme estensione.
RispondiEliminaNon te ne permetterò altri.
Escludere gli imbecilli è un dovere che sento nei confronti dei miei amici e delle persone per bene e intelligenti che lo frequentano.
Soprattutto delle persone bene educate, non dei trogloditi che non sanno esprimersi altro che con parole da ladro.
Al piacere di non più incontrarti.
Ma la fanciulla è intelligente, studiosa e potrà ricuperare.
RispondiEliminaPORCAccia la miseria del cazzo, nemmeno i commenti del bertoldo mi hanno fatto così
RIVOLTARE LE BUDELLA !
Ma chi credete di essere, tu e quell'ammasso di sassi?
i veri conoscitori della storia scritta dai veri scrittori della vera storia del vero mondo del vero universo?
Io non sono colta, signor pila di sassi, ho studiato la storia sui libri che mi hanno dato, voi dove l'avete studiata, sapientoni, sui documenti originali scovati negli archivi di stato? (avete anche accesso all'armadio dei segreti di stato, per caso?)
.. e su questi documenti visionati da voi e da pochi eletti c'è scritto, tanto per fare un piccolissimo accenno storico, un PICCOLO INSIGNIFICANTE ESEMPIO, che il fascismo è nato e si è diffuso negli ambienti di sinistra?
Che Matteotti è stato ucciso dall'armata rossa?
Mi rifiuto di parlare con gente che mi tratta come una studentella che non ha studiato nè capito un cazzo.
Te lo sei scelto bene il tuo amico, iacoponi.
**Silvia hai scritto tu questo commento delirante o c'è stata una introduzione di qualche elemento esterno?
RispondiEliminaSe l'hai scritta tu non ti riconosco più.
Non si possono dire cose come "ammasso di sassi" "gente che non ha studiato né capito un cazzo", nonché l'uso indiscriminato della parola "cazzo", che -credevo- non ti si addicesse, senza passare dall'eventuale ragione al torto.
Nelle parole di Enrico - e non ammasso di sassi- e soprattutto nelle mie non c'era alcuna cattiveria, ne sfottò.
Penso e so di avere a che fare con una persona intelligente, ma qui mi troverei a competere con una pasionaria isterica.
No, rifiuto di credere che tu abbia scritto un simile vomito di contumelie, per giunta pubblicamente, senza alcun ritegno, mettendoti al livello di Bertoldo.
No, deve essere un trucco di questo somaro, questo tizio che si è intrufolato dentro, ti ha rubato il logo, perché non è da te, e perché non c'è l'offesa, non c'è il movente, oppure è troppo poco.
Dacci Silvia un segnale, ti prego, che non siamo stati colpiti da una folgore.
E poi ci sono cose che sui non sono scritte sui documenti riservati-solo-agli-eletti.
RispondiEliminaCome le cicatrici sulle gambe di mio papà, a quindici anni sparato dai FA-SCI-STI
(FASCISTI, CAPITO, FASCISTI, FASCISTI, sapientoni!!!!)
Volete venire a vederle? Sono meglio di un foglio polveroso, perchè ancora vive, pronte a dare un calcioinculo a coloro che mettono sullo stesso piano partigiani e fascisti!
Caro Enzo, questa Silvia è una poveretta con la quale hai perso fin troppo tempo ed alla quale hai dato fin troppo spago (guarda con quale moneta ti ripaga). E' grazie alla gente come lei che i giovani di questo Paese non hanno più riferimenti attendibili e vedono un futuro buio davanti a se. E' grazie all'ottusità di gente come lei che questo Paese non ha più storia. E' grazie all'ignoranza (voce del verbo "ignorare") di gente come lei che le menti e le anime migliori emigrano per non tornare più. E' grazie alla gente come lei se le persone perbene in Italia non hanno futuro. Ma come si permette di tirare ancora in ballo i partigiani e offendere la memoria dei tanti ragazzi che sono andati a Salò perchè credevano in un ideale (e non per sparare nelle gambe di suo padre). Allora quanti partigiani hanno massacrato gente innocente solo per il piacere di farlo? Non è storia anche questa? O non conta nulla solo perchè indossavano una camicia rossa? E poi, tutto questo che ha tirato in ballo, cosa c'entra con i valori e gli ideali veri della destra che ho elencato nel mio commento di prima? Io NON ho mai scritto la parola fascista. E poi, cosa c'entrano i sassi? Questa poveretta anzichè passare la sua vita davanti al computer scrivendo una miriade di minchiate dovrebbe uscire, vivere, ridere e studiare un pò di più. Ti abbraccio Enzo, purtroppo per l'ultima volta perchè non posso più sopportare di leggere sul tuo blog le fesserie di una "pasionaria" insoddisfatta come questa poveraccia. Ciao
RispondiEliminaAllora sei stata tu a delirare.
RispondiEliminaBene. Andiamo con ordine.
Innanzi tutto chiedo io scusa a Enrico per essere stato proditoriamente insultato sul mio blog, lui che era venuto solamente per prendere le mie difese. Scusa Enrico, non avrei mai potuto prevedere che le parole farneticanti di un pazzo avrebbero smosso alcune montagne.
Poi a te, Silvia.
Enrico ha parlato con la sua eccezionale calma e sovranamente, senza sbavare veleno, dei valori della destra, in cui si riconosce e in cui mi riconosco. Ha parlato di lealtà con gli amici e coi nemici; ha parlato di onestà, di impegno umanitario in favore dei più deboli; di sviluppo delle arti e delle scienze; di rispetto delle minoranze e di RISPETTO DELLE IDEE ALTRUI; di rispetto delle leggi, di severità contro chi le viola, di mandare fuori dai patri lidi chi non ha il diritto di starci.
Ma non ha parlato di fascismo e questi non sono discorsi da fascista ma da uomo di destra.
Enrico non è un fascista, nel becero significato che dai tu a questa espressione: Enrico è un uomo di giustizia e di ordine, cioè un uomo di destra, tanto è vero che non si riconosce in questo Berlusconi che tutto è meno che di destra.
Io, che -scherzando, perché ritenevo di parlare con una amica, una buona amica- ho detto che avresti potuto documentarti su questi valori di destra, sotterrati nel dopoguerra come non valori fascisti, dimenticando decine di anni precedenti al fascismo, quando gente come Giolitti -che fascista non era- sosteneva le stesse cose, e Nitti , ma solo per fare due nomi, e De Pretis, tutti nanetti che dicevano le stesse cose; ebbene io sono stato da te attaccato a casa mia in commento ad un post in cui parlavo della mia famiglia e di mia madre.
Un insulto, mia cara, un insulto gratuito e cattivo.
Hai la mia mail, potevi scrivermele in privato queste belle cose, ma no! Dovevi sputare veleno in quel modo.
Non sono stato io a sparare alle gambe di tuo padre, né è stato Enrico a farlo.
I fascisti FASCISTI SÌ QUELLI ERANO FASCISTI, che lo hanno fatto si sono coperti di vergogna, mica io, mica Enrico.
Ma almeno tuo padre cammina, forse zoppica ancora un po' ma è vivo. È VIVO, Silvia. è sopravvissuto all'attacco dei maledetti fascisti.
Mio zio, fratello di mia madre, era un avvocato, che nel momento più cruento della guerra -gli alleati erano sbarcati ad Anzio e i tedeschi facevano il comodo loro, fu chiamato a fare il Podestà (sindaco) nel paese dove eravamo sfollati. Non era un fascista, mai stato: era un podestà fascista, perché questo era il nome.
Per questo unico delitto una banda di delinquenti rossi COMUNISTI SÌ QUELLI ERANO COMUNISTI, lo hanno ammazzato di botte e poi fucilato, abbattuto come un cane randagio e rognoso. Sua moglie, mia zia, e sua sorella, mia madre, che avevano tentato di strapparglielo via dalle mani con le unghie e coi denti, sono state bastonate e violentate da quei bastardi.
Capito? Per questo io odio tutti i comunisti, perché hanno coperto di botte mia madre e violentata, insieme a mia zia, mente mio zio era già morto ammazzato.
Io non ho bisogno di leggere libri di storia di nessuna parte politica. Io l'ho vissuta sulla mia pelle la storia, che piace tanto a te.
Tuo padre le ferite le porta sulle gambe; mia madre le ha portate sull'anima finché è vissuta.
E tu sei venuta a blaterare sul mio blog, sproloquiando su un post, che io avevo scritto in suo onore. È la verità: leggendo una recensione di Nicola Pezzoli (Zio Scriba) su un libretto di Ammaniti "Io e te", gli dissi che mi era venuta un'idea, scrivere un post sul rapporto tra me e mia madre. L'ho diluito volutamente, perché così mi andava, e mai, ripeto MAI, avrei creduto che prima un pazzo assatanato poi una ragazza in fiamme avrebbero contaminato questo atto di amore verso mia madre.
Non solo ti scegli bene gli amici, iacoponi, ma anche le amiche.
Enrico non ho più parole. Sono molto confuso e addolorato. Mentre scrivevo a lei quel che sopra ho postato, tu scrivevi a me. Lo leggo adesso e -ripeto- sono confuso e addolorato. Che strana storia il web: ci si parla da lunge e non ci si guarda negli occhi, questo il guaio.
RispondiEliminaAlcuni giorni fa l'intervento di un illustre sconosciuto, che si firmava , cavaliere errante, mi ha tolto il buon umore. Mi aspettavo che Silvia, che dovrebbe conoscermi, mi avrebbe capito, e invece ha dato torto a lui -meno male- ma anche a me. Come se io avessi dovuto incassare e tacere. Ma lì giocavo in trasferta, e forse avrei potuto evitare.
Qui no, perdio! Sto a casa mia, scrivo un post per mia madre e arriva un pazzo farneticante, e la persona che conosco meglio e che meglio dovrebbe conoscermi mi tratta così.
Ci devo pensare su.
Mi dispiacerebbe proprio tanto se tu veramente tenessi fede a ciò che hai detto.
Mi dispiacerebbe assai. Ciao
**Enrico- Io sono uno strano animale, me lo diceva sempre mio padre: da una parte sono estremamente impulsivo e manderei al diavolo Nostro Signore, però sono essenzialmente un riflessivo e, soprattutto, ho enorme fiducia nell'Uomo in senso di "genere umano".
RispondiEliminaL'esplosione assurda nei toni e nei tempi di Silvia mi ha sorpreso al punto che io voglio vederci chiaro.
Si può essere pasionarie -e lei non lo è, non me lo ha mai mostrato- si può anche essere stolide -e lei non lo è di sicuro- allora cosa ha causato questo suo rancoroso attacco a tutti e due?
Prima di giudicare bisogna mettere la persona in condizioni di chiarire il proprio atteggiamento.
C'è stato forse qualcosa tra voi due che ha scricchiolato ed ha portato a questa sua uscita dalle righe?
Con me non c'è stato niente, per questo mi astengo dal dare alcun giudizio.
Lascio a lei l'opportunità di chiarirsi.
Lo trovo anche più generoso.
E poi non vorrei che l'intervento di un talebano mandi in frantumi un'amicizia.
Tra me e lei, tra me e te, non so forse anche tra te e lei.
Resto in attesa.
enrico, accomodati pure, ti lascio il posto.
RispondiElimina**Silvia- Che gran colpo di teatro! Che bella battuta! La prima donna esce di scena tra gli applausi.
RispondiEliminaNon vale niente un autore che scrive queste battute, e la regia è scarsa, molto scarsa.
La scenografia latitante e l'attrice incespica sul tappeto uscendo di scena.
Male, male, male.
Meritavamo tutti un finale migliore.
Povero il mio blog, ridotto a una latrina pubblica: c'è chi esce e chi entra. Che squallore!