venerdì 21 gennaio 2011

T - PO 11403 PRIMA FETTA

Anche se c'è qualcuno che trova la mia prosa prolissa, brutta e quasi abominevole, mi permetto di proporre nel mio blog il racconto a mezzo del quale ho fatto conoscenza con Giulia Fabbri, la mia editrice di "Martedì dopo l'autunno".
Lo trovò estremamente interessante, ma preferiva un romanzo ed un romanzo ebbe.
Lo propongo ai miei amici e a tutti coloro che si avvicinano a questo post con animo sereno, ma anche a coloro che vi si avvicinano con livore e inimicizia.

T - PO 11403

1

Il suo accusatore era di nuovo arrivato. Ne aveva riconosciuto il passo pesante appena era entrato nella stanza attraverso la porta blindata. Quello era l'unico dato certo in suo possesso: la porta era di ferro e a chiusura ermetica. Aveva lavorato lunghi anni in un reparto ad alto rischio di una fabbrica di esplosivi, dove tutte le porte erano di quel tipo.
La porta era di ferro quindi, come la sedia su cui lo legavano con cinghie alle caviglie e al torace, come il tavolo su cui lo facevano sbattere tutte le volte con le cosce o con le anche. Sedia e tavolo erano fissati al pavimento, se ne era accorto subito, la prima volta che li aveva urtati.
L'uomo, insaccato in una tuta di tela arancione, sedeva rigido con le mani dietro la schiena legate da una catena. Una doppia benda di tela gommata gli era stata passata sugli occhi da quando lo avevano catturato.
Irrigidì per un attimo i muscoli del collo e inspirò col naso lentamente, a fondo. Un odore nuovo, diverso dal solito, gli era penetrato nelle narici: il suo accusatore non era solo questa volta, si era fatto accompagnare da una donna.
-T-PO 11403, proruppe la bassa voce dell'accusatore, dove eri la sera del 2 febbraio 2004?
La stessa domanda di tutti gli inizi di interrogatorio; la stessa da settimane, o da mesi, o da anni.
-Sappiamo che tu guidavi la Mercedes quella sera, ammettilo una buona volta. Dicci chi era la terza persona nella macchina.
"Inspira a fondo, si disse, espira lentamente. Non girare la testa. Adesso deglutisci con calma. Non dargli modo di pensare che hai sete, che hai paura."
-T-PO 11403, la voce femminile era metallica, incisiva; la donna che era insieme a voi due ha ceduto e collabora, ma non conosceva il terzo uomo. Il nome devi dircelo tu.
Sentì che aveva bisogno di orinare.
"Orina con calma sul posto, si disse. Non ti devi curare di quello che penseranno."
Era stato allenato a pisciarsi seduto nei pantaloni, ma adesso era tutto diventato difficile.
"Devo concentrarmi solamente sulla mia vescica e sul mio pene, pensò; devo riuscire a spremere fuori l'orina senza troppa fatica."
Agì con studiata energia sui muscoli del ventre e delle natiche. Sentì forti bruciori nel condotto urinario all'interno del pene. Si aiutò respirando più in fretta e avvertì finalmente la pressione dell'urina arrivare a livello del glande, ma quegli ultimi millimetri sembravano invalicabili. Mise in azione tutti i muscoli ventrali e dorsali che gli avevano insegnato a riconoscere e a stimolare spingendo con la massima forza che poteva. Sentì il getto dell'urina prorompere, ma si accorse di avere contemporaneamente defecato con abbondanza.
Un attimo dopo udì la donna balzare in piedi.
-Il bastardo ci ha risposto a modo suo, gridò infuriata.
-Ti pentirai di averlo fatto, figlio di puttana, disse l'accusatore con rabbia.
L'uomo in catene sentì di nuovo l'aria compressa defluire spinta dai pistoni e lo scatto dei congegni di chiusura, poi soltanto il suo respiro un po' affannoso.
"Non devi aprire bocca per parlare nemmeno quando sei sicuro di essere solo", pensò.
"Conta da uno a mille, lentamente, sillabando ogni numero; poi da mille torna indietro fino a uno. Dunque: u-no...du-e...tre...quat-tro..."
Al numero quat-tro-cen-to-ses-san-ta-se-i la serratura scattò.
*
Lo trascinavano di peso, reggendolo sotto le ascelle, lungo un corridoio. I passi dei due trasportatori rimbombavano come sotto il soffitto basso di una galleria.
Lo scatto di una serratura. I due trasportatori lo fecero inginocchiare e lo spinsero verso il basso in modo che sedesse sui propri talloni. Collegarono la catena che aveva intorno alla vita a un'altra catena, fissata a terra. Ci fu lo scatto di un lucchetto.
Una terza persona era entrata nel frattempo. Doveva trasportare qualcosa di pesante e di metallico. Il cuore del prigioniero batteva violentemente. Qualcuno alle sue spalle gli appoggiò un avambraccio sulla schiena spingendolo in avanti mentre con una mano lo afferrava all'altezza della fronte tirandogli indietro la testa con violenza.
Un altro gli strinse con due dita fortissime il naso, serrandogli le narici in una morsa. Non mollava la presa e per respirare il prigioniero fu costretto a spalancare la bocca. Un attimo dopo sentì qualcosa di duro e sgradevole penetrargli a fondo nel cavo orale tra lingua e palato, una specie di grosso tappo di sughero, che venne immediatamente bloccato da un nastro di tela gommata tirato stretto dalla bocca alla nuca, e passato tutto intorno più di una volta in modo che mandibola e collo diventassero un unico pezzo. Il tappo doveva essere forato al centro perché ci stavano infilando dentro un tubo o un imbuto. Sentì il rumore di un motorino elettrico che si avviava.
Gli arrivò improvviso un getto gelido in gola.
Tossì, singhiozzò, si ingobbì, ricacciò in gola il catarro espettorato, e alla fine ingozzò fino all'ultima goccia l'orrido liquame.
I suoi tormentatori si allontanarono lasciandogli in bocca l'intera apparecchiatura. Adesso gli rimaneva solo da attendere gli spasimi della morte.
I primi dolori lo afferrarono allo stomaco: un pugno violentissimo all'altezza del piloro.
Il morso di un cane feroce gli dilaniò l'intestino. Sentì che le budella gli si gonfiavano come vesciche.
"Adesso scoppio", pensò.
Un grosso peso prese a correre su e giù dentro i suoi intestini: una grossa biglia infuocata rimbalzava sulle martoriate pareti intestinali andando verso l'uscita, per poi tornare con violenza indietro.
Emise un lungo gemito gutturale quando la biglia varcò i limiti dell'orifizio anale.
Rimbombò come un tuono: un'enorme scarica di diarrea. Il prigioniero avvertì il calore del proprio liquido organico salirgli fino alle ascelle.
Urlò senza ritegno, e svenne.

16 commenti:

  1. "prosa prolissa, brutta e quasi abominavole"...
    oibò, e chi è il pervertito che pensa una cosa simile?!

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  2. Si firma "cavaliere errante". Lo puoi trovare, se hai voglia di espiare colpe occulte, nel blog di Sabby "Le amiche del sabato". Per seguire tutto lo scontro e farti un'idea precisa, leggi il post "Un tempo per noi" del 17 gennaio.
    Spero che alla fine ti sarai divertito.

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  3. mi fai pubblicità!!!???
    questo racconto è molto forte e il tuo modo di descrivere rende molto!

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  4. **Sabby- Se incontro un blog bello, con post intelligenti come il tuo, come quello di Silvia, come pochi altri, io ne parlo ai miei amici.
    A proposito di modo di "descrivere", come dici tu, sei mai andata da Nik?
    Clicca su Zio Scriba, al primo commento di questo post, e non ti lasciare impressionare dal primo impatto: è un fior di scrittore, geniale addirittura.
    Buon incontro.

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  5. Caro @Vincenzo, sì, mi firmo "Cavaliere Errante" e quello che Tu definisci "scontro", era in realtà un tuo agguato premeditato, da cui comunque non mi sembra che Tu sia uscito incolume !
    Dei tuoi scritti, ho semplicemente detto che non mi piacevano, mi annoiavano, è una colpa ?
    Non ho mai scritto che la tua prosa sia 'abominevole', e perchè mai avrei dovuto farlo ?
    Tu sei voluto entrare per fare il prepotente ed il gradasso, e mi sembra di averti dato - con educazione peraltro ! - esattamente quello che, con il tuo intervento "volutamente scorretto" ti eri meritato !
    Ti avevo dato anche un appuntamento a Roma, e continuo a dartelo "quando vuoi e dove vuoi", in qualunque occasione, per dimostrarti cosa sia la correttezza e la lealtà, e cosa invece la maleducazione, la premeditazione e la slealtà !
    A tua disposizione !
    Cavaliere Errante

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  6. **Gescheiterte umherirrende Ritter-
    Io ospito tutti quelli che vengono a commentare sul mio blog, anche chi, come te, tenta un impossibile ed improponibile aggancio.
    Non ho nulla da dirti, nulla da chiederti, nulla da aggiungere a quanto -con "prepotenza da gradasso ed estrema scorretta ineducazione"- ho già scritto con abbondanza di particolari.
    Non c'è nulla che tu possa insegnarmi, nulla.
    Non ci incontreremo a Roma né altrove per mia scelta. Te l'ho già scritto in chiaro: le mie amicizie e soprattutto le mie inimicizie le scelgo da solo.
    Buon viaggio, gescheiterte umherirrende Ritter.

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  7. Bene, @Vincenzo !
    Le tue amicizie te le scegli da solo, e questo lo condivido sinceramente, sulle inimicizie invece, specie quelle che Tu e solo Tu hai voluto creare "per fare il gradasso", o il "pistolero da saloon", come ti ha deprecato la tua stessa interlocutrice ( alla cui onestà intellettuale mi inchino, mentre Tu le hai dato dell' afgana ! ), la penso un tantino diversamente da te : a me, piace guardare gli interlocutori negli occhi ed ascoltarli attentamente, nemici o amici che siano, come dimostra la mia stessa intera vita, poichè da ognuno, nemico o nemico che sia stato, "ho sempre imparato qualcosa di importante" !
    Vedi @Vincè, "le parole volano, gli scritti rimangono", e se @Sabby non cancellerà il suo Post, "chiunque potrà farsi un giudizio sull' accaduto", accaduto poi semplicemente perchè Tu volevi dimostrare cosa sapesse fare, in trasferta, un "kater ..." !
    Vorrei inoltre, se me lo consenti, rispondere a @Zio Scriba .
    Caro @Zio Scriba, Tu, pur indotto dalle bugie pietose di @Vincenzo, hai scritto che chi trovi "prolissa, brutta, quasi abominevole" ( parole che non ho mai scritto, avendo semplicemente scritto che era prolissa e mi annoiava ! ), hai detto che chi la pensi così sia "un pervertito", e cioè - se la lingua italiana ha ancora un senso - "un corrotto, un depravato, un degenerato" !
    Ti assicuro che non sono questa Persona : lo dimostrano alla luce del sle la mia vita reale, i valori ideali in cui credo, i 12 blog che seguo con soddisfazione reciproca da parte dei bloggers che li scrivono e dei lori commentatori che sento amici reali !
    Semplicemente, sono una Persona cui non piace come scrive @vincenzo, tutto qui !
    Cavaliere Errante

    Ps. Errante = colui che vaga, che va in giro per scelta o indotto, ma anche colui che sbaglia, poichè nessuno di noi, tantomeno io, ha in tasca verità apodittiche .

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  8. **Gescheiterte humerirrende Ritter.
    La tua pervicacia nel volere l'ultima parola rivela il tuo animo nobile, e poi il gradasso e saputone sarei io.
    Ti attacchi a ciò che trovi qua e là senza poter e sapere approfondire le ragioni per cui Silvia, ad esempio, usa l'espressione kater, diminutivo di katerpiller.
    Io non ho dato dell'afgana a Silvia, ma tu convinto della tua sovranità ti permetti di mettermi sulla punta della penna un concetto che non mi appartiene.
    Scegli proprio bene con Zio Scriba, e spero che colga l'occasione per risponderti.
    E adesso controcommenta, ma qualunque bestialità tu dica non replicherò. Non permetterò che questo mio blog diventi sede di litigi e dibattiti inconcludenti.

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  9. Caro amico Enzo, non volermene, ma mi hai beccato in un periodo pacifista... Nel senso che mi piacerebbe tanto scoprire che il vostro diverbio in fondo è nato solo per dei malintesi, e per il brutto carattere che sempre contraddistingue noi persone non banali... Mi piacerebbe, anche se so che è difficile e che la situazione fra voi è compromessa, tornare qui e scoprirvi d'un tratto amici, come lo siamo diventati noi dopo le prime scintille di quel giorno famoso...
    Al Cavaliere Errante, che non conoscevo e che quindi non potevo voler offendere, se non per naturale istinto di solidarietà e soccorso a qualcuno che stimo sia come persona che come Autore, voglio solo dire che il "pervertito" era solo una battuta, e oltretutto una battuta che, essendo io un artista mezzo matto (cioè, appunto, un "pervertito" per la maggior parte degli uomini normali e comuni) utilizzava un termine che io considero, quasi, un complimento...

    detto questo, chiedo anch'io a entrambi il permesso di non replicare più su questo incidente, perché se la guerra diventa davvero una guerra troverei ingiusto e imbarazzante esservi coinvolto sia come alleato sia come (del tutto inadeguato) giudice. Per dirla in altro modo, che io ritengo molto onesto e coraggioso (anche se magari mi sbaglio): anche se, e dico anche se, Enzo avesse torto, io mi considero troppo amico suo per andargli contro in diatribe di questo tipo che non mi riguardano. Credo si chiami "conflitto d'interessi", e io mi ritengo abbastanza galantuomo da riconoscerlo e autodenunciarlo... Insomma, sarei chiaramente un giudice da RICUSARE.
    Scusate se l'esposizione è stata un poco incasinata, ma è un periodo in cui lavoro a 3-4 cose contemporaneamente ogni giorno domenica compresa, ma spero di essere stato Giusto con entrambi...
    Buona domenica!

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  10. **Nik. Grazie, amico mio.
    Ho capito che sei maledettamente in gamba e che io ho sbagliato a lasciarmi trascinare in una storia che non poteva mai finire bene.
    La tua posizione è la migliore, la più pacata e sinceramente te la invidio.
    Temo, però, che questa storia non finirà come con te, perché io e te abbiamo troppe affinità elettive e non.
    Mancano col "gescheiterte umherirrende Ritter", mancano del tutto.
    Ciao., buona serata.

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  11. **Silvia.
    Ich bin natürlich der schleschte Mann.

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  12. Scusami @Zio Scriba, se hai colto un tono serioso nelle mie parole . Volevo soltanto spiegarti che non sono la Persona descritta in questo Blog, tutto qui !
    A @Vincè, la facciamo finita ?
    E l' ultima parola, la vogliamo dire "insieme" davanti ad un bel bicchiere di vino rosso "guardandoci negli occhi" senza barare ?
    Non ti interessa ?
    E va bene, se non ti interessa questo modo civile di confrontarci, allora lascio a te "l' ultima parola" !
    Una preghiera ???
    Sì, ce l' ho : lasciamo da parte i tuoi ed i miei Amici, hanno già tanto da fare ed a cui pensare, senza che noi gli si vada a rompere le balle con le nostre improbabili diatribe !
    Cavaliere Errante

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  13. Che strano, cavaliere: alle 22,56 mi proponi un patto di non aggressione, quando alle 22,42 -nel commento sul post di Silvia- rincari la dose andandole a ricordare la storia del bhurka.
    Lo trovo un tantino ambiguo, non ti pare?
    Detto tra noi non hai capito il senso di quel bhurka. Non le stavo dando della afgana -che hanno le afgane di schifoso?- né tanto meno della talebana -forse era questo che volevi intendere- ma volevo soltanto dirle non tenere la testa sotto la sabbia. Non lo usa più nessuno e mi è piaciuta quella del bhurka, tutto qui.
    Vuoi veramente farla finita?
    Con sincerità?
    Allora comincia tu, perché sei stato tu il primo a far vedere le pistole.
    Puoi entrare ed uscire dal mio blog quando vuoi, se lo fai in modo civile. Puoi tentare di sovrapporti al blogger -anche se non lo si fa per correttezza- ma senza cercare di farlo apparire un mentecatto. Io penso che quando vai a trovare qualche persona che non sia proprio un amico di bisbocciate tu te ne stia calmo e non cerchi di fargli fare la figura dello stronzo davanti ai suoi ospiti. Sono convinto che ti ritroveresti fuori della porta dopo un paio di minuti.
    Anche qui è possibile. Ti qualifico spam e tutte le volte che commenti ti blocca.
    Ma io non lo faccio e non lo farò mai.
    Resta a te la scelta, visto che arrivi tu questa mattina col ramoscello di ulivo.
    Non capito tutte le mattine a Roma, ma potrei anche andarci quest'anno.
    Ti avvertirò quando questo avverrá e sentiremo che vino bevi di solito.
    Quanto a guardarsi negli occhi sta tranquillo: quelli della mia generazione lo facevano con amici e con nemici, addirittura con gente che nemmeno avevano mai visto. È una forma mentis guardare negli occhi di chi ti parla.
    Se così fosse veramente, se questo è quello che vuoi, allora considera obsoleto il mio commento di questa mattina delle ore 10,25 sul blog di Silvia.
    Iacoponi

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  14. @Vincè, ci dobbiamo guardare negli occhi, e lo possiamo fare soltanto a Roma, che è la città di entrambi .
    Parlandoci a quattr' occhi, e spiegandoci, come ripeto, "senza barare", ci potremo capire assai meglio, non ostanti le nostre diversità per sentimento politico . Quelle, di fronte ai valori reali che Tu ed io abbiamo dentro, passano in second' ordine !
    Io non porto nessun ramoscello d' ulivo, nè sono solito aggredire nessuno, tanto meno a casa sua . Se lo feci con te, lo feci per reazione, ma questo più che con i tasti del PC ce lo potremmo spiegare meglio a voce .
    Per cui, fammi sapere, appena puoi, quando capiterai a Roma, e riserviamoci almeno tre ore per stare insieme e capirci, e per mangiare e bere qualcosa di buono !
    O.K. ?

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